Cagliari in coro con “Non poto reposare” chiude la manifestazione Spettacolo Aperto. A sa prossima!
Troverete bellissimi servizi informativi (testi-video-foto) nel sito web e nella pagina fb di Studium Canticum – organizzatori della Manifestazione Spettacolo Aperto – nonchè in numerosisime pagine fb dei cantori e degli estimatori (la foto qui sotto è di Giacomo Meloni). Grazie e a sa prossima!
Poichè la composizione “Non poto reposare” è stata la colonna sonora dell’intera manifestazione, eseguita da molti cori sardi e no, pensiamo di fare cosa utile e gradita riproponendone il testo integrale, in lingua sarda e con traduzione italiana, riportando anche alcune interessanti informazioni (tratte da internet) sugli autori e sulla storia della composizione poetica e musicale.
A DIOSA (nota come NON POTHO REPOSARE), colonna sonora della manifestazione Spettacolo Aperto - segue -
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La poesia «A Diosa», meglio conosciuta con il suo primo verso «Non potho reposare», è opera di Salvatore Sini, noto come Badore Sini, avvocato affermatosi come scrittore e soprattutto come poeta. Viene musicata da Giuseppe Rachel, direttore della banda musicale di Nuoro. La poesia musicata è ancora oggi una delle esecuzioni immancabili nelle esibizioni di tutti i cori polifonici sardi.
Salvatore Sini
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Non potho reposare (A diosa)
Non potho reposare amore e coro
pensende a tie soe donzi momentu.
No istes in tristura prenda e oro
né in dispiacere o pessamentu.
T’assicuro ch’a tie solu bramo,
ca t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.
(Non posso riposare, amore e cuore,
sto pensando a te ogni momento.
Non essere triste gioiello d’oro,
né in dispiacere o in pensiero.
Ti assicuro che bramo solo te,
che t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.)
Amore meu prenda de istimare
s’affettu meu a tie solu est dau;
s’are iuttu sas alas a bolare,
milli bortas a s’ora ippo bolau;
pro benner nessi pro ti saludare,
s’attera cosa non a t’abbissare.
(Amore mio, gioiello da stimare,
il mio affetto a te solo e’ dato;
se avessi avuto le ali per volare,
mille volte all’ora avrei volato;
per venire almeno a salutarti,
o solamente per vederti.)
Si m’esseret possibile d’anghelu
d’ispiritu invisibile piccabo
sas formas; che furabo dae chelu
su sole e sos isteddos e formabo
unu mundu bellissimu pro tene,
pro poder dispensare cada bene.
(Se mi fosse possibile d’angelo
di spirito invisibile prenderei
le forme; ruberei dal cielo
il sole e le stelle e formerei
un mondo bellissimo per te,
per poter dispensare ogni bene.)
Amore meu, rosa profumada,
amore meu, gravellu oletzante,
amore, coro, immagine adorada,
amore coro, so ispasimante,
amore, ses su sole relughente,
ch’ispuntat su manzanu in oriente.
(Amore mio, rosa profumata,
amore mio, garofano olezzante,
amore, cuore, immagine adorata,
amore cuore, sto spasimando,
amore sei il sole lucente,
che sorge al mattino ad oriente.)
Ses su sole ch’illuminat a mie,
chi m’esaltat su coro ei sa mente;
lizu vroridu, candidu che nie,
semper in coro meu ses presente.
Amore meu, amore meu, amore,
vive senz’amargura nen dolore.
(Sei il sole che m’illumina,
che mi esalta nel cuore e nella mente,
giglio fiorito,candido come la neve,
sei sempre nel mio cuore.
amore mio, amor mio,amore
che tu viva senza amarezza né dolore.)
Si sa luche d’isteddos e de sole,
si su bene chi v’est in s’universu
hare pothiu piccare in-d’una mole
commente palombaru m’ippo immersu
in fundu de su mare e regalare
a tie vida, sole, terra e mare.
(Sei la luce delle stelle e del sole,
sei il bene che c’é nell’universo
avrei potuto appendermi ad una roccia
come un palombaro immergermi
in fondo al mare e regalarti
la vita, il sole, la terra, il mare.)
Unu ritrattu s’essere pintore
un’istatua ‘e marmu ti faghia
s’essere istadu eccellente iscultore
ma cun dolore naro “no nd’ischia”.
Ma non balet a nudda marmu e tela
in confrontu a s’amore, d’oro vela.
(Se fossi pittore un ritratto,
se fossi scultore una statua avrei fatto per te,
se fossi stato scultore eccellente…
ma con dolore dico non lo so fare.
ma non valgono nulla marmo e tela,
in confronto all’amore vela d’oro.)
Ti cherio abbratzare ego et vasare
pro ti versare s’anima in su coro,
ma dae lontanu ti deppo adorare.
Pessande chi m’istimmas mi ristoro,
chi de sa vida nostra tela e trammas
han sa matessi sorte pritte m’amas.
(Ti vorrei abbracciare e baciare,
per riversarti la mia anima nel cuore,
invece devo adorarti da lontano.
Pensando che tieni a me io mi rinfranco,
che nella nostra vita ,
tela e trame han origine dal tuo amarmi.)
Sa bellesa ‘e tramontos, de manzanu
s’alba, s’aurora, su sole lughente,
sos profumos, sos cantos de veranu
sos zefiros, sa bretza relughente
de su mare, s’azurru de su chelu,
sas menzus cosa do, a tie anzelu.
(La bellezza dei tramonti,
al mattino l’alba e l’aurora, il sole lucente,
i profumi, i suoni della primavera,
i venti, la brezza scintillante del mare,
l’azzurro del cielo,
ogni miglior cosa dono a te, angelo.)
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Da La Nuova Sardegna ARCHIVIO
«Non poto reposare è stata scritta a Tempio»
12 settembre 2010 — pagina 06 sezione: Olbia
TEMPIO. E’ il canto etnico negli ultimi tempi più conosciuto e diffuso della Sardegna, trattato in tutti i toni e i tutte le versioni: «Non poto reposare, amore e coro, a tie so pensede onzi momentu». Passa sommariamente per autenticità sardo-barbaricina. Ma, per quanto riguarda la musica, com’è facile arguire dal nome del suo autore tutt’altro che sardo, è di matrice classica. L’autore infatti è Giuseppe Rachel. Questi avrebbe scritto, con i tempi del valzer lento, la musica a Tempio dove era approdato come impiegato della pubblica amministrazione. Approdato poi, sempre per avverse vicende, a Nuoro e immergendosi nella vita culturale della «Atene Sarda», l’avrebbe adattato la musica ai versi dell’avvocato Giuseppe Sini di Sarule. Questa versione dei fatti circolerebbe fra gli amatori del variegato mondo della musica popolare da diverso tempo, ma senza troppa convinzione.
Ad approfondire la questione è Gennaro Landriscina-Lai, medico con una lunga carriera di oncologo presso le strutture sanitarie pubbliche a Nuoro ma tempiese di origine e di mai interrotta frequentazione, fine conoscitore delle vicende storiche della città. E’ questi che ricostruisce l’origine di matrice classica e quindi l’evoluzione sarda del diffusissimo «Non poto reposare».
Riferisce il dottor Landriscina, partendo da vicende tempiesi dei primi decenni del’900. «Il teatro del Carmine fu inaugurato il 29 luglio 1929. In questa occasione il tenore Maurizio Carta, di Mogoro, cantò “Adiosa”, meglio nota col titolo “Non poto reposare”, musicato nel 1915 dal maestro di musica della città di Nuoro Giuseppe Rachel (1857-1938) sui versi dell’avvocato Salvatore Sini di Sarule. A mio parere si trattava di un ballabile – un valzer – composto dal maestro Giuseppe Rachel quando questi si trovava a Tempio, nei primi anni del 1900 come maestro di musica della banda cittadina e solo successivamente adattato ai versi dell’avvocato Sini di Sarule».
Ma chi era Giuseppe Rachel? «Questi – prosegue il dottor Landriscina – era giunto a Tempio nel 1895 con suo padre Giacomo, anch’egli provetto musicista, scappato da Parma a Cagliari nel 1834 per motivi politici. Giunsero in città per dirigere la banda musicale in occasione della festa patronale di San Paolo e soprattutto per la festa nazionale del XX Settembre. In quest’ultima occasione, in particolare, Giuseppe Rachel diresse un concerto bandistico su un palco di legno in piazza Gallura durante il quale quale fu suonato l’Inno a Roma musicato dal giovane musicista tempiese Francesco Murino, divenuto un anno dopo direttore di una banda musicale di New Orleans».
- Tonio Biosa
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Nelle foto Cagliari Piazzale Basilica di Bonaria, sabato 14 giugno 2014: aspettando il coro.
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