la tavolozza di Licia su Sant’Antoni ‘e su fogu
S.Antonio Abate, amico e protettore degli animali. Visse nel deserto della Tebaide (Egitto) in compagnia di animali tra cui il suo inseparabile maialino. E’ il patrono di Posada a cui è dedicata la parrocchiale.
Ah, dimenticavo… era vegetariano
Commento di Roberto Campo: il maialino ci contava
Licia Lisei: Già lo credo…
S.Antonio Abate è il nemico del demonio per antonomasia e come tale è ricordato nei canti religiosi popolari (S.Antonio abate è venerato soprattutto in Sardegna e nel meridione…).
Altri commenti. Notare il bastone con la campanella e il fuoco che sono suoi “attributi” iconografici… e naturalmente i diavoli che fuggono…
Roberto Campo. Nel celebre spettacolo sulla musica popolare italiana intitolato Bella Ciao e presentato a Spoleto nei primi anni ’60, la canzone su Sant’Antonio, lu nemice de lu dimonie, è abruzzese, anche se cantata da non abruzzesi.
Licia Lisei. L’ho sentita cantare da amici pugliesi… prendo atto dell’origine abruzzese della melodia e del testo !
Licia Lisei… Le tentazioni di S.Antonio di J. Bosch!
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CAGLIARI CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE
La chiesa, che si trova nell’antica strada detta della Costa (l’attuale Via Manno), apparteneva al complesso omonimo dell’antico Ospedale. Dalla fine del XVII secolo esso era stato assegnato agli Ospedalieri di S. Giovanni di Dio, ai quali forse si deve l’attuale impianto della chiesa, che era in costruzione nel 1704, e che fu consacrata nel 1723 dal Vescovo Sellent, come risulta da una piccola lapide murata nel suo ingresso. Il prospetto riprende le formule del barocco tardo. È risolto in una quinta muraria, che maschera all’esterno la forma ottagonale dell’edificio. Vi risaltano lievemente larghe incorniciature e riquadri appena incavati, due per parte ai lati di una finestra, in cui si trovano ghirlande di fiori e frutta a rilievo. Nella parte alta una nicchia valviforme ospita la statua tardo cinquecentesca del santo titolare, attribuita allo scultore Scipione Aprile, nella consueta iconografia che lo vede portare il bastone e il fuoco. La nicchia è affiancata da due corpose volute e da cascate di melagrane che alludono all’ordine degli Ospedalieri. Il complesso sistema di pilastri e paraste di ordine composito che lo inquadra, includendo un grande stemma degli Ospedalieri e sostenendo altre due volute, con la sua concavità accentua il tono scenografico del prospetto. All’interno lo spazio accentrato dell’aula, che ha pianta ottagonale leggermente allungata, si apre in una cappella presbiteriale quadrangolare e in sei cappelle poco profonde disposte a raggiera, una per ogni lato dell’ottagono, tutte coperte da una volta a botte. Le alte paraste all’imboccatura delle cappelle, di ordine composito lisce e allungate, sottolineano il movimento ascensionale dello spazio accentrato, in sintonia con la modesta profondità delle cappelle. La decorazione attuale della cupola è opera del pittore Guglielmo Bilancioni (1886), sostituisce una ricca decorazione ad affresco con episodi, distrutti dall’umidità e asportati nel 1914, della vita di S. Antonio e con l’immagine della Madonna d’Itria.
Via Manno, 58
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