Eppur si muove! Le politiche per la giovane impresa… molto da migliorare!
Segnaliamo un interessante articolo di Enrico Lobina, consigliere comunale di Cagliari, sulle iniziative del Comune di Cagliari (come di altre Amministrazioni) per la creazione di nuova impresa (su Il fatto quotidiano, ripreso dal sito e dalla pagina fb di Enrico, nonchè da Aladinews). Non ci illudiamo che le nuove imprese costituiscano una decisiva risposta alla disoccupazione, specie giovanile, se non in una certa misura. Che non conosciamo, proprio perchè mancano le misurazione e valutazioni del fenomeno. Mancano o sono fortemente carenti perfino le misurazioni e valutazioni delle azioni positive fatte dalle Amministrazioni (regionale e locali) sostenute da importanti finanziamenti europei (si tratta di finanziamenti soprattutto del Fondo Sociale Europeo e del FESR, che prevedono cofinanziamenti statali e regionali). Le (poche) valutazioni comunque effettuate e la raccolta delle opinioni di quanti hanno fatto esperienza di creazione di nuova impresa sostenuta da finanzianti pubblici, sebbene frammentarie, mettono in rilievo le criticità e suggeriscono attività di correzione per quanto si deve fare in tempi successivi. Al riguardo, come detto, si fa ben poco e non si riesce allo stato a innescare virtuosi processi di miglioramento. Allora ci auguriamo e auspichiamo un’inversione di rotta, anche dando credito alle dichiarazioni fatte in argomento dal presidente Pigliaru e da suoi competenti assessori. Vogliamo però sottolineare come gli interventi di sostegno all’impresa vedano in campo numerosi soggetti pubblici, tutti tra loro allo stato scollegati, spesso incapaci di dare efficace attuazione alle misure previste dai citati programmi. Ci riferiamo sia alla Regione, sia alle altre Amministrazioni: Comuni, Camere di Commercio, Università… Tutti soggetti che fanno finta di collaborare e che invece nella realtà operano “a compartimenti stagni”. Non possiamo più permettercelo. Noi di Aladin ne parliamo da quando esistiamo. Come prova riportiamo un intervento del 3 febbraio 2013, che dava saggi consigli al Comune di Cagliari e alle altre Amministrazioni, in gran parte finora del tutto ignorati e che crediamo tuttora validi e da proporre. Dunque: monitoriamo, facciamo proposte e pungoliamo. Sono le sole attività che, allo stato, possiamo fare, come facciamo e faremo (f.m. Aladinews).
Cagliari, contributi ‘de minimis’ a nuove imprese. E dopo?
di Enrico Lobina | 11 aprile 2014 su Il fatto quotidiano
Da più di dieci anni il Comune di Cagliari finanzia con contributi a fondo perduto, cosiddetti “de minimis”, la costituzione di nuove imprese. “De minimis” significa che si utilizza una procedura per cui l’Unione Europea, riconoscendo la limitatezza del contributo, non accusa lo stato di violare le regole sugli aiuti di stato e, quindi, non procede ad alcuna procedura di infrazione.
Dal 2002 ad oggi sono stati investiti più di 10 milioni di euro. Non sono chiari i risultati. Un comune confinante, Quartu S. Elena, ha svolto una valutazione scientificamente fondata sulle reali ricadute dei contributi, e sulla loro utilità.
Alcuni dati sul comune di Cagliari, tuttavia, parlano da soli.
Su 349 contratti stipulati, 154 non hanno sicuramente prodotto gli effetti sperati. Tra contratti annullati, revoche e rinunce, siamo al 44 per cento dei contratti complessivamente stipulati. I fondi o non sono sati spesi o sono stati spesi male.
Non esiste una valutazione degli effetti di queste ingenti cifre. Durante i colloqui informali con i funzionari ed i dirigenti che hanno seguito i bandi prevale lo scetticismo. Non si sa se e quanti posti di lavoro siano stati creati e se, ad esempio, vi è stato il cosiddetto “effetto spiazzamento” (quello per cui un’impresa prevale sull’altra solamente perché ha usufruito di un finanziamento pubblico). Non si sa in quali settori si è intervenuto, anche se sappiamo che prevalgono settori a basso contenuto innovativo. Soldi pubblici per una pizzeria, una gelateria o un’attività simile, insomma.
Si condividono le preoccupazioni espresse dallo studio già citato: “In generale, queste analisi suggeriscono che l’efficacia delle politiche dipende anche dalla capacità del policy maker di effettuare scelte di intervento mirate, che definiscano con chiarezza il tipo di “malattia” sociale che si intende curare, la “medicina” e i “pazienti da sottoporre alle cure”. L’indeterminatezza iniziale può creare problemi nell’implementazione della politica poiché lascia spazio a interpretazioni e azioni non sempre coerenti con gli obiettivi di partenza posti con esiti non ottimali. Inoltre, l’indeterminatezza e la vaghezza degli obiettivi rende sempre una politica poco valutabile” (Censloc, Politiche per lo sviluppo locale – La valutazione degli effetti degli aiuti “De Minimis” nel Comune di Quartu S. Elena, Cagliari 2012, p. 120).
Da qualche settimana è stata presentata la graduatoria per il bando “De minimis” ultimo. Le domande sono state tantissime e la ragione sta nella crisi che fa diventare tutti possibili imprenditori di se stessi, non nella volontà di aprirsi un’azienda. Si è proceduto ad una specificazione maggiore dei settori produttivi ammessi ai quali riconoscere il massimo del punteggio, ed anche in altri aspetti il bando è migliorato, anche se in modo parziale.
Cosa succederà ora? Moltissimi operatori segnalano una fortissima difficoltà ad ottenere la fidejussione bancaria. Il rischio è una ecatombe di rinunce ancor prima di cominciare.
In generale, sono necessarie serie politiche valutative. Non possiamo, in ogni comune, investire decine di milioni di euro in iniziative che, se ben calibrate, avrebbero potuto creare un risultato occupazionale doppio o triplo.
È necessaria, inoltre, una forte attività di accompagnamento. Vi è sia una totale incapacità di gestire una impresa da parte di tanti tra coloro che presentano le domande, sia il mito dell’imprenditore “che ci sa fare”, quello che frega un po’ tutti e raccimola denaro in poco tempo.
In tantissimi bandi, sia “de minimis” che di microcredito, è necessaria l’attività di accompagnamento, soprattutto nella fase precedente l’erogazione del finanziamento. Questa attività è tanto necessaria quanto carente. Da questo punto di vista, le esperienze virtuose di realtà come Banca Etica, ancora piccola ma in via di forte espansione, devono essere massimamente valorizzate.
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