Quando i cittadini fanno le sentinelle della democrazia

4 mori fondazione sardinia- La legge-truffa elettorale regionale al vaglio del Tar
10 Aprile 2014. Red su Democraziaoggi
- Il 2 luglio l’udienza pubblica del Tar


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10 Aprile 2014
Red su Democraziaoggi
Come annunciato, oggi 25 elettori ed elettrici democratici della Sardegna, rappresentati dagli avvocati Andrea e Paolo Pubusa, hanno depositato al Tar Sardegna un ricorso col quale impugnano l’atto di proclamazione degli eletti effettuato il 13 marzo scorso dalla Corte d’appello di Cagliari.

I ricorrenti sono persone note del mondo culturale regionale: fra gli altri, Marco Ligas, direttore de Manifesto sardo (v. un ottimo articolo sulla democrazia nell’ultimo numero), Antonello Murgia, responsabile dell’Anpi di Cagliari, Franco Tronci. Antioco Floris e Francesco Bertolino dell’Ateneo cagliaritano, Gianni Marilotti scrittore (vincitore del premio Calvino), Laura Moro, consigliera di parità per la Sardegna, e un folto gruppo di docenti delle scuole superiori, impegnati nel mondo della cultura e dell’associazionismo. Adesioni sono pervenute anche da Sassari. Si prevede poi un intervento ad adiuvandum in corso di causa.

Si avvia, con il deposito odierno del ricorso, l’iter processuale che, nell’intendimento dei proponenti, dovrebbe portare la legge elettorale all’esame della Corte Costituzionale.

Quali censure muovono questi cittadini e cosa chiedono al Giudice amministrativo?

Prima questione: la violazione della parità uomo-donna.
In nessun paese neppure del terzo mondo esistono assemblee elettive dove su 60 componenti vengono elette solo 4 donne, mentre le elettrici sono – com’è noto – almeno la metà degli aventi diritto al voto. Le donne sarde non possono subire senza reagire questa offesa alla loro dignità. La democrazia sarda non può tollerare questo vulnus, che può essere scongiurato solo con una rappresentanza in Consiglio regionale più o meno paritaria fra uomini e donne. Si impugna quindi l’atto di proclamazione degli eletti e si solleva la questione di legittimità costituzionale dell’art. 9 della legge elettorale sarda, nella parte in cui non prevede la possibilità per l’elettore o elettrice di dare due preferenze, la seconda delle quali a candidato/a di genere diverso da quello/a cui ha dato la prima preferenza. Si viola l’art. 1, 3. 49, 52 e 117, comma 7, Cost, nonché l’art. 16 St. sardo, che prevedono il principio di eguaglianza e impongono azioni legislative positive per superare la storica diseguaglianza uomo/donna negli uffici pubblici.
Se la Corte costituzionale accoglierà questo rilievo, il Tar dovrà annullare le elezioni del 16 febbraio e si dovrà andare a nuove elezioni.

Premio di maggioranza

La seconda censura riguarda il premio di maggioranza. E’ eccessivo e privo di ragionevolezza assegnare al candidato presidente più votato, che ha il 40% dei voti il 60% dei seggi, e a quello che ha il 25% il 55% dei seggi. Questo premio di maggioranza viola il carattere uguale del voto in uscita, ossia nel momento dell’assegnazione dei seggi in violazione dell’art. 48 Cost. e 16 St. sardo.

Impugnazione delle soglie di sbarramento

E’ illegittimo poi lo sbarramento al 10% e al 5% o quantomeno il primo. Questa soglia è volta ad assicurare ai partiti maggiori il monopolio del governo e dell’opposizione. Una conventio ad excludendum per legge nei riguardi delle liste minori non allineate e coperte, che viola il carattere democratico dell’ordinamento. Si può ritenere un valore (nell’ambito della ragionevolezza) la governabilità, ma non la limitazione dell’opposizione alle forze coalizzate col candidato presidente secondo classificato. Gli effetti distorsivi del premio di maggioranza e della soglia di sbarramento hanno reso possibile l’attribuzione di seggi a liste con meno dell’1% dei voti, mentre nessun seggio è stato assegnato a liste o coalizioni o candidati che hanno riportato percentuali più alte e molte migliaia di voti. Sono stati vanificati i 120.000 voti a favore della Murgia e di Pili.
Se la Corte accoglie questi due rilievi, riformula la legge elettorale sarda in senso proporzionale e il Tar dovrà rimodellare il Consiglio, grosso modo, in proporzione ai voti presi dalle diverse liste. Entreranno in Consiglio le liste di Murgia e di Pili ora escluse.

Rappresentanza territoriale

Viene portata all’attenzione del giudice amministrativo e della Corte costituzionale anche la violazione della rappresentanza dei territori, che è anch’esso un vulnus del principio di uguaglianza del voto. Olbia e il Medio-Campidano hanno avuto meno seggi di quanti la stessa legge elettorale sarda (art. 3) ne prevede in ragione del numero degli elettori delle diverse circoscrizioni.

No alle adesioni fittizie a liste per escludere la raccolta delle firme.

Infine, bando alle furbate che consentono di esentare dalla raccolta delle firme le liste che non hanno mai eletto consiglieri regionali. Ugo Cappellacci – come si ricorderà – pur rimanendo leader di Forza Italia, il 4 gennaio ha aderito al Movimento zona Franca per consentirgli la partecipazione alle elezioni senza raccogliere firme. Ciò è stato possibile grazie all’art. 21 della legge-truffa, che viola il principio di eguaglianza (art. 3 Cost.).

Quali i tempi del processo?

Ora il Presidente del Tar fisserà l’udienza prima dell’estate. In quella udienza se il Tar riterrà le questioni di legittimità costituzionale rilevanti e non manifestamente infondate (è sufficiente il dubbio sulla legittimità costituzionale), rinvierà gli atti processuali alla Corte Costituzionale. In questo caso fra un anno si avrà il verdetto. Se la Consulta accoglierà i rilievi, avremo una legge elettorale regionale civile e normale, dove si eleggeranno molte donne e i consiglieri rappresenteranno elettori sardi che li hanno scelti, come si fa nelle democrazie. Non ci saranno consiglieri abusivi, che non rappresentano nessuno.
Questo almeno è l’auspicio di chi ha presentato il ricorso: fare in modo che i sardi siano uguali nel voto e che in Sardegna sia restaurata la democrazia.
Questo risultato può ovviamente essere ottenuto (e sarebbe la soluzione ideale) con l’approvazione di una nuova legge elettorale. I ricorrenti auspicano che il Presidente Pigliaru presenti al più presto un disegno di legge in questo senso.

Precedenti: legge elettorale Lombardia

C’è un precedente importante. Sono state impugnate le ultime elezioni della Lombardia, svoltesi con una legge elettorale molto simile a quella sarda, e il Tar Lombardia con ordinanza n. 2261/2012, ha rimesso gli atti alla Consulta, che dovrebbe decidere prima dell’estate. Il ricorso contro la legge elettorale sarda riprende molte argomentazioni contenute nell’ordinanza del Tar Lombardia. E’ dunque molto probabile che il Tar Sardegna analogamente rimetta la legge elettorale sarda al vaglio di costituzionalità della Consulta.

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Ultim’ora: il 2 luglio la legge truffa al giudizio del Tar
12 Aprile 2014
Red su Democraziaoggi

Il Presidente del Tar Sardegna ha fissato per il 2 luglio l’udienza pubblica per vagliare la richiesta avanzata ieri da 25 cittadini democratici sulla illegittimità costituzionale della legge truffa elettorale regionale. Nel frattempo si sono aggiunti altri due ricorsi di 17 elettori sardi e l’udienza pubblica dovrebbe svolgersi lo stesso giorno davanti ai giudici di Piazza del Carmine.
In quella sede il Tar non dovrà esprimere giudizi di legittimità costituzionale, che spettano alla Consulta. Dovrà, più limitatamente, dire se le questioni sollevate dai ricorrenti siano rilevanti nel giudizio e non manifestamente infondate dal punto du vista costituzionale. Basta, dunque, il dubbio d’incostituzionalità perché scatti nei giudici del Tar l’obbligo di sospendere il giudizio e trasmettere gli atti alla Consulta per il giudizio di legittimità costituzionale. Il Tar poi riprenderà il giudizio dopo la sentenza del giudice delle leggi. E deciderà sulla sorte del Consiglio regionale alla luce della sentenza della Consulta. Il ventaglio delle possibilità va dall’annullamento delle elezioni del 16 febbraio alla correzione in modo proporzionale del risultato elettorale. Il Consiglio rimarrà indenne da modifiche solo se la Corte rigetterà tutte le questioni di costituzionalità sollevate dai ricorrenti. Questo giudizio avverrà realisticamente entro un anno. Ne sapremo però di più prima. Entro giugno, infatti, la Corte costituzionale dovrebbe decidere un analogo ricorso proposto contro la legge regionale Lombardia. Quello sarà un precedente illuminante per la sorte della legge sarda.

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