la lampada di Licia
Michelangelo Merisi (Il Caravaggio, “La morte della Vergine”, ovvero, la “dormitio o transito di Maria” . L’opera, dipinta per L. Cherubini per la sua cappella funebre in S.Maria della Scala a Roma, è del 1604. E’ questo il momento di maggior celebrità del Caravaggio. Nel 1607 viene però rimossa e venduta a P.P.Rubens per conto dei Gonzaga di Mantova, a deciderlo fu il rettore della Chiesa, forse in seguito ai gravi fatti in cui il Caravaggio fu coinvolto. La vicenda si rifà ai vangeli apocrifi, secondo i quali, il corpo incorrotto di Maria sarebbe stato trasportato in cielo dagli angeli. Il Caravaggio rappresenta la scena nella povera casa di Maria: una tenda che prima la separava dagli apostoli in attesa, viene spostata da uno di essi e mostra una giovane seduta in lacrime, forse Maddalena, accanto ad un catino di rame e alcune pezzuole, con le quali ha lavato il corpo. Giovanni è in piedi sulla destra, con il volto pensoso e assorto; altri cadono in ginocchio, altri piangono; Pietro, ai piedi del catafalco, abbassa il capo . Nel momento in cui la tenda viene spostata, un raggio di luce irrompe dall’ alto e illumina la stanza di un tenue chiarore. Maria giace con la braccia disposte a forma di croce, mentre una mano è posata sul ventre ad indicare la sua maternità divina
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Michelangelo Merisi (il Caravaggio, 1573-1610) – “la Madonna dei palafrenieri”, Roma, Galleria Borghese. Contrariamente al solito, le figure sono a dimensione “intera” : in un ambiente buio, illuminato da una luce che proviene dall’alto a sinistra stanno Maria col Bambino e la vecchia S. Anna. Maria sorregge sotto le ascelle Gesù, protendendosi in avanti, per schiacciare la testa del serpente. E’ questa l’azione fondamentale che la caratterizza, fin dall’ antico testamento, dal peccato di Eva: i loro piedi sono sovrapposti nel compiere l’azione che porta a compimento le parole divine rivolte al serpente: “Porrò inimizia tra te e la donna…”.
S. Anna, guarda la scena, (notare che in ebraico, Anna Lisei significa appunto Grazia…). Siamo nel 1606: dopo un mese, il dipinto che era stato collocato in S.Pietro, (per motivi di opportunità legati all’assassinio di cui il Caravaggio era stato accusato e per motivi di “decenza”, legati alla scollatura di Maria e alla nudità di un Bimbo non proprio piccolissimo) venne tolto e venduto al cardinale Scipione Borghese, che lo tenne come uno dei più preziosi della sua collezione, pur avendolo pagato un miseria.
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Michelangelo Merisi (Il Caravaggio): La Madonna della Misericordia. La grande tela, dedicata alle “Sette opere di misericordia corporale”, viene dipinta nel 1606-1607, durante il difficile soggiorno napoletano. Il Caravaggio è in fuga da Roma, accusato di omicidio: con l’aiuto dei Colonna si nasconde a Napoli dove , preceduto dalla sua fama di artista, gli viene commissionata l’opera per la chiesa del Pio monte della Misericordia. L’ opera è complessa: emergono le capacità sceniche, retoriche e teatrali con cui si rappresentano, contemporaneamente, le azioni di carità, ponendo in pratica la regola aristotelica dell ‘unità di luogo, tempo e azione. L’ ambientazione è quella di un crocicchio di un vicolo napoletano, un luogo vero di Napoli, il vicolo della Piazzetta, in cui si trovava la locanda del Cerriglio. Sono presenti due riferimenti all’ “Antico”: il mito di Pero e Cimone (la figlia che allatta il vecchio padre in prigione); e la figura dell’ ammalato in primo piano che è ispirata al “galata morente” visto di spalle.
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