in giro con la lampada di aladin…
La Costituzione è il riferimento. Destra e sinistra nel XXI Secolo. Un intervento di Tonino Dessì su Democraziaoggi
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Destra e sinistra nel XXI Secolo
29 Marzo 2014
Tonino Dessì su Democraziaoggi
Consiglio la lettura di uno smilzo e stimolante libriccino, scritto da un importante storico contemporaneo e pubblicato in versione italiana agli inizi di quest’anno. Si tratta di “Intervista immaginaria a Karl Marx”, di Donald Sassoon, edito da Castelvecchi, 2014, euro 6.00. Lo faccio perché sul tema ci sono cose più importanti delle interviste di Renzi. Lo faccio anche perché qualcuno di noi ha vissuto quasi per intero la seconda metà dello scorso secolo, nel quale essere di destra o di sinistra aveva ancora un significato preciso e oggi rischia di trovarsi smarrito. Io non da poco ritengo che quelle categorie, con la fine del secolo trascorso, abbiano perso senso concettuale, pur conservando un qualche senso pratico. Il senso pratico forse perdura, perché viviamo nel quotidiano e dobbiamo ancora fare riferimento, almeno quando votiamo (o non votiamo), a soggetti politici presenti. Il senso concettuale sembra invece del tutto svanito. Destra e sinistra, per tre secoli, hanno tradotto simbolicamente in un posizionamento parlamentare (a partire dal 1798, in Francia, a destra o a sinistra della presidenza negli Stati generali, nell’Assemblea legislativa e nella Convenzione, poi in tutti i parlamenti occidentali moderni) radicate collocazioni ideali e sociali. Oggi la destra e la sinistra politiche, in tutto il mondo, appaiono due espressioni di una egemone, se pur composita, destra culturale e sociale e quella simbologia assembleare resta un retaggio astratto. Personalmente ho sempre trovato imprecisa, anche se nobilmente ispirata, l’idea di Bobbio (sarebbe meglio dire: la sua vulgata), secondo cui la differenza tra destra e sinistra sarebbe incentrata sul contrastante approccio alla categoria dell’uguaglianza. Perché da un lato bisognerebbe ammettere che esistano altri valori fondamentali condivisi, strutturalmente comuni alla destra e alla sinistra. Dall’altro, sull’idea della sola eguaglianza, si sarebbe potuta fondare persino la legittimità del “socialismo reale”. Ritengo ancor più oggi che la vera differenza politica, tra chi abbia come dimensione relazionale ideale l’umanità intera e chi abbia invece come orizzonte esistenziale esclusivamente un interesse personale o di gruppo, debba ricomprendere tutte e tre le categorie della Rivoluzione francese: “Libertè, Egalitè, Fraternitè”, aggiungendovi forse, ma solo come esplicazione di qualcosa che vi è già contenuto, la categoria della “Giustizia”. Marx non era un marxista, ma un democratico radicale e universalista, come può ricavarsi dall’intervista immaginaria di Sassoon (e legittimamente, con le categorie nascenti del suo secolo, poteva essere definito un “comunista”). Gramsci sì, era un marxista, nel senso che aveva letto Marx e che era anche lui un democratico radicale e universalista (cioè un “comunista”, nel senso che poteva avere ancora nel secolo scorso, senza che glielo lo impedisse la consapevolezza critica delle tragiche derive stataliste e autoritarie), restando tale anche quando ormai la sua formazione bolscevica poteva considerarsi superata dalla drammatica riflessione personale. Ed è questo, che resta, della matrice filosofica e culturale, prima ancora che politica, di molti di noi. Perciò possiamo ancora testimoniare le nostre radici, che sono fondate su ideali vitali e non su ideologie morte. Sul piano pratico, per noi, in Italia, resta come spartiacque la Costituzione della Repubblica. Costituzione che è ispirata ad un concetto di democrazia sostanziale, come può leggersi nell’ineguagliato articolo 3. Questa concezione della democrazia non si può racchiudere in un elenco statico di diritti. La democrazia sostanziale è per sua natura espansiva, perché nessuno dei diritti fondamentali storicamente consolidati dovrebbe essere più messo in discussione, mentre se ne dovrebbero e se ne potrebbero aggiungere -senza necessità di revisioni costituzionali, ma in progressiva attuazione dell’articolo 3- sempre di nuovi, man mano che si affermi l’aspirazione delle generazioni di uomini e di donne che si susseguono ad un vivere più libero, più fraterno, più giusto: per tutti e, in questo, quindi, più uguale.
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