in giro con la lampada di aladin su… la lista l’altra europa con tsipras

aladin-lampada-di-aladinews312logoufficiale_laltraeuropa400di Norma Rangeri per Il Manifesto
Le pros­sime ele­zioni euro­pee sono un appun­ta­mento poli­tico di prima gran­dezza, e a ricor­dar­celo ci pensa Olli Rehn. Il com­mis­sa­rio messo a guar­dia della gab­bia rigo­ri­sta, dia­bo­li­ca­mente per­se­vera nel chie­dere di con­ti­nuare la disa­strosa poli­tica del rigore. Come se il nostro colos­sale debito pub­blico non si fosse gon­fiato pro­prio in con­se­guenza delle poli­ti­che di Ber­lu­sconi prima e di Monti dopo, osses­si­va­mente rispet­tose delle diret­tive di Bru­xel­les. – segue -

È evi­dente che pro­se­guendo su que­sta strada non abbiamo scampo. L’appuntamento elet­to­rale di mag­gio impone un impe­gna­tivo ter­reno di con­fronto a sini­stra e una dura bat­ta­glia con­tro le forze di destra. In un senso o nell’altro, le pros­sime ele­zioni potreb­bero pro­vo­care un vero ter­re­moto poli­tico. E pro­prio per que­sto dovremmo rin­no­vare e allar­gare i mondi, le cul­ture, i punti di vista che vogliamo met­tere in campo. I 73 nomi della Lista Tsi­pras pre­sen­tata ieri fanno ben spe­rare. Ci dispiace per l’assenza di Mon­tal­bano, ci piace la parità di genere, negata, invece, dall’indigesta, inde­co­rosa legge elet­to­rale nazio­nale in discus­sione alla Camera.

La Lista Tsi­pras dise­gna il campo della sini­stra radi­cale che in que­sti anni di crisi ha com­bat­tuto con­tro la feroce guerra dell’austerità. Donne e uomini impe­gnati den­tro, ma soprat­tutto fuori dalle nostre com­pro­messe isti­tu­zioni. Tut­ta­via l’obiettivo non è som­mare, e quel che c’è è solo il punto di par­tenza. La posta in gioco è più alta e ambi­ziosa: non tanto supe­rare l’ostacolo dello sbar­ra­mento del 4 per cento (som­ma­to­ria di un pic­colo arco­ba­leno), ma supe­rarlo rad­dop­piando, tri­pli­cando il quo­rum con i voti di chi, non vin­co­lato da logi­che nazio­nali, sente di espri­mere un voto libero.

I cit­ta­dini devono ascol­tare la nostra voce, capire le nostre parole, con­di­vi­dere le nostre pro­po­ste, sen­tirle vicine nella con­cre­tezza almeno quanto le avver­tono sug­ge­stive nella visione. Senza troppi stec­cati, senza fare l’esame del san­gue al com­pa­gno di banco, senza riflet­tere equi­li­bri, peral­tro sal­tati da un pezzo, rela­tivi a esau­ste iden­tità nazio­nali. Dovrebbe scat­tare un mec­ca­ni­smo inclu­sivo come quello che tre anni fa portò 27 milioni di ita­liani a votare per l’acqua pub­blica, con­tro il nucleare, con­tro una giu­sti­zia forte con i deboli e debo­lis­sima con i pre­po­tenti, e in fin dei conti, con­tro il pro­prio par­tito di riferimento.

La sini­stra euro­pei­sta e radi­cale che noi ci sfor­ziamo di rap­pre­sen­tare e far vivere sulle pagine del Mani­fe­sto (sono nume­rosi i can­di­dati che col­la­bo­rano con le nostre pagine) ha davanti a sé un’impresa molto com­pli­cata, ma anche fan­ta­stica. Dimo­strare che è pos­si­bile euro­peiz­zare la sini­stra e demo­cra­tiz­zare l’Unione euro­pea. Per­ché è molto facile dire “no” a que­sta Europa e all’euro che la governa in nome e per conto della Ger­ma­nia, come fanno le forze di destra, varia­mente vestite.

E’ molto più dif­fi­cile dire “no” per cam­biarla, per farla vivere del grande sogno dei padri fon­da­tori. E’ anche per que­sto che ci dispia­ce­rebbe molto se il nome di Spi­nelli (Bar­bara) e di altri impor­tanti, sti­mati, cono­sciuti can­di­dati fos­sero solo una ban­diera per richia­mare l’elettore, e non anche la prima linea a Strasburgo. Noi sap­piamo che l’Europa si salva dal declino, da svolte auto­ri­ta­rie, da rina­scenti nazio­na­li­smi, dal forte vento xeno­fobo che l’attraversa raf­for­zando la demo­cra­zia delle sue isti­tu­zioni. E i volti, le per­sone che que­sta Europa futura, que­sta rivo­lu­zione pos­si­bile, vogliono incar­nare, la devono anche rappresentare.

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