Al governo: politici o tecnici? Una riflessione al lume della lampada di aladin
di Franco Meloni
Governano i politici non i tecnici. Ovviamente devono essere buoni politici, di cui abbiamo bisogno come del pane. E purtroppo, specie negli ultimi tempi i meccanismi di selezione della classe politica hanno funzionato alla rovescia, privilegiando improvvisati, affaristi e via dicendo (la mamma del mio amico Piero Marcialis alla notizia che una persona mediocre si fosse impegnato in politica ne uscì con una frase colorita, che rende bene: eh itté? Immoi ogna culu e cani sinci ghettada in politica?). Sull’argomento ho scritto su Aladin. Scusate se mi cito: https://www.aladinpensiero.it/?p=13434. Il problema è allora: quali sono le caratteristiche di un buon politico?* - segue - Molte. Tra le quali enumero: essere onesto, competente, saper ascoltare la gente, saper guidare team senza sostituirsi, saper far lavorare i tecnici di supporto (degli alti come dei bassi livelli), rendere conto di quanto si fa e dei risultati raggiunti, possedere una grande umanità… Senz’altro ho dimenticato qualcosa. Riguardo al rapporto con i tecnici, i politici ne devono disporre tra i migliori disponibili sulla piazza, sia dell’apparato interno (dirigenti e funzionari) sia del mondo della consulenza esperta (l’esempio più calzante sono i consulenti del presidente americano). I politici devono rispettare la distinzione di poteri tra politica e gestione, peraltro prevista dalla legge (165/2001, ex 29/1993) concentrandosi i politici sul potere di indirizzo, di assegnazione delle risorse e di verifica dei risultati e i dirigenti (titolari della gestione) sull’attuazione di quanto stabilito in sede politica. Nei paesi scandinavi i ministri conoscono solo i loro direttori generali, disinteressandosi della gestione che appunto compete ai dirigenti. Fermo restando che se non funzionano saltano. Ora tutto questo è molto schematico e necessita di precisazioni che qui non possono trovare spazio. Infine una cosa mi preme dire: le Università, in Italia in massima parte pubbliche amministrazioni, sono pessimi esempi di buona ed efficiente gestione (salvo eccezioni); una delle ragioni è che i professori italiani non praticano la separazione dei poteri, concepiscono la gestione degli Atenei come faccenda di professori e bidelli, in generale non rispettando le professionalità gestionali che non sono accademiche. Anche quì schematizzo e generalizzo anche ingenerosamente nei confronti di molti amici accademici, ma tanto per capirci. Si fa capire meglio di me Pierluigi Celli, ex direttore generale dell’Università Luiss (privata) il quale nell’intervista che riporto dice: “I professori universitari? Cantano messa, portano la croce e si siedono al banchetto!”. Come dire che fanno tutte le parti in causa e, spesso, ovviamente male!
http://www.youtube.com/watch?v=Y2oyoRAuJVg
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Sulle qualità del buon politico e del buon politico sardo ricordo il contributo di Salvatore Cubeddu, pubblicato su questo ed altri siti collegati: https://www.aladinpensiero.it/?p=11896
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