Elezioni regionali
La notizia principale è che il 47,77 dei Sardi non ha votato. I votanti sono stati il 52,23 %. Chiunque vinca deve sapere di essere stato eletto sulla base del pronunciamento di poco più della metà degli elettori aventi diritto al voto. Poi potremo cimentarci nell’analisi delle cause .
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Comunque andrà a finire, non ci si divide tra le macerie
Articolo pubblicato il 16 febbraio 2014, G.M.B. su SardiniaPost
Siamo stati chiari: non abbiamo mai simulato una “obiettività” impossibile (come si spiega fin dal primo anno agli studenti delle scuole di giornalismo) e abbiamo detto fin dal giorno della nascita di questa testata (era il primo ottobre del 2013 e proprio oggi su Facebook siamo diventati 50mila) che quello guidato da Ugo Cappellacci era il peggior governo della storia autonomistica.
In quest’anno e mezzo ne abbiamo documentato puntualmente gli sprechi, i favoritismi scandalosi, l’uso spregiudicato del denaro pubblico. Con le inchieste di Pablo Sole abbiamo svelato nei dettagli i meccanismi di un sistema di potere amorale. Non abbiamo ricevuto nemmeno una smentita.
Molto raramente le forze di opposizione ci hanno seguito. In pochissimi casi le nostre denunce sono diventate interrogazioni e interpellanze. Come se i meccanismi di questo sistema marcio fossero in qualche modo entrati nel senso comune di chi svolge professionalmente l’attività politica. Quando si perde la capacità di scandalizzarsi, si è persa la capacità di considerare la politica come uno strumento per cambiare le cose. Cioè si muore.
Il risultato che verrà fuori dalla urne è molto incerto. Tutte le possibilità restano aperte: potremmo ritrovarci Cappellacci nuovamente governatore. Potrebbe vincere Francesco Pigliaru. Potrebbe consolidarsi, come nuova forza politica, “Sardegna Possibile” di Michela Murgia.
La pessima legge elettorale votata lo scorso anno può determinare (a partire da piccoli spostamenti di voti) esiti diversissimi. È una specie di lotteria. E chi vince alla lotteria naturalmente festeggia, ma sa bene che da quel momento in poi deve investire con oculatezza il frutto della vincita, perché non si può mantenere la propria famiglia col gioco d’azzardo.
Se il risultato alla fine sarà quello che ci auguriamo – la sconfitta di Cappellacci – si sarà solo all’inizio di un percorso. Si tratta di ricostruire tutto: la corretta applicazione delle regole amministrative, il sistema dell’informazione, i meccanismi per l’accesso al lavoro, il welfare. Si tratta di riportare i cittadini sardi alla politica come strumento per costruire il futuro, di dare eguali opportunità ai giovani, fermarne l’esodo, migliorare la condizione delle famiglie in difficoltà. Si tratta di tornare, in fondo, ai principi della Costituzione.
Se il risultato dovesse essere negativo, ognuno dovrà trarne le conseguenze. Perdere queste elezioni è davvero difficile. E la leadership del centrosinistra non potrà certo trincerarsi dietro la presenza di un nuovo movimento. Perché se un partito non è in grado di dare risposta ai bisogni di cambiamento, è fisiologico che quei bisogni vadano a cercare altri luoghi dove esprimersi. Ed è davvero sconcertante per gli elettori assistere alla rimozione di un candidato eletto dalle primarie perché indagato e alla contestuale candidatura di consiglieri indagati nella stessa inchiesta.
Abbiamo vissuto con amarezza le ultime fasi di questa campagna elettorale. Riteniamo che Francesco Pigliaru e Michela Murgia siano quanto di meglio poteva esprimere la società sarda. E siamo certi che, in una situazione drammatica come quella della nostra Isola, le forze migliori debbano trovare il modo di collaborare fattivamente. Lo chiedono i cittadini che, come noi, hanno assistito con sgomento alle fasi più aspre di questa lotta fratricida.
Crediamo che Pigliaru non sia l’ennesimo “papa straniero” che i capibastone del centrosinistra hanno scelto per proseguire nelle loro pratiche di potere, ma un intellettuale che si è fatto carico di un rischio e di una responsabilità enormi. Crediamo che Michela Murgia non sia una “scrittrice qualunquista”, ma una persona generosa e coraggiosa che crede in quel che fa e si mette in gioco. Crediamo che sia nella loro responsabilità di leader politici trovare un linguaggio per comunicare. Molti dei loro elettori quel linguaggio già lo conoscono e lo parlano. Lo imparino: possiedono gli strumenti per farlo.
Questo ovviamente non significa rinunciare alle proprie visioni dello sviluppo dell’Isola e nemmeno del mondo. Ma qualunque cosa accada, saremo in una fase “da dopoguerra”. Una fase dove si tratta soprattutto di ricostruire o – secondo quel che accadrà – di evitare ulteriori distruzioni. Non ci si divide tra le macerie.
G.M.B
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Chiunque vinca, la Sardegna ha perso: Consiglio illegittimo e giunta senza consenso
17 Febbraio 2014
Andrea Pubusa, Democraziaoggi
Secondo voi bisognava essere fini analisti per capire che quasi la metà dei sardi non avrebbe votato? Circa 700 mila sono rimasti a casa e molti di coloro, che per abitudine, si sono recati al seggio hanno annullato la schede o l’hanno lasciata bianca. Ieri si è recato alle urne il 52,16% degli aventi diritto rispetto al 67,58% del 2009. I voti validi saranno certamente meno del 50%. Ora, onestamente, governabilisti, autonomisti, sovranisti e indipendentisti di tutte le fedi, dovete ammettere che il popolo sardo vi ha mandato a quel paese. Di quale sovranità, soberania, progettu repubbricanu sardu o altre fantasticherie potete parlare, se i sardi, anzichè andare comodamente al seggio, hanno preferito il mare o la campagna. Non era faticoso votare. Lo era di più andare al mare o ai monti, almeno a Cagliari. La fila di auto verso il Poetto ieri mattina faceva invidia a quelle delle punte agostane. E quella folla autostrasportata – credetemi – non sembrava per nulla in preda al rimorso per la diserzione del seggio, né pareva colpita dagli appelli dei politici (si fa per dire) di tutte le colorazioni.
Frutto del vuoto di proposta, della frantumazione della rappresentanza, di liste inventate, unidos, randaccio, zona franca, gentes, communidades, forza paris, base e tante altre così da formare una scheda delle dimensioni di una tovaglia. Ecco il frutto avvelenato di una legge elettorale truffa, pensata con una visione predatoria dei seggi da parte delle forze maggiori, alla quale nessuno ha fatto seria opposizione. Ed è ancora peggiore l’esito se pensate che chiunque vinca, avrà la maggioranza dei consiglieri regionali con non più del 15% del corpo elettorale sardo. Forse anche meno perché il 25% dei voti validi che dà la maggioranza assoluta dei seggi, col premio di maggioranza, è pari al 12-13% dell’intero corpo elettorale. E vi sembra che chiunque vinca, con un consenso così limitato, anzi con l’opposizione popolare, possa solo pensare di affrontare i problemi gravissini della Sardegna? Quando il clamore sarà finito, e tutte le roboanti quanto vacue promesse saranno spazzate via dalla dura forza dei fatti, cosa farà l’armata brncaleone “vincente”? Senza alcuna capacità di mobilitazione? Senza alcun progetto? Cosa farà un Consiglio regionale illegittimo perché eletto sulla base di una legge contrastante con la Costituzione? Come il porcellum, demolito dalla Consulta.
Ieri mattina, in mezzo a questo disastro, mi è venuto fra le mani Gramsci, le sue note su Machiavelli. Ed ecco la superba idea del moderno principe come soggetto collettivo, come partito che sa interpretare lo spirito del tempo, sa recepire le aspirazioni profonde del popolo, trasfondendole in un piano d’azione capace di mettere in movimento le masse popolari, che così divengono non destinatarie di provvedimenti dall’alto, ma esse stesse le protagoniste della riforma intellettuale e morale, di cui c’è bisogno. Un movimento, insomma, organizzato e disciplinato che modifica lo stato di cose esistente. Ma questo non è affare di consorterie, quali sono oggi le sigle che ci hanno chiesto il voto, né è affare di pseudo-uomini della provvidenza in loden verde o impermeabile bianco o in giubottino nero, gonfiati artificiosamente dai media di regime e con il vuoto sotto la testa.
Vedremo l’esito finale, e cioé se sarà Cappellacci o Piagliaru o la Murgia a predare il voto e i seggi altrui. Vedremo a chi questa legge elettorale truffa e le elezioni farsa di ieri darà una maggioranza fittizia, senza progetto e programma. Ma qualunque sarà l’esito, di una cosa dobbiamo essere certi: se non torniamo a leggi elettorali serie, a rappresentanze vere, a programmi meditati e partecipati, il declino non potrà essere arginato. Anzi, sarà colpevolmente incrementato. Chiunque vinca sarà minoranza fra i sardi. Ha già la loro opposizione, la condanna severa e inequivocabile manifestata con l’astensione. Ci attendono tempi duri, a Cagliari come a Roma.
da La Nuova Sardegna 7.54
Dei 1.480.352 elettori sardi, ieri alle 22, alla chiusura dei seggi, ha votato soltanto il 52,23%, mentre cinque anni fa, quando le urne erano rimaste aperte anche di lunedì, l’affluenza era stata del 67,57%. Lo spoglio delle 773.349 schede depositate nelle urne ieri è cominciato alle 7 e dovrà concludersi entro 12 ore, cioè entro le 19. In serata dovrebbe essere nota anche la composizione del nuovo Consiglio regionale, con la ripartizione dei 60 seggi, 20 in meno con la nuova legge elettorale statutaria.