mercoledì 19 febbraio, in giro con la lampada di aladin: focus sulla pessima e incostituzionale legge elettorale sarda
Una priorità: modificare la pessima legge elettorale sarda
- Abbiamo vinto, cominciamo il domani. Subito. Intervento su SardiniaPost del segretario Pd di Cagliari, Yuri Marcialis.
- E se, tra non molto, il Tar cambiasse la composizione del Consiglio regionale? Di Amsicora su Democraziaoggi
- Il centrosinistra lasci lavorare Francesco Pigliaru in pace. G.M.B su SardiniaPost
Abbiamo vinto, cominciamo il domani. Subito
Articolo pubblicato il 18 febbraio 2014 su SardiniaPost
Pubblichiamo un intervento del segretario Pd di Cagliari, Yuri Marcialis, sulle Regionali 2014.
Abbiamo vinto. È stato un lavoro di squadra, una vittoria resa possibile dal lavoro svolto dai partiti, dal candidato presidente, dai volontari e, lasciatemi dire, dalla generosità di chi aveva vinto le elezioni primarie. Francesco Pigliaru è il nuovo Presidente di tutti i sardi, finalmente possiamo andare oltre la terribile parentesi degli ultimi anni. Quando si vince è tutto più facile e spesso si tende a dimenticare gli errori che comunque sono stati compiuti. Quello dell’analisi del voto è un rito ma anche un dovere utile per capire dove si è sbagliato e, da subito, porvi rimedio.
Il risultato del Partito Democratico a Cagliari, cosa non scontata, ha consentito di essere il primo partito della circoscrizione elettorale e pur preoccupati per il calo dei votanti, è da registrare una crescita percentuale di 4 punti rispetto alle ultime elezioni comunali, elezione più simile a queste regionali. Non ci sfugge il fatto che, in qualche misura, questo voto poteva essere considerato come un primo test per la nuova generazione alla guida del centrosinistra e del Comune.
Il vero problema di queste elezioni regionali è stato, a mio avviso, la legge elettorale. Una legge che anche noi, con leggerezza, abbiamo contribuito ad approvare. Una legge ingiusta, sbagliata e con ogni probabilità anticostituzionale.
Nel tentativo di essere breve provo a scrivere alcuni punti schematicamente:
- è ingiusto che a un candidato alla presidenza che raccolga il 10% (ma paradossalmente potrebbe anche essere il 30%) delle preferenze dei sardi non sia consentito far parte del Consiglio Regionale per portare in quella sede le istanze di tanti cittadini;
- è sbagliato creare confusione e difficoltà nell’espressione del voto. È impensabile che una croce apposta sul simbolo venga ritenuta ininfluente per dare la precedenza a un cognome di candidato consigliere, scritto in qualunque riquadro della scheda (anche a fianco di un partito per il quale non è candidato);
- è, probabilmente, incostituzionale non garantire una equa rappresentanza territoriale e far in modo che i premi di maggioranza siano concentrati in alcune circoscrizioni a discapito di altre. Questa è la conseguenza del meccanismo ideato per distribuire i seggi, all’interno di ogni circoscrizione, facendo un unico calderone (a differenza di quanto avviene nei comuni) tra maggioranza e minoranza.
Per questi motivi credo che l’errore principale di queste elezioni regionali sia stato quello di avvallare con leggerezza una legge elettorale di questo genere. Io credo che gli elettori sarebbero più felici se il Partito Democratico utilizzasse più spesso i sistemi di consultazione e di coinvolgimento per decidere sulle questioni importanti e meno per risolvere questioni interne al PD.
Credo che la nuova maggioranza debba avere, tra le priorità, il superamento di questa obbrobriosa legge elettorale.
Yuri Marcialis
Segretario Pd Cagliari
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E se, fra non molto, il Tar cambiasse il Consiglio?
19 Febbraio 2014
di Amsicora, su Democraziaoggi
Compagni ed amici consiglieri eletti, ascoltatemi! Questo è un avviso per voi. Un consiglio disinteressato. Festeggiate, ma con misura! Sopratutto gli ultimi degli eletti e quelli delle liste-acare del PD, prudenza! Niente spese pazze! Qualcuno dei non eletti, a cui voi avete rapinato il seggio con una legge fatta dai vostri compangni di merende, di destra e di sinistra, per legalizzare la bardana elettorale, può fare ricorso. E c’è possibilità che voi torniate coi piedi, per non dire altro, per terra. Attenzione anche voi buona gente di ogni fede politica! E anche tu Vito, che, sorprendentemente, gioisci per un furto con scasso della Costituzione! E pure tu Francesco, tutti voi, aguzzate le orecchie, sentite cosa sto per dirvi. C’è più di una probabilità che, in corso di legislatura, ci sia una nuova proclamazione degli eletti, ope judicis, con sentenza. Un nuovo consiglio regionale ad opera del Tar, secondo il principio di eguaglianza del voto che la Costituzione sancisce e che i vostri partiti hanno violato. Ma vi sembra serio? Entra in Consiglio Gavino Sale, con meno dell’1% e non entra Michela Murgia con 70 mila voti? Chiunque abbia buon senso e non sia fazioso, non può negare l’aberrazione. E neppure la prepotenza. E neanche il vulnus della Costituzione.
Ma questo l’ho già detto, inascoltato, fin da prima dell’approvazione della legge elettorale e l’ho ripetuto nei giorni scorsi. Ora, non mi rimane che prendere la sfera magica e leggervi dentro il futuro prossimo venturo. Brava gente, vedo un ricorso al Tar Sardegna, anzi a ben guardare, ne vedo più di uno. Alcuni di coloro a cui, voi cari consiglieri proclamati, avete sottratto il seggio, chiedono la redistribuzione senza sbarramenti o con uno sbarramento ragionevole (il 5%?), misurato sulle percentuali dei candidati presidenti. Ma c’è lo sbarramento del 10% per le coalizioni. Come funziona? Guardando bene nella mia sfera, intravedo un’eccezione di legittimità costituzionale per violazione dell’art. 3 (principio di eguaglianza) e dell’art. 48, secondo comma, Cost.: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto“. Che bello questo comma! E’ musicale! Il voto è uguale! Come può essere una repubblica democratica senza uguaglianza del voto? In entrata, nell’urna, e in uscita nell’attribuzione dei seggi. E poi? Sospensione del processo al Tar, rinvio degli atti alla Consulta. E, oplà!, il bisturi della Corte costituzionale incide, con millimetrica precisione, il proceddum come ha già fatto sul porcellum. Impietosamente, il tumore dello sbarramento folle viene espunto, espiantato, gettato nell’immondezza. Rimane una legge proporzionale o quasi, come vuole la Carta, violentata da PD, PDL & C.. E poi il Tar che fa? Ha un potere speciale. Può riformulare direttamente, con sentenza, l’atto di proclamazione degli eletti. Per il Parlamento questo potere non esiste, trattandosi di organo costituzionale sovrano, sulla cui composizione decide esso stesso in ccisascuna Camera. E allora? Allora, riavuto il fascicolo da Roma, il giudice amministrativo di Piazza del Carmine riconteggia voti e seggi e riproclama gli eletti, depenna quelli abusivi di oggi, e mette quelli legittimi, costituzionali. Il maltolto viene resituito a quei poveri sardi a cui è stato predato con una legge-vergogna. Quegli elettori sardi, che voi consiglieri abusivi e supporters oggi irridete, nelle vostre feste, illuminate dai fuochi che bruciano il libro fondamentale della nostra democrazia, la Costituzione.
Compagni ed amici consiglieri, ascoltatemi! Procurade de moderare le feste e le spese, che fra poco, pro vida mia, medas torrades a pe’ in terra!
Francesco, ascoltami anche tu, modificala subito questa legge. Tu che sei un gran signore e non puoi vivere in un’istituzione violata da questa immonda schifezza, dai un segnale di rispetto per tutti i sardi, anche per quelli che non ti hanno votato, ma sono pur sempre cittadini ed hanno diritto ad avere i loro rappresentanti. La nuova legge non cancellerà retroattivamente lo scempio di oggi (retroattivo sarà l’annullamento della Consulta), ma creerà un clima democratico e più unitario per il futuro. Ne guadagnerà la Sardegna.
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Il centrosinistra lasci lavorare Francesco Pigliaru in pace
Articolo pubblicato il 19 febbraio 2014 su SardiniaPost
Francesco Pigliaru, subito dopo aver accettato il rischio della candidatura, aveva dovuto ingoiare un grossissimo rospo: quello della presenza nelle liste del Pd di tre degli indagati nell’inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari della Regione. Si era a pochi giorni dalla scadenza del termine per le candidature, le liste erano state faticosamente chiuse e modificarle avrebbe creato ulteriori problemi a un’alleanza già sufficientemente traumatizzata dalla necessità di cambiare in corsa il leader. Così Pigliaru, dopo aver tentato di resistere, dovette cedere. Ma in quello stesso istante fece sapere che era l’ultima concessione agli equilibri interni e alle esigenze delle correnti.
Nessuno avrebbe perciò dovuto sorprendersi per l’esclusione dalla giunta di chiunque abbia pendenze penali. Sarebbe stato strano se Pigliaru non l’avesse annunciata. Lo attende una marcia molto complessa, lunga, piena di ostacoli e di trappole: intraprenderla assieme a compagni non perfettamente in forma significherebbe esporsi a un alto rischio di fallimento.
Eppure l’irritazione di Francesca Barracciu non sorprende. E ha parecchie ragionevoli spiegazioni e giustificazioni. Per l’eurodeputata, infatti, il Partito democratico pare aver scritto una sorta di “codice etico ad personam”.
Riassumiamo i fatti. Alla fine del luglio scorso, quando furono stabilite le regole per le candidature alle primarie, il Pd sardo decise di far proprie quelle nazionali che non impediscono a un indagato (né a un rinviato a giudizio, con la sola esclusione di reati gravissimi) di candidarsi. Così la Barracciu (che all’epoca non era indagata) si trovò ad aver come principale competitor Gianfranco Ganau (che invece era più che indagato: era rinviato a giudizio).
Meno di 48 ore dopo aver vinto le primarie, la Barracciu fu raggiunta dall’avviso di garanzia per peculato (assieme a tutti i componenti del gruppo del centrosinistra della legislatura precedente). Improvvisamente alcuni dei partiti della coalizione (in particolare i Rossomori e Sel, che fino a quel momento avevano ignorato la questione) cominciarono a sostenere che la vincitrice avrebbe fatto meglio a ritirarsi. A loro si unirono via via i vertici del Pd isolano e alle fine la Barracciu fu costretta al “passo indietro” e fu sostituita da Pigliaru. Il quale, come si è detto, subito scoprì che il “passo indietro” valeva solo per la Barracciu, ma non per gli altri indagati nella stessa inchiesta.
Il fatto che le elezioni siano andate bene non annulla il problema. Né lo elimina il fatto che dei tre indagati nell’inchiesta sui fondi ai gruppi, uno solo (Marco Espa) non sia stato eletto, mentre gli altri due (Gavino Manca e Franco Sabatini) siano stati riconfermati. Né elimina il problema l’elezione plebiscitaria di Gianfranco Ganau. Per eliminarlo, questo gigantesco problema, bisognerebbe avere la certezza che certe scelte non hanno avuto un peso nella decisione degli 83mila elettori che hanno abbandonato il Pd dalle politiche del 2013. Bisognerebbe poter fare la somma algebrica tra i voti che gli indagati hanno portato e quelli che hanno fatto perdere.
Il problema pare essere ben chiaro a Francesco Pigliaru. E dovrebbe essere chiaro a tutti. Le elezioni sono state vinte per il rotto della cuffia e anche grazie ai meccanismi di una legge elettorale che ci ha regalato un’assemblea regionale eletta da 600mila cittadini sardi su un milione e 500mila. E’ un dato di fatto che la “maggioranza” del consiglio è una larghissima minoranza nella società isolana. E che la “coalizione vincente” ha preso meno voti di quella del centrodestra, e solo il voto disgiunto a favore di Pigliaru ha consentito la vittoria.
C”è un immenso lavoro da fare: governare bene, rimettere in moto l’economia, ma anche ridare vita alla partecipazione democratica. Cioè ridare fiducia ai cittadini. Prima di tutto attraverso l’esempio, la pratica immediata di un nuovo modo di fare politica. A meno di non volersi asserragliare da subito nel Palazzo in attesa dei forconi.
Quando Francesca Barracciu inopportunamente dice che non è Pigliaru ma è il Partito democratico “a decidere”, compie un grave errore. Ma compirà un errore ancora più grave il Pd (e col Pd l’intera coalizione) se non consentirà all’uomo che ha letteralmente salvato la pelle al centrosinistra sardo di fare le sue scelte in totale autonomia.
Pigliaru ha annunciato che farà una giunta di persone competenti. E’ sconcertante che – dopo tutto quello che è successo – una simile ovvietà venga messa in discussione.
G.M.B.
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