Unione Europea chiama Sardegna: “Caro amico ti scrivo… c’è qualcosa che non va”
di Vanni Tola
Una lettera firmata dal dirigente Ue Koos Richelle, pubblicata integralmente da ilfattoquotidiano.it, informa che la Commissione Ue ha bloccato un finanziamento di 35 milioni di euro destinato alla regione Sardegna per “carenze nella gestione dei fondi”. Si tratta di finanziamenti del Fondo sociale europeo che dovevano essere utilizzati per le politiche di inclusione, per la formazione e per il lavoro nel periodo 2007-2013, rientranti nell’obiettivo “Competitività regionale e occupazione”. Che cosa è accaduto? Nei periodici e ordinari controlli sull’impiego dei contributi comunitari, i funzionari Ue hanno riscontrato documentate carenze nel funzionamento dei sistemi di gestione e di controllo degli investimenti. In pratica non sarebbero state rispettate la separazione delle funzioni, la designazione degli organi intermedi e i sistemi di contabilità, sorveglianza e informativa finanziaria riguardante l’impiego di fondi comunitari assegnati all’isola. Era già accaduta qualcosa del genere nel Settembre 2011 quando furono bloccati 12 milioni di euro di finanziamenti comunitari per lo stesso motivo, poca trasparenza nella gestione dei finanziamenti. Non abbiamo ancora imparato la lezione e corriamo il rischio, stavolta, di pagare un prezzo molto più elevato che in passato poiché è regola comunitaria che, alla sospensione temporanea dei fondi, faccia seguito la definitiva abolizione del finanziamento accordato. La vicenda evidenzia ancora una volta che la Regione Sardegna, i politici regionali, gli apparati dell’elefantiaca macchina burocratica e amministrativa regionale, non si sono rivelati all’altezza dei compiti che l’appartenenza alla Comunità Europea imporrebbe. E pensare che l’assessore regionale al lavoro, Mariano Contu, a inizio anno, aveva addirittura “menato vanto” del fatto che il Fondo sociale europeo della regione aveva certificato, a Bruxelles, una spesa pari al 69,4 % delle risorse del programma (468,5 milioni di euro certificati su 675 della dotazione complessiva a noi riservata). Di che si vantava l’Assessore? Semplicemente del fatto che, essendo la media nazionale di impiego dei finanziamenti comunitari attestata intorno al 52,7 %, la regione Sardegna aveva ben figurato attestandosi su un utilizzo dei finanziamenti pari al 69,4 %. Non so quale sia la capacità d’indignazione del nostro lettore o la sua capacità di ironizzare sulla drammaticità della vicenda. Certamente, a questo punto, si potrebbe indifferentemente ridere o piangere. Un paese come l’Italia, che vive una grave crisi economica, finanziaria, occupazionale, riceve dalla Comunità cospicui finanziamenti per incentivare l’occupazione ma non riesce a impiegarne niente di più di un misero 52,7 %. Una regione come la Sardegna, che attraversa uno dei momenti più difficili dal dopoguerra, non riesce a utilizzare più del 69,4% dei finanziamenti assegnati e ne va perfino fiera soltanto perché ha superato il dato percentuale della già catastrofica performance nazionale. A poche settimane dal rinnovo del Consiglio regionale è necessario riflettere molto seriamente sui destini di un’istituzione, quella regionale, che non riesce a dotarsi di un apparato amministrativo e burocratico all’altezza dei tempi e dei compiti da affrontare. La Sardegna necessita di un radicale cambiamento, uomini e donne nuove che diventino politici capaci e funzionari competenti, procedure e uffici organizzati in modo tale da poter competere con gli standard operativi delle migliori regioni d’Europa. Soltanto cosi la Sardegna potrà appropriarsi di un ruolo specifico e di uno spazio politico ed economico nell’Europa di oggi e in quella del futuro. E’ questa la “soberania” della quale abbiamo bisogno e con la quale dobbiamo misurarci.
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