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Disperaz31Come creare un habitat favorevole allo sviluppo industriale del Paese?
di Vanni Tola
Impressionante il servizio di “Servizio Pubblico” sulla vertenza della multinazionale Micron. La società, leader nella progettazione e produzione di memorie per applicazioni elettroniche, sta per licenziare oltre quattrocento dei suoi mille cinquanta lavoratori operanti in Italia, per trasferire una parte o tutta l’attività in altri lidi. Fin qui sembrerebbe una delle tante vicende he accadono in questi mesi. Dove sta allora la particolarità? I dipendenti della Micron sono quasi tutti laureati in ingegneria, fisica, informatica, robotica e simili. Sono cioè tecnici altamente qualificati che producono ricchezza in Italia per conto della società Micron. La società, finora, non ha avuto problemi legati alla crisi internazionale, la produzione va più che bene. E non si tratta neppure di alto costo delle prestazioni di lavoro perché, come afferma una rappresentante dei lavoratori, le loro mansioni stanno per essere trasferite in paesi quali l’America o Singapore, nei quali il costo di tali figure professionali è più che doppio rispetto all’Italia. Allora perché la Micron lascia l’Italia costringendo questi lavoratori molto specializzati e produttivi a cercare lavoro all’estero? Sembrava incomprensibile anche ai partecipanti alla nota trasmissione di Santoro fino a quando la rappresentante dei lavoratori della Micron non ha introdotto un tema particolarmente delicato. Ciò che non va bene alla multinazionale è “l’habitat”, il contesto nel quale deve operare. La corruzione, la burocrazia, la poca chiarezza del quadro legislativo, l’instabilità politica che non concede prospettive a lungo termine per gli investitori. Sono queste alcune delle cause che stanno determinando la precipitosa fuga della multinazionale Micron dall’Italia. Ora è tutto più chiaro. Nel nostro Paese manca una parvenza di programmazione della politica industriale, non esiste alcuna certezza di stabilità politica, nessuna possibilità di pensare a interventi produttivi nel medio e lungo periodo, un quadro legislativo da barzelletta con leggi complicate e di difficile comprensione talvolta ostiche perfino per gli avvocati addetti ai lavori. Che insegnamento trarne? Intanto che il problema dell’occupazione non è soltanto un problema di costo del lavoro. La componente costo del lavoro rappresenta certamente uno degli elementi con il quale fare i conti. Ma è certamente molto più drammatica la mancanza di condizioni generali che favoriscano l’insediamento di attività produttive, che attraggano investimenti stranieri, la carenza di infrastrutture, di politiche del credito alle imprese davvero efficaci, la qualificazione costante della forza lavoro, gli investimenti in ricerca e innovazione tecnologica e scientifica e, soltanto all’interno di questi nuovi contesti, anche una più equa politica di remunerazione del lavoro. Altro che andare dagli arabi per implorare investimenti e raccogliere insignificanti “mance” da sbandierare come grandi successi politici.sedia-van-gogh-4-150x150-bis1

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