Oggi San Mauro, Elettorando…
Si racconta di San Mauro che i pagani lo posero nell’acqua bollente ed egli si lamentò che il bagno fosse troppo
freddo; il governatore pagano mise stoltamente la mano nell’acqua per controllare, e si ustionò
(Umberto Eco)
by Bomeluzo
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ELETTORANDO
La Nuova Sardegna, MERCOLEDÌ, 29 GENNAIO 2014
È IN CORSO UNA CAMPAGNA ELETTORALE DI DISTRAZIONE DI MASSA
di GIACOMO MAMELI
Ma la Sardegna sta affrontando una campagna elettorale con serietà e competenza? Qualche dubbio resta nella sbiadita competizione che porterà i sardi al voto domenica 16 febbraio per il rinnovo della quattordicesima assemblea regionale. Spulciando quel profluvio ufficiale di comunicati che da viale Trento raccontano le gesta di chi lascia l’Isola con 83 mila posti di lavoro in meno di cinque anni fa, sembra sia in atto una strategia mediatica di distrazione di massa. Chi ha governato indisturbato con maggioranze reali sta ancora pontificando tra comizi nei teatri ed esercizi spirituali in seminario (la Chiesa sarda, anche Papa Francesco Regnanti, è sempre prona davanti a chi comanda). Chi sta firmando improbabili protocolli di intesa per il “rilancio dell’industria nautica e dell’agricoltura” in piena campagna elettorale trova sindaci pronti a usare penna con nome e cognome e altrettanto proni ai voleri del lider maximo. Ebbene: chi da un lustro staziona a Villa Devoto, non riflette sui numeri, sui dati certi, sulla Banca d’Italia che denuncia il “marcato peggioramento” dell’economia della Sardegna nel 2013, usa nei comizi battute di pessimo gusto, si inventa le sorti progressive e magnifiche dell’Isola nei prossimi cinque anni. Ma dove sono i “centomila posti di lavoro promessi dal tandem semper-ridentes Berlusconi-Cappellacci? Si può almeno chieder conto di questa promessa non mantenuta? L’isola che doveva “tornare a sorridere” ha vissuto “l’ulteriore rallentamento della domanda”, ha assistito al “marcato calo degli addetti dell’industria” oltre che “all’accentuata diminuzione dei consumi” e all’accresciuto “peggioramento degli indicatori congiunturali”. I virgolettati sono firmati dalla Banca d’Italia non da sovversivi leninisti-trotzkisti rifugiati nel Montalbo di Lula. E in una regione dove il dramma principale è la mancanza di lavoro, dove alcuni imprenditori si tolgono la vita, dove (ancora BankItalia) “l’edilizia ha perso il 26,2 per cento di addetti” c’è anche chi osa demonizzare l’industria che, nel mondo, resta uno dei settori che – concepiti con visione moderna e rispettosa dell’ambiente – possono invertire una china in discesa con la produzione manifatturiera precipitata ai livelli di vent’anni fa. Avete sentito un candidato parlare di industria come volano di sviluppo? L’orticaria industriale è un pregio? La Sardegna anni Duemila vivrà di patate e prezzemolo? Eppure c’è chi dà corpo allo stravolgimento dei fondamentali universali dell’economia. Come se potesse esistere un’economia sarda diversa dalle economie del restante globo terracqueo. Obama riscopre (e finanzia) l’industria, la riscopre l’Inghilterra dei conservatori. La Sardegna va controcorrente. Progetti elettorali con bollicine. Effetti speciali sul nulla. La campagna elettorale sarda, anche nei media, è drogata dalle parole fatate di zone franche, indipendentismo, sovranità. Ci si lamenta e si impreca contro l’Unione europea e non si riflette sulle proprie incapacità perfino legislative. Non ci è accorti – se non in convegni da zona Cesarini – di un’isola che si spopola. La flotta sarda? Un grande flop, boomerang finanziario e giuridico. Viaggiare in aereo è diventato un rebus crescente perché il numero dei voli, da Cagliari Olbia e Alghero si è notevolmente ridimensionato. Tirrenia e Moby fanno il bello e cattivo tempo, praticano tariffe proibitive senza che i candidati – soprattutto quelli che ammettono di non distinguere politicamente la destra dalla sinistra – dicano una parola netta. E l’artigianato morente? E l’export crollato? Cinque anni fa la dispersione scolastica era al 22 per cento. “La abbatteremo di dieci punti”, Cappellacci promisit. Oggi siamo al 25,5. Sardegna maglia nera in Italia. È la bocciatura più bruciante. Detto-fatto? Distrutto.
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