gli occhiali di Piero su…
CALDERON
Il 17 gennaio 1600 nasce a Madrid Pedro Calderòn de la Barca.
Una vita abbastanza tipica dell’epoca del Siglo de Oro: studia a Alcalà de Henares e a Salamanca, fuggiasco a 21 anni, accusato di aver assassinato un servo, arrestato a 29 per aver aggredito un prete; cavaliere, soldato e padre intorno ai 40 anni, terziario francescano a 50 anni, prete a 51.
Muore a Madrid il 25 maggio 1681.
Drammaturgo di notevole importanza, soprattutto per il suo capolavoro “La vida es sueno”, nella quale un principe, Sigismondo, è sottoposto dal re suo padre, Basilio, alla prova di trovarsi alternativamente prigioniero e principe, non riuscendo più a distinguere tra sogno e realtà: la vida es sueno y los suenos son vida.
Calderòn piacque a Pasolini che così intitolò la sua prima opera teatrale, nella quale riprese, più che la trama,i nomi dei personaggi di Calderòn: Rosaura, Sigismondo, Basilio, e il tema del sogno (o incubo) che può divenire realtà.
Nella rappresentazione che ho realizzato anni fa, con la cooperativa Olata di Quartucciu, di brani teatrali di Pasolini, intitolata “Umano e disumano”, il sogno di Rosaura è l’incubo del lager nazista.
S.ANTONIO DE SU FOGU
Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio (giorno di S.Antonio) si accendono i fuochi. Da non confondere con S.Antonio di Padova, nessun altro santo, credo, ha tanti appellativi quanto questo S.Antonio: abate, de su fogu, de su porcu o de su porceddu, de su desertu, il grande, l’anacoreta, d’Egitto… eremita egiziano, morto il 17 gennaio 357, ultracentenario, nato intorno al 251, primo abate (da abbà, padre spirituale), è protettore degli animali, santo del fuoco, delle malattie che richiamano il fuoco, eritemi e vesciche, guaritore ed esorcista, campione della lotta contro le tentazioni del demonio. Protagonista di leggende e fiabe, Prometeo cristiano che ruba il fuoco ai diavoli dell’inferno per aiutare gli umani a vincere i rigori dell’inverno, il maialino ai suoi piedi con il campanellino è in certi racconti il diavolo domato, in altri il complice che aiuta il santo a distrarre i diavoli, mentre col bastone sulle braci infernali procede al santo furto.
Patrono di molti paesi, in Sardegna: Decimo, Desulo, Silanus, Mamoiada, Posada, e forse altri, ricordato in diverse espressioni dialettali, proverbiali o scaramantiche e in filastrocche e canzoncine infantili:
Sant’Antonio a lu desertu si magnea li maccaruni,
lu diavulu pe dispettu li se piglia lu furchettu
sant’Antonio nun se lagna, culle mani se li magna!
Auguri a tutti gli Antonio, Antonia, Tonio e Tonia, Tonino e Tonina.
LA SVENTURATA RISPOSE
Con questa frase Manzoni ne I Promessi Sposi rappresenta il momento fatale del cedimento della Monaca di Monza al suo corteggiatore.
La vera storia della Monaca di Monza, Marianna de Leyva y Marino, nata a Milano il 4 dicembre 1575, è anche più tragica che nel romanzo. – segue -
Costretta dal padre alla vita monacale (anche per espropriarla dell’eredità materna), ha una relazione col conte Giovan Paolo Osio, la cui residenza era adiacente al convento, e ne ha due figli; uno nato morto nel 1598 (o nel 1602), una figlia nel 1604, che si farà suora.
La relazione era segreta, ma nota ad alcune suore e il conte uccise prima una di esse, Caterina Cassini, che minacciava di rivelare i fatti, poi altre due, Ottavia e Benedetta, complici e addirittura anch’esse amanti del conte.
Ottavia però sopravvisse. La tresca con le tre suore era durata dieci anni, durante i quali molti omicidi avvennero per celare la cosa.
Scoppiato lo scandalo, Gian paolo Osio, condannato a morte e latitante, fu assassinato a bastonate nel palazzo dei nobili Taverna, che credeva amici; la Monaca, arrestata il 15 novembre 1607, fu condannata alla reclusione a vita il 18 ottobre 1608, trascorse 14 anni in una cella di 2 metri per 3 con la porta e la finestra murate. Liberata il 25 settembre 1622, visse ancora 28 anni, fino al 17 gennaio 1650.
La sua vita, oltre che ricordata dal Manzoni, è stata oggetto di alcuni film, di opere teatrali, di uno sceneggiato televisivo.
A Monza una via della Signora si riferisce a lei.
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