Dibattito elettorale. Dove andranno i voti di Grillo?

sedia-van-gogh-4-150x150-bis1 di Vanni Tola
La principale novità nel panorama politico regionale è senza dubbio rappresentata dal fatto che il Movimento Cinque Stelle non parteciperà alle elezioni regionali. La motivazione principale che sta alla base di questa decisione sarebbe – a detta di Beppe Grillo – l’eccessiva rissosità del M5S isolano che ha generato la costituzione di due gruppi contrapposti rivelatisi incapaci di giungere a una sintesi programmatica e all’individuazione un aspirante governatore. Ancora ieri, invece i militanti sardi del Movimento dichiaravano ai giornali locali l’esatto contrario, cioè di avere pronta un’ipotesi di lista con una sessantina di possibili candidati e di essere in attesa dell’autorizzazione di Grillo per utilizzare il simbolo del movimento. In quale modo la scelta del M5S influirà sulla campagna elettorale e sulle scelte politiche che ne deriveranno, è facile ipotizzarlo. Intanto la mancata presentazione della lista eviterà in Sardegna il ripetersi nell’isola di quella “anomalia” politica rappresentata dalla presenza di un terzo polo interposto tra i due poli storici che tanto ha influenzato le vicende politiche nazionali. In secondo luogo verrà meno nell’isola un riferimento elettorale per gli indecisi, per i senza partito, per gli scontenti del centrosinistra e del centrodestra mettendo in “libera uscita” una quantità consistente di voti. Un formidabile sostegno alla logica del bipolarismo tanto cara ad alcune forze politiche e che costituisce la base delle consultazioni in corso sulla riforma elettorale nazionale. Chi potrebbe trarre vantaggio in Sardegna dalla desistenza del M5S? Principalmente il candidato del Centrodestra che si prodiga per la rielezione. Da contemporanei di Andreotti, anche noi abbiamo fatto proprio il detto che “pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca”. Perciò ci domandiamo se la vera causa della mancata presentazione della lista grillina in Sardegna sia realmente da attribuire alla rissosità dei militanti locali o non sia conseguenza diretta di un patto di desistenza concordato con Berlusconi all’interno delle trattative che i principali organi d’informazione dichiarano essere in atto tra Grillo e Berlusconi per definire la riforma elettorale e la cacciata del Governo Letta. Un fatto è certo, il percorso elettorale di Cappellacci appare sicuramente più sgombro da ostacoli. Se poi si aggiunge il flop dei movimenti indipendentisti che non sono stati in grado di esprimere un minimo di programma comune e una lista unica con un candidato autorevole e credibile, il quadro è ben delineato e abbastanza preoccupante. A questo punto, infatti, l’unica flebile speranza di evitare alla Sardegna la riconferma della Giunta Cappellacci, una delle peggiori della storia dell’autonomia regionale, è rappresentata dalla lista del centrosinistra. La lista di un’area politica che ha già fornito prova d’indecisione e oggettiva debolezza nella ricerca del proprio candidato riuscendo a individuarne uno a tempo quasi scaduto. Per non parlare poi della crescente propensione all’astensionismo che rappresenta un’importante forza in campo. Ancora una volta la pazienza dei Sardi sarà messa a dura prova

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