Elettorando: in giro con la lampada di Aladin…

lampadadialadmicromicro (…) il compito di governare la Sardegna spetta orai al centro sinistra, dopo cinque anni di autentico disastro delle giunte Cappellacci. E’ possibile che il medesimo giudizio sia condiviso dalla maggioranza degli elettori sardi e che dunque il centro sinistra vinca le elezioni e riesca a portare al governo della Regione quanto di meglio possano esprimere i figli della Sardegna? E’ possibile. Noi lo crediamo. La condizione è che tutte le componenti dell’area del centro sinistra e delle formazioni indipendentiste e sovraniste trovino un programma condiviso, una candidatura comune per un presidente che rappresenti tutti e che tutti rispetti, senza illusioni leaderistiche. Ci vuole responsabilità nei confronti della Sardegna e dei sardi, pensando soprattutto alle giovani generazioni, e consapevolezza che si vince insieme. Forza paris dunque, nei suoi significati di forza insieme e forza uguali! E’ il migliore augurio che possiamo farci. Per quanto possiamo, anche dalle pagine di questa nostra news contribuiamo a questo scopo, nella via pratica indicataci da Gramsci del pessimismo della ragione e dell’ottimismo della volontà (…) .

Luciano Marrocu: “Il ‘caso Barracciu’ deve segnare un nuovo inizio per il Pd sardo”
Articolo pubblicato il 1 gennaio 2014 da SardiniaPost

Dallo scrittore e storico Luciano Marrocu riceviamo questo intervento sulla situazione del Partito democratico. Uno sguardo “dall’interno”. Marrocu (che è stato assessore alla Cultura delle Provincia di Cagliari), è infatti iscritto al Pd e, con la sua attività pubblicistica, segue e commenta con continuità le vicende politiche isolane
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Ora che faticosamente il Pd sardo è arrivato alla decisione di costringere Francesca Barracciu a ritirare la sua candidatura alla presidenza della Regione, l’errore che il partito deve evitare è di sottovalutare la portata e le potenzialità positiva di questa decisione.

Si è discusso se la vicenda dei fondi ai gruppi consiliari andasse rubricata alla voce questione morale o questione politica, non essendo del tutto chiaro, evidentemente, come la questione morale, soprattutto in tempi di crisi della democrazia rappresentativa, sia ipso facto questione politica (non si parla qui dei sottoprodotti puramente criminali della vicenda: i Rolex e le fatture false, per intenderci).

Giommaria Bellu, in un suo intervento su Sardinia Post ha ricordato come l’ultimo Berlinguer parlando di questione morale non si riferiva solo ai pur numerosi tangentari e rubagalline che prosperavano nella politica italiana di allora, ma portasse al centro dell’analisi il sistema dei partiti. “I partiti di oggi – diceva- sono soprattutto macchina di potere e di clientela. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”.

Berlinguer lasciava fuori il Pci da questa analisi, anche se non mancò di sottolineare in altri momenti come nel suo stesso partito si affacciassero prassi e atteggiamenti molto simili a quelli che corrodevano la vita degli altri partiti. Colpisce come molti elementi di quella analisi possano facilmente riferirsi al Pd di oggi, e al Pd sardo in maniera forse ancora più calzante.

Non stiamo parlando di tangentari e rubagalline; né, vogliamo sperare, di portatori di “interessi loschi”. Parliamo di un partito che serve da trampolino di lancio e base d’appoggio per le carriere dei pochi che lo controllano. E, molto meno di quanto si vorrebbe, si fa portavoce di esigenze collettive. La questione morale diventa questione politica nel momento in cui anche buona parte del suo elettorato si dice convinto che il Pd sardo non sia, almeno sotto questo aspetto, diverso dagli altri partiti.

Ciò che dava forza a Francesca Barracciu non era tanto la sua linea difensiva (per altro, poco convincente) ma il piccolo esercito di consiglieri, come lei indagati, che la spingevano a resistere, giudicando a ragione il suo passo indietro come la premessa alla loro incandidabilità alle prossime regionali e a eventuali altre prossime elezioni .

Non ha di certo giovato a Francesca Barracciu la difesa, coltello tra i denti, che ne hanno fatto altri suoi colleghi indagati. Non le ha certo giovato il confondersi con l’autodifesa di un gruppo di consiglieri evidentemente impegnati a difendere i propri spazi all’interno del partito. Senza considerare, poi, come molti argomenti di questa autodifesa fossero interpretati da larghissima parte dell’elettorato come una ulteriore riprova del pessimo uso che la politica fa del denaro pubblico.

E’ per questo che la drammatica (ma ricca di tensione democratica) riunione di direzione regionale del Pd ha tutte le potenzialità per essere un sostanziale passo in avanti verso una radicale autoriforma, una sorta di nuovo inizio insomma. Oltre a costituire il momento d’apertura di una campagna elettorale che si prospetta piena di difficoltà e di incognite ma ricca anche di possibilità.

I nomi di candidati alla presidenza della Regione circolati finora testimoniano di una grande ricchezza della società sarda, lontanissima in questo dal deserto evocato da coloro che sostenevano non esistere alternative a Francesca Barracciu. Si sa però che la competenza e la dirittura morale del candidato non sempre bastano a vincere le elezioni. Un candidato vincente è quello che si fa portavoce di un buon programma e che della bontà di questo programma sa convincere gli elettori. Le campagne elettorali sono il sale della democrazia e appunto a questo servono, convincere gli elettori.

Luciano Marrocu

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