con gli occhiali di Piero…

VESUVIO 1631
Il 16 dicembre 1631, all’alba, dopo 130 anni di silenzio, terribile eruzione del Vesuvio. Quasi distrutte: Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata, Resina (antica Ercolano) e Pietra Bianca, che si chiamò poi Pietrarsa.
Morirono 4mila persone, 6mila animali. 44mila persero la casa.
Dicono che al secondo giorno l’eruzione si fermò, o scemò, per effetto dell’esposizione delle reliquie di San Gennaro di fronte al vulcano, però continuò per altri 15 giorni.
Una lapide in latino, voluta dal vicerè, ammonisce i posteri:
“… tu si sapis audi clamantem lapidem, sperne larem, sperne sarcinulas, mora nulla fuge”.
“Se sei saggio ascolta quel che consiglia questa lapide, lascia la casa, lascia i bagagli, fuggi senza perdere tempo”.
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GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413(Nota di AGENZIA) C’è anche il leader dell’Udc sardo, Giorgio Oppi, già parlamentare e più volte assessore regionale, tra i nuovi indagati dalla Procura di Cagliari nell’inchiesta sull’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi politici del Consiglio regionale della Sardegna. Questa mattina le forze dell’ordine, su richiesta del pm Marco Cocco, hanno perquisito la sua abitazione. Tutte le perquisizioni di questa mattina non hanno riguardato il Consiglio regionale, ma case e uffici in vari centri dell’isola.
Il motto del suo partito (Unione di Centro) era “Io c’entro”.
A volte è meglio se uno non c’entra.

NinoBixioNINO BIXIO
Gerolamo Bixio, detto Nino, morì in Indonesia, il 16 dicembre 1873.
Non era là per gloriose imprese patriottiche, ma per affari commerciali, morì combattendo contro un attacco di febbre gialla.
Di lui sentivo parlare fin dalla scuola elementare, eroe, patriota, braccio destro di Garibaldi, e dicevamo Bicsio nel pronunciarlo.
Alle medie sentii un insegnante, vecchio sardo, che lo chiamava Bisgio, alla sarda (pensavo, e mi sbagliavo), come quando diciamo Masgia per dire Maxia, o come i francesi pronunciano bijou (magari qualche antenato si chiamava Bijou, e poi Bixiu e poi Bixio). Di fatto quel cognome si pronuncia proprio Bisgio, pronuncia che abbiamo in comune coi liguri.
Bixio nacque a Genova il 2 ottobre 1821. Ebbe una triste infanzia, la madre gli morì quand’era piccolo e non ebbe un buon rapporto con la matrigna.
Piccolo ribelle, venne espulso più volte da scuola, tanto che a 13 anni dovette imbarcarsi come mozzo. A 16 fu costretto ad arruolarsi nella marina del Regno di Sardegna. Non si può negare che fosse un uomo di fegato: fu ferito combattendo per la Repubblica Romana nel ’49, fu ferito a Calatafimi e poi a Reggio Calabria nel ’60. Non portava fortuna ai cavalli, che gli morivano sotto crivellati di pallottole.
Braccio destro di Garibaldi, non avrebbe potuto far meglio se fosse stato braccio destro di Vittorio Emanuele, curando gli interessi di Casa Savoia nell’impresa dei Mille. Ne fanno testo le dure repressioni che attuò contro le rivolte contadine dei siciliani illusi di poter finalmente dividersi le terre dei baroni che li sfruttavano: come nel triste caso di Bronte.
Di Bronte (provincia di Catania) racconta bene Florestano Vancini nel film “Bronte- Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato”.
A Bronte Bixio fece in modo che 150 persone fossero processate in cinque ore e ottenne 5 condannati alla fucilazione, probabilmente tutti innocenti degli eccessi e delle 16 uccisioni di notabili e proprietari del luogo. Sicuramente innocente era l’avvocato Nicolò Lombardo, che anzi si era prodigato per evitare quegli eccessi, e innocente era l’anima ingenua di Nunzio Giraldo Franco, lo scemo del paese. Il plotone di esecuzione non ebbe cuore di far fuoco contro di lui, il poveretto chiese la grazia, gridando che la Madonna lo aveva salvato, ma fu ucciso dalla pistola di un ufficiale.
Bixio passò così brevemente da rivoluzionario e zelante custode dell’ordine pubblico. Divenne deputato, generale dell’esercito regio, senatore.
Non fu alla presa di Roma del 1870, dirottato a prendere Civitavecchia, nel timore che non compisse atti feroci contro il clero. Prese Civitavecchia con questo ultimatum: se non vi arrendete entro 24 ore domani mattina si chiederà dove fu Civitavecchia.
La gloria militare e politica evidentemente non gli era bastata se andò a morire cercando lucrosi affari nell’isola di Sumatra.
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Piero Marcialis. P.S. Il film di Vancini, coprodotto dalla Rai, doveva essere uno sceneggiato in tre puntate. Realizzato nel ’72 la Rai lo trasmise solo nel ’74 nella riduzione filmica per le sale. Lo ripropose solo undici anni dopo, infine nel 1987 alle ore 24,00. Dopo altri 11 anni è finito sui canali minori della Rai, una volta nel 1998, e una volta nel 2010.
Il Dvd contiene 16 minuti mai montati prima. L’edizione integrale è inedita. Florestano Vancini è morto nel 2008. Se vi interessa, il film si trova su Youtube.
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NOV NATALE regem.venturum (9 giorni a Natale)

Sebastiano Satta ft piccCITAZIONE DELLA SERA

O vespro di Natale! Dentro il core
ai banditi piangea la nostalgia
di te, pur senza udirne le campane:

e mesti eran, pensando al buon odore
del porchetto e del vino, e all’allegria
del ceppo, nelle lor case lontane.

(Sebastiano Satta, I banditi)

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