Mestieri – Storie di artigiani, contadini e mercanti prima che il mondo diventasse globale. Presentato il libro nato dalla collaborazione tra il fotografo Salvatore Masala e lo storico Sandro Ruju

Mestieri SS
sedia-van-gogh-4-150x150-bis1di Vanni Tola
Il libro Mestieri offre al lettore la possibilità di scoprire e, per i meno giovani, di ricordare alcune delle principali attività economiche della provincia di Sassari nella prima metà del secolo scorso. Nasce dalla collaborazione tra il fotografo Salvatore Masala e lo storico Sandro Ruju. La ricerca fotografica di Salvatore Masala rivela ed evidenzia una grande capacità di indagine del mondo delle antiche professioni realizzata con un impiego raffinato della fotografia analogica in bianco e nero. Immagini che raccontano caratteristiche, particolari, tecniche di lavorazione e impiego di materiali relativi ad attività professionali ormai in parte scomparse. Fotografie efficaci come articoli che solo i grandi fotografi documentaristi sanno realizzare. Basta osservare la venditrice di aglio di via pescheria (sig.ra Antonietta, nota col nomignolo di “Tirighetta”, che sostava anche nell’angolo tra via Rosello e via Muraglie N.d.R.), le splendide immagini del costruttore di botti, la bottega dello stagnino e quella dell’ultimo vecchio fabbro per far rivivere nella nostra mente un passato solo apparentemente dimenticato che, in realtà, è parte integrante della nostra identità storica. Ricompaiono cosi i nomi dello stagnino Salvatore Luzzu, del giardiniere Bruno Casu, del calzolaio Morittu di Bonorva, del pellettiere Gavino Sanna, del coltellinaio Salvatore Fogarizzu, del sellaio Franco Divona, del fabbro Italo Tedde, del cavallante e di tanti altri. (segue) Colonne portanti di una economia preindustriale diffusa nella città di Sassari e nel territorio, depositari delle tecniche professionali dei loro mestieri, maestri di generazioni di apprendisti, talvolta insegnanti nelle scuole di avviamento professionale. Personaggi che lo storico Ruju fa parlare con un’interessante serie di interviste mirate a riscoprire le caratteristiche delle diverse professioni evidenziandone particolarità, problematiche riguardanti l’approvvigionamento delle materie prime, l’evoluzione degli strumenti e alle tecnologie specifiche. La lettura del libro richiama ed evidenzia alcuni aspetti particolarmente interessanti del mondo dell’artigianato. I laboratori artigianali erano diffusi nella città e nei diversi rioni, non esistevano concentrazioni di attività produttive in aree specifiche. Le poche “concentrazioni “ di attività in alcune aree della città rappresentavano l’eccezione. Si cita, per esempio, la presenza di ben tre sellai in Corso Trinità, una sorta di “polo della selleria” probabilmente dovuta al fatto che tale strada ha rappresentato per decenni uno dei principali luoghi di transito e accesso della città. Lì si trovava il mercato civico, la fermata delle “corriere” provenienti dai paesi vicini e dirette all’Emiciclo Garibaldi, li transitavano i carri e i primi automezzi che trasportavano le merci provenienti dal porto di Portotorres e destinati alle aree interne della provincia. Il tessuto produttivo era invece generalmente diffuso nelle stradine dei diversi quartieri. Accadeva talvolta che attività analoghe operassero a breve distanza uno dall’altro, consentendo agli utenti di scegliere il fornitore preferito senza dover percorrere grandi distanze. Penso per esempio ai carbonai, in Corso Trinità ce ne era uno nel primo vicolo chiuso (Sig. Ignazio) e un altro in via Muraglie vicino alla Frumentaria (Sig. Calistri). Accadeva anche che in modesti edifici con pochi ambienti realizzati su più piani, operassero e vivessero più artigiani con attività differenti. Le case laboratorio delle quali riferiscono alcuni degli artigiani intervistati. Un ricordo personale. In Corso Trinità, nell’edificio attiguo alla chiesa, operava un calzolaio che abitava nel secondo piano, vicino al campanile e aveva il suo banco di lavoro nel portone d’ingresso (mastrhu Bainzu detto “lu punzittu”, che era anche il campanaro e l’organista della chiesa). Al primo piano abitava e lavorava una sarta da uomo (Sig.ra Bainza), al pianterreno il modesto alloggio di un ortolano che tutte le mattine andava negli orti della vallata di Rosello con la sua bicicletta e la sua cassetta a raccogliere gli ortaggi che poi vendeva al mercato. Oltre la ricostruzione storica dei diversi mestieri, il libro racconta le diverse fasi del passaggio dall’attività artigianale alle produzioni industriali degli oggetti che hanno rappresentato l’inizio della fine per molti laboratori artigianali. Come pure sono rese evidenti le potenzialità economiche e occupazionali dei mestieri “resistenti”, di quelle attività che ancora operano producendo manufatti di elevata qualità e occupando ben definite nicchie di mercato che meriterebbero un’adeguata protezione e valorizzazione e un’attenta politica d’inserimento di giovani artigiani. La scommessa sul possibile recupero, anche in termini produttivi e occupazionali, di antichi saperi è l’indicazione, direi la speranza, che traspare dall’attenta lettura delle interviste e dalle dichiarazioni degli autori. Un libro che è importante leggere e, per la preziosità delle immagini fotografiche, anche molto piacevole osservare.
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MESTIERI – Storie di artigiani, contadini e mercanti prima che il mondo diventasse globale.
Autori: Salvatore E.Masala e Sandro Ruju . Edizioni R&R Sassari

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