L’urlo dei Sardi contro la disperazione
di Vanni Tola
L’etica e gli avvoltoi, la tragedia e la cinica burocrazia, il comportamento di Equitalia che richiede i contributi agli alluvionati come se niente fosse accaduto, un amministrato e un uomo politico che “cala” sui territori colpiti per portare parole, tante parole. Tutte ciò è tenuto insieme e legato a un nome, Pasqualino Contu di Orosei. Il Signor Pasqualino Contu era un imprenditore che gestiva una azienda produttrice di manufatti in cemento armato. L’alluvione del 18 novembre ha modificato tragicamente il suo destino di uomo e di imprenditore. La sua azienda era stata sommersa da un metro e mezzo di fango, con danni per un milione e mezzo di euro. E non era neppure la prima volta che accadeva. In passato altre due alluvioni avevano messo in ginocchio lo stabilimento, ma il Signor Pasqualino Contu, imprenditore, era riuscito a rialzarsi e ripartire. Questa volta, la terza, il colpo è stato troppo duro. La grande forza di volontà, la tenacia e l’intraprendenza di questa persona perbene sono state sopraffate dalla disperazione. L’imprenditore si è tolto la vita, nel giardino della sua casa a Orosei. Lascia la moglie e tre figlie di ventisette, ventiquattro e otto anni. (segue) Nei giorni successivi l’alluvione, il Signor Contu aveva avuto modo di incontrare il presidente della Regione Cappellacci in visita nelle zone colpite e gli aveva chiesto, in nome degli imprenditori colpiti dall’alluvione, di attivare un canale di finanziamento privilegiato per le aziende colpite. Ricevere aiuti concreti e immediati era la drammatica priorità di quei giorni, insieme al soccorso alla popolazione. Al Signor Contu, come a tanti altri, sarebbero bastati e basterebbero relativamente pochi fondi per riprendere la produzione. Se fossero arrivati, il Signor Contu avrebbe potuto, ancora una volta, ripulire gli impianti e i macchinari e ricominciare, ancora una volta appunto, come le volte precedenti. Ma gli aiuti della pubblica amministrazione, si sa, non sono immediati, non possono essere immediati, non sono mai stati immediati e tempestivi. Cappellacci e la schiera di politicanti che si sono messi in fila per visitare le zone alluvionate e sciorinare promesse di interventi, con un occhio puntato verso le prossime elezioni regionali, non hanno queste priorità. Per gli interventi c’è tempo. Per il Signor Pasqualino Contu, imprenditore e persona perbene, invece il tempo è finito oggi, nel giardino della sua casa. E per molti altri sardi il tempo, la pazienza, la speranza, la volontà di ricominciare cominciano a venire meno. Cappellacci, che proprio oggi è stato investito della candidatura a Presidente della Regione dal suo “dominus” Silvio Berlusconi, si è subito dichiarato “attonito e scosso” nell’apprendere la notizia della tragica scelta del Signor Contu. A parere di Cappellacci “di fronte a un dramma umano che arriva dopo il dramma che ha colpito intere comunità, devastato territori e messo in ginocchio aziende e famiglie, l’unica cosa da fare è raccoglierci in silenzio e meditare, stringendoci alla moglie e ai figli dell’imprenditore di Orosei”. No, assolutamente no! Non vogliamo tacere ne raccoglierci in silenzio, vogliamo urlare. Vogliamo denunciare a gran voce le responsabilità di una classe politica incapace, inerme, codarda. Una classe politica che non ha saputo governare il modo adeguato il territorio, non ha curato l’organizzazione della protezione civile, non sa gestire l’emergenza con l’urgenza e la tempestività che la situazione richiederebbe. Dobbiamo gridare forte, lo dobbiamo al Signor Pasqualino Contu, imprenditore e persona perbene di Orosei. Un urlo di tutti i Sardi che non meritano questa schiera di politicanti poco onorevoli e neppure degni di essere chiamati “signori”.
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