UNIAMOCI VERAMENTE PER VINCERE LA NOSTRA VERA RINASCITA.

EDITORIALI di Attilio Piras e Gavinu Dettori
costantinonivola madre e figlio 1986
di Attilio Piras
Siamo al centro dell’attenzione, su tutti i giornali, sulle televisioni, tutti i media stanno dando grande spazio al dramma Sardo. Succede sempre così, ancora un paio di giorni, poi, non siamo più notizia. Qualcuno ricorda le altre alluvioni, gli altri terremoti: come pensate che sia l’Aquila.
Ora che è toccato a noi Sardi, non voglio essere ancora preso in giro, dobbiamo essere molto responsabili quando deleghiamo qualcuno.
Troppi furbi in giro, e tanti gonzi che cercano di imitarli, ci hanno prima colpiti e ora stiamo affondando.
Non credevo di arrivare a scrivere questo.
Non ho più voglia di essere Italiano, non ho più voglia di essere Europeo, titolo non più quotato: VOGLIO ESSERE SARDO.
Prima voglio essere Sardo, poi ancora Sardo, poi, molto poi, vediamo in che cosa posso essere Italiano e caso mai Europeo.
Sono stanco di vivere in uno stato dove i furbi regnano, dove il più furbo governa da ventanni, per tanti anni ho sentito “ti sbatto in Sardegna”, ora devo sentire “una” che mi rimprovera perchè vivo in uno scantinato.
Mi sono stancato di vedere gente in ginocchio che consegna la nostra bandiera a questi continentali furbi, per bandiera intendo anche i gioielli della nostra Sardegna, il nostro patrimonio più bello LA SARDEGNA.
Questi Conquistadores, con quattro specchietti, ci hanno violentato, sventrato e inquinato cielo, terra e mare, ci stanno costringendo ad emigrare nuovamente e noi pieni di debiti stiamo consegnando la nostra amata terra.
In questa disgrazia sto vedendo tanta solidarietà, dolore, commozione, valori che noi Sardi abbiamo nel dna, si vede che vogliamo bene alla nostra terra: E ALLORA!! UNIAMOCI VERAMENTE PER VINCERE LA NOSTRA VERA RINASCITA.
BASTA! BASTA! UN SOLO OBIETTIVO ” SARDO ”
CI SONO SARDI ONESTI E CAPACI DI GOVERNARE
VENITE FUORI! FATEVI VIVI! FATEVI CONOSCERE. se non ora, quando?
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QUANDO PIOVE: GOVERNO LADRO!
di Gavinu Dettori
CALAMITA’ NATURALI ! Quando l’uomo ci mette lo zampone.
Sgomberato il campo, come dice il detto, che “la responsabilità è sempre dell’uomo”, bisogna fare a mente fredda qualche considerazione . E’ allarme, e considerato disastro, quando una calamità naturale coinvolge direttamente l’uomo, nel senso che ci lascia le penne.. Le calamità che coinvolgono soltanto il territorio naturale, sono incontrollabili e seppur sconvolgenti, transeant. Ricordo , nel ’63 mi sembra, un grande alluvione che sconvolse il centro della Sardegna. Era piovuto di continuo per due giorni. Ero studente a Nuoro, e dalla finestra della casa dove abitavo, nella periferia, osservavo con apprensione come da un muretto a secco che recintava una vigna di fronte, usciva a fiotti, quasi in pressione l’acqua che si versava nella cunetta della strada. La vigna era un terreno permeabile per eccellenza, ma ormai era gravida di acqua e si era formato un lago. Erano crollati lunghi tratti del muraglione che recintava il sanatorio, e dal cortile del consorzio agrario , dove si era aperta una frana, i bidoni di carburanti e di mangimi ed altro, erano convogliati nel fiume Cedrino fino nelle campagne di Oliena. Nelle Campagne di Benetutti, nel Goceano, un ovile di pastori con essi dentro, erano scivolati a valle nel ruscello diventato fiume. Sono i primi affluenti del fiume Tirso, che si adagia nella prima valle dei paesi, Benetutti, Bultei, Anela, Bono, e che quando si “ ira”, è spesso anche funesto nel suo scorrere, scavalcando i ponti che lo traversano, ma senza mai demolirli, benché ne abbia visto danneggiati fino a snudare la cappa delle volte: fra questi il bellissimo ponte nel territorio di Illorai Ponte antico, dicono romano, impiantato sul roccione si erge piccolo ma maestoso, snello elegante, resistente, Forse il più bel ponte che abbiamo in Sardegna. Nel mio paese Anela, sempre nel Goceano, una così detta BOMBA D’ACQUA, cade a monte nel compluvio di una zona boscosa, quindi non compromessa,se non da qualche capanna di pastore, ruina a valle con rocce ed alberi e distrugge ogni cosa lungo il ruscello dove l’uomo approntava gli orti. Niente morti, e la notizia non arriva neanche ai paesi contermini.
Questo per dire che sconvolgimenti naturali avvengono anche dove l’uomo non mette becco; e non fanno notizia se no quando coinvolge la vita dell’uomo, in specie quando non è una fatalità come nel caso dell’ovile di Benetutti, ma vi si riscontra la sua negligenza e colpa. Ma l’uomo ha oggi la possibilità di prevenire e deve avere l’oculatezza di intervenire nelle situazioni a rischio, anche in quelle che riguardassero soltanto il territorio naturale. E lì nasce la colpevolezza. Le acque si sa scorrono fino al punto più basso, fino al mare; e scorrono anche sotto il terreno fino ad imbevere e rendere scivolosi gli strati sottostanti creando le frane; e scorrono sotto il gretto asciutto del familiare ruscello e nei compluvi dove non appare alcuna traccia dovuta a scorrimento d’acqua, oggi. Ma l’acqua ha memoria di millenni e quando ogni vaso si colma invade ogni dove fino a riposare nelle pianure e nel grande mare.. Se piove a 30 km dal mare, sempre lì deve arrivare,e se li si frappone un ostacolo, questo deve essere tale da contenerla sia in quantità che in resistenza. Ma in natura niente è dato per certo, e così successe anche il disastro di Longarone.
Ma per tornare ad oggi, Olbia e tante espansioni e conurbazioni, son cresciute senza controllo e razionalità in modo abnorme, invadendo il territorio senza margini di discontinuità, a macchia d’olio , come si dice in gergo urbanistico. Queste improvvedute espansioni hanno caratterizzato gli sviluppi urbani dell’età moderna, forse a datare dalla prima rivoluzione industriale di metà ‘700.
Il richiamo alla città ed ai poli industriali, lo spopolamento delle campagne sono il fenomeno più appariscente. L’aspetto economico dello sviluppo è stato il mezzo per dare la casa al minimo costo ed alti profitti. Nasce il fenomeno della speculazione edilizia, con la speculazione sul prezzo dei suoli Acquistano maggior valore i terreni contigui all’edificato esistente. Il territorio diventa una spugna. Le zone pianeggianti, che sono anche le più basse, sono anche le più economiche per l’edificazione e per le opere di urbanizzazione.
L’invasione cieca e scriteriata ne è il risultato.
Ma l’acqua ha memoria e quando vi ritorna , trova un tappo, che non è una diga all’uopo costruita, ma case e manufatti che contengono l’uomo e suoi beni. Ecco fatto, le cause dell’espansione selvaggia, ormai si conoscono: è il profitto, derivante dal plusvalore dei terreni e dei manufatti. Il tutto è sovrastato dall’IDRA a tante teste che è il sistema economico CAPITALISTA, che deve sfruttare ogni risorsa, in primis, naturale, fino all’esaurimento., senza freno alcuno, adducendo che nella libertà imprenditoriale ed economica risiede la libertà del libero uomo e la democrazia. Così anche il costo del risanamento ruota nella stessa logica ed anche il costo delle vite umane, tutto sacrificato in nome di questo SISTEMA INGIUSTO e di quell’IDOLO DENARO, come finalmente! ha detto un Papa (Francesco), di recente a Cagliari, parlando con operai di lavoro e dignità umana.
Il popolo, la così detta società civile,non ha la possibilità di incidere sul sistema, e affamato di abitazione, benessere e profitti, vi si adagia, nonostante in democrazia ?, abbia lo strumento, attraverso il voto, per fare qualche coraggiosa scelta ,ma che non fa. Così nell’ingiusto amalgama del mercato, dove tutti sembra che abbiamo qualcosa da difendere e da sfruttare, nessuno rinuncerebbe ad edificarsi una casa nel proprio terreno di periferia , in qualche modo avuto o comprato, la propria prima casa, se non anche la seconda che servirà per il figlio.
Non spetta certamente al cittadino, stabilire l’idoneità all’edificazione del terreno, fagocitato da un ameba che non conosce pericoli se non il profitto? Ecco perché la colpa ricade, dopo l’invisibile SISTEMA, negli amministratori,di ieri, che hanno gestito la cosa pubblica lasciandola in mano agli speculatori, i costruttori di case, che hanno anche orientato i piani urbanistici nei terreni più favorevoli al “fare profitto”, e di quelli di oggi per non aver predisposto gli interventi di tutela a salvaguardia di disastri ormai annunciati, e per quanto, nonostante tutto continuano a lasciar fare .
LA COLPA E’ INCOMBENTE!

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