Il cavaliere dei Rossomori e la questione morale

lussu
di Giuseppe Andreozzi

Giuseppe Fiori, nel bellissimo saggio “Il cavaliere dei Rossomori”, riporta un aneddoto su Emilio Lussu riferito da Vittorio Foa, che all’epoca del fatto era segretario, con altri, del Partito d’Azione. Lussu era ministro dell’assistenza post bellica nel governo guidato da un altro compagno di partito, l’azionista Ferruccio Parri (21 giugno – 10 dicembre 1945).

Ricorda Foa: «Nel settembre 1945 …. andai (da Lussu) a chiedergli, per aiutare finanziariamente il partito di cui entrambi facevamo parte, di mettere una firma sotto un’autorizzazione, cosa consueta nel sottobosco politico del tempo. Lussu rispose: “Compagno, puoi chiedermi di montare a cavallo e andare in via Nazionale a rapinare l’oro della Banca d’Italia, e io – per il partito – lo faccio subito. Ma mettere una firma sotto una cartaccia, giammai!” »

Chi ha avuto modo di conoscere Vittorio Foa, o almeno la sua storia, arrestato all’età di 25 anni e condannato a 15 anni di carcere dal tribunale speciale fascista, può immaginare che si trattasse di un peccato veniale e si legge l’ironia dell’uomo nel riferimento alle consuetudini del “sottobosco politico del tempo”, se pensiamo che Foa raccontò il fatto negli anni ’80, quando il sottobosco aveva ormai soverchiato la foresta. Ma la lezione fu sicuramente salutare per il giovane segretario.

Quanto a Lussu, sappiamo che dopo la caduta del governo Parri fece parte ancora per pochi mesi (fino al 20 febbraio 1946) del primo governo De Gasperi, ma solo come ministro “senza portafoglio”, oggetto, quest’ultimo, che doveva essere ritenuto inutile nelle mani di un simile uomo politico.

Poco dopo finiva anche, col partito d’azione, la straordinaria esperienza di una forza politica che aveva preteso di coniugare libertà democratiche e socialismo, governo del mondo e diritto dei popoli all’autodeterminazione, il sardismo di Lussu e l’europeismo federalista di Spinelli. Saldata sul cemento del movimento antifascista di Giustizia e Libertà dei fratelli Rosselli. Fatta di persone straordinarie per integrità e spessore intellettuale e morale come Norberto Bobbio, Piero Calamandrei, Carlo Azeglio Ciampi, Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone, Leone Ginzburg, Riccardo Lombardi, Emilio Lussu, Eugenio Montale, Ferruccio Parri, Gaetano Salvemini, Altiero Spinelli, Giorgio Spini, Leo Valiani, Bruno Zevi.

Il paragone col presente intristisce. Però dobbiamo immaginare che quel patrimonio di idee, di coraggio e di esempi non è scomparso per sempre, come acqua gettata nel deserto, ma scorre ancora nel sottosuolo e forma una specie di fiume carsico che ognuno di noi deve alimentare ogni giorno, con pazienza. Sapendo che un giorno potrà risalire e scatenarsi contro le ingiustizie e l’immoralità con la furia di un coraggioso cavaliere.
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Pubblicato anche sul sito dei Rossomori

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