Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
La storia senza la politica è una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada; la politica senza la storia è uno che cammina senza guida. (Alessandro Manzoni).
MARTIN LUTERO
Il 31 di ottobre del 1517 un frate agostiniano, sassone di origini contadine, laureato in teologia, affigge sul portone della cattedrale di Wittenberg, 95 tesi che mettono in discussione la politica di santa romana chiesa della vendita delle indulgenze (per guadagnare il paradiso) per raccogliere fondi pro erigenda basilica di S. Pietro in Roma.
Parte da questo avvenimento la Riforma protestante.
Non fu cosa facile, se si pensa che Martin Luther rischiò la testa.
Tra le cose che la Riforma mise in discussione fu l’uso esclusivo del latino nella liturgia e il rifiuto relativo delle lingue volgari (a proposito, quale sarebbe il problema di celebrare la messa in sardo in Sardegna?), così che la lettura e l’interpretazione della Bibbia era riservata ai dotti, nonostante circolassero ormai edizioni della Bibbia nelle lingue volgari (la prima Bibbia stampata da Gutenberg nel testo della Vulgata è del 1455).
ANTEO ZAMBONI
Su 31 de su mes’e ladamini de su 1926 arribat sa nova in Casteddu chi a Bologna unu piccioccheddu boliat bocciri a Mussolini. Su piccioccu, Anteo Zamboni, 15 annus, dd’anti mortu a stoccadas in sa ruga. Custu pero’ a su segretariu de su partidu fascista no dd’abbastat e mandat in donnia cittadi unu telegramma cun custus fueddus “restano da colpire i complici”.
(da “Emilio Lussu”, di Piero Marcialis, 1996).
Anteo Zamboni era nato a Bologna l’11 aprile 1911. figlio di un tipografo anarchico divenuto fascista. Anteo si appostò nel punto in cui l’auto del Duce rallentava per svoltare, tra via Rizzoli e via Indipendenza, sparò un colpo di pistola, ma il braccio fu deviato da un maresciallo dei carabinieri.
Il colpo sfiorò soltanto Mussolini. Il tenente del 56° fanteria Carlo Alberto Pasolini, padre del piccolo Pier Paolo, bloccò l’attentatore. Subito dopo un gruppo di squadristi bolognesi e milanesi lo massacrò. (segue)
L’attentato fu il pretesto per una serie di azioni repressive.
A Cagliari ci fu il tentativo di uccidere Emilio Lussu nella sua casa in Piazza Martiri. Un migliaio di fascisti, agli ordini di Giovanni Cao, conte di S.Marco, capitanati da un certo Nurchis, assediò la casa al grido di “A morte Lussu!”.
Morì un giovane fascista che cercava di entrare da una finestra, fulminato da Lussu con un colpo di pistola. L’eroico signor Nurchis svenne.
Lussu fu arrestato da carabinieri e polizia e incarcerato. Processato, fu assolto per legittima difesa, però fu inviato al confino a Lipari.
L’8 di novembre era stata abolita l’immunità parlamentare e lo stesso giorno fu incarcerato, colpevole di nulla, Antonio Gramsci.
In questo modo, con la scusa di Bologna, il fascismo sistemò i due sardi, pilastri della lotta antifascista
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