Gli OCCHIALI di PIERO

CITAZIONE DELLA SERA
I nostri responsabili nazionali e regionali darebbero esempio di umiltà se si ritirassero per qualche anno in mezzo ai lavoratori delle officine, delle miniere e delle campagne, a farvi un serio corso di rieducazione democratica e socialista. E quelli fisicamente più deboli nell’Istituto Gramsci, per approfonditi studi sulla prassi. (Emilio Lussu).

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414MARCIA SU ROMA
28 ottobre 1922, nigro signanda lapillo.
Sono ben noti i delitti, le smargiassate, il razzismo e il disastro militare.
Meno noti l’avversione all’autonomia (“non intendo fare la minima concessione all’autonomia”, Mussolini), il disprezzo della lingua sarda e di tutte le parlate locali, considerate primitive e distintive delle classi inferiori per censo e per cultura. Obbligatorio quindi l’uso dell’italiano nella vita pubblica, a scuola, nelle feste, nelle funzioni religiose.
La faccenda è continuata in democrazia ed è ancora imperante e coriacea, per non dire di altre spiacevoli cose.
Ciò che è storicamente superato è ancora storicamente presente.

Rafael Alberti ft1RAFAEL ALBERTI
Il 28 ottobre 1999 muore a Cadice il poeta Rafael Alberti.
Ho avuto occasione, non dico di conoscerlo, ma di incontrarlo.
Ero militare a Roma, nel ’75, in fuga dalla caserma per seguire gli amici della Cooperativa Teatro Sardegna che rappresentavano al Tor di Nona
“Gli occhi tristi di Guglielmo Tell” di Alfonso Sastre, periodo pasquale.
Probabilmente per solidarietà con l’autore, perseguitato dal regime di Franco, Alberti venne a vedere lo spettacolo. Apparve nella sala come un’icona e tutti capimmo che era lui, anche se non lo avevamo mai visto prima. 74 anni, un bel vecchio, lunghi capelli bianchi, viso espressivo.
Lo accompagnava una giovane, silenziosa, devota. Il poeta strinse la mano ai presenti e alla fine della rappresentazione si fermò a parlare con gli attori e con gli spettatori rimasti. Al cronista della Rai-Tv, presente per l’occasione, diede modo di parlare non solo di sè, da anni a Roma, ma dello spettacolo, di Sastre e della Spagna. Il giornalista si trattenne a lungo e in maniera spiritosa anche io fui inquadrato e intervistato, ero in divisa, “anche un soldato è presente” (veramente ero preoccupato, perchè non solo non ero autorizzato, ma ero “in fuga” da due giorni, dormivo alla pensione, su un materasso per terra, nella stanza con Tino Petilli e il parrucchiere).
Alberti morì a quasi 97 anni, essendo nato il 16 dicembre 1902. Era rientrato in Spagna nel 1977, dopo 40 anni di esilio, con la moglie, la grande Maria Teresa Leon, che, putroppo malata di Alzheimer, morì a 85 anni nel 1988. Una giovane intellettuale italiana (forse la stessa di quella sera a Roma), rimase vicina al poeta fino alla morte.

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