La crisi planetaria della ragione

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Disimparare la guerra, Il lavoro e il Sabato, La Terra è di tutti, Umani e Inalienabili
Pace, Lavoro, ambiente, diritti.
31/03/2025
L’intervento del Presidente di Costituente Terra Luigi Ferrajoli all’assemblea pubblica della CGIL “Pace, lavoro, ambiente, diritti: l’Europa e il mondo di fronte a sfide inedite” del 29/03/2025
CT

La corsa verso l’abisso – L’umanità sta vivendo la sua fase forse più drammatica. Per la prima volta nella storia, la sua stessa sopravvivenza è minacciata da sfide e catastrofi globali: il riscaldamento climatico, il pericoli di conflitti nucleari, la crescita delle disuguaglianze e la morte ogni anno di milioni di persone per mancanza di alimentazione di base e di farmaci salva-vita, il dramma di centinaia di migliaia di migranti ciascuno dei quali fugge da una di queste catastrofi: dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni, dai disastri ambientali. A nessuna di queste sfide vengono date risposte sensate. Siamo di fronte, al contrario, a una crisi della ragione, a una crisi del diritto, a una crisi della democrazia e a una crisi della politica.
Anzitutto a una crisi della ragione. Negli Stati Uniti abbiamo un presidente pregiudicato e condannato per gravi delitti, che sta distruggendo lo stato di diritto e la democrazia del suo paese; che taglia i già scarsi fondi al modestissimo welfare statunitense, attacca le università e chiama “illegali” i giornalisti e i giornali che lo criticano; che ha abbandonato l’Ucraina, progettandone la resa e pretendendo la restituzione dei finanziamenti della resistenza che proprio gli Usa avevano pesantemente sollecitato e, cosa ancor più abietta, progetta una gigantesca pulizia etnia: l’espulsione di due milioni di palestinesi dalla striscia di Gaza dopo la carneficina messa in atto da Netanyahu.
Ebbene, una risposta sensata e razionale dell’Europa a questa rottura dell’Alleanza atlantica e all’umiliazione inflitta da Trump all’intera Unione Europea, avrebbe dovuto essere un’autonoma iniziativa di pace nei confronti della Russia, all’insegna del graduale disarmo reciproco e delle reciproche garanzie di sicurezza. Si sarebbe ottenuta una pace sicuramente più vantaggiosa per l’Ucraina del progetto di spartizione che stanno trattando Trump e Putin. E invece si procede a una corsa insensata a nuovi armamenti: allo stanziamento di ben 800 miliardi voluti da Ursula von der Leyen per il riarmo, mentre Macron progetta l’invio in Ucraina di forze europee e la Germania cambia la sua costituzione per investire in armamenti centinaia di miliardi. Stiamo giocando col fuoco. Le odierne spese militari dei paesi dell’Unione sono già oggi il triplo di quelle russe, ma nessun aumento potrebbe portarle all’altezza delle 6.000 testate nucleari di Putin. Questo riarmo è dunque una follia: è caduto il tabù della guerra nucleare e si ipotizza con leggerezza uno scontro tra l’Unione Europa e la Russia che finirebbe per deflagrare nella distruzione dell’Europa.
Siamo di fronte, in secondo luogo, a una crisi del diritto: del diritto internazionale e del diritto costituzionale. I nuovi autocrati del mondo – Trump e Putin, Erdogan e Netanyahu – ignorano il diritto e i diritti e conoscono solo il diritto del più forte. Anzi, disprezzano il diritto, le costituzioni, le separazioni dei poteri come illegittimi limiti ai loro poteri che intendono come assoluti. L’aspetto più impressionante del fenomeno Trump consiste nell’ostentazione di questo disprezzo del diritto, di questa pretesa di essere investito di pieni poteri e dell’aperta disumanità dei suoi provvedimenti esecutivi, firmati tutti davanti alle telecamere.
Nel momento in cui la crescita delle disuguaglianze globali e il collasso del nostro ambiente naturale – la riduzione della biodiversità, il riscaldamento climatico, le pandemie incontrollate, la distruzione delle faglie acquifere e gli inquinamenti dell’aria, dell’acqua e del suolo – richiederebbero, per essere fronteggiati, un aumento della complessità istituzionale e del ruolo del diritto quale sistema di regole imposte ai poteri selvaggi della politica e dell’economia, si sta producendo, paradossalmente, il fenomeno esattamente opposto: la semplificazione e la personalizzazione dei sistemi politici che stanno riducendosi alla sovranità di pochi padroni del mondo.
Siamo di fronte, in terzo luogo, a un collasso delle nostre democrazie, in questi ultimi 30 anni svuotate dalla globalizzazione, sia nelle forme che nei contenuti. A causa dell’asimmetria tra il carattere globale dei poteri economici e il carattere locale dei poteri politici, si è capovolto il rapporto tra politica ed economia. Non sono più i governi che garantiscono la concorrenza tra le imprese, ma sono le grandi imprese che mettono i governi in una concorrenza al ribasso, spostando i loro investimenti dove possono meglio sfruttare il lavoro, devastare l’ambiente, corrompere i governi e non pagare le imposte. I mercati si sono così trasformati negli odierni sovrani assoluti, invisibili e impersonali, dai quali provengono le maggiori aggressioni alla civile convivenza: le guerre, promosse anche dalla pressione delle grandi società produttrici di armi; il riscaldamento climatico, provocato dallo sviluppo industriale ecologicamente insostenibile; la crescita delle disuguaglianze e delle povertà, determinata dall’imposizione della riduzione delle imposte sui ricchi e delle spese sociali a beneficio dei poveri; il dramma dei migranti e lo sfruttamento crescente del lavoro, tramite la schiavizzazione dei lavoratori nei paesi poveri e, nei nostri paesi, dei lavoratori immigrati tenuti in condizioni di irregolarità e di precarietà.
Ma non avevamo ancora toccato il fondo. Oggi stiamo assistendo a una quarta crisi, quella della politica, che si manifesta in un’ulteriore regressione del capitalismo. La subalternità della politica ai mercati generata dalla globalizzazione manteneva pur sempre la distinzione tra sfera pubblica e sfera privata. Questa distinzione sta progressivamente venendo meno. Oggi i grandi multimiliardari sono insofferenti dell’esistenza stessa di una sfera pubblica, sia pure subalterna ai loro interessi, e vogliono sbarazzarsene. Sono i nuovi padroni del mondo e non si preoccupano di nasconderlo. Alla politica e alla sfera pubblica questi nuovi padroni del mondo lasciano solamente il ruolo dell’organizzazione delle elezioni e delle campagne elettorali al fine di legittimare come democratici i nuovi assetti di potere e il compito di reprimere il dissenso. E’ un’involuzione pre-moderna, che consente di parlare di un neo-feudalesimo capitalista, caratterizzato dalla concentrazione, nelle mani delle stesse persone di poteri economici e di poteri politici, di proprietà e sovranità, di sfera pubblica e sfera privata, non diversamente da quanto accadeva nelle società feudali.
Il fenomeno Musk, proprietario di 7.000 satelliti destinati a diventare 12.000 che orbitano intorno al nostro pianeta e gestiscono a livello globale le importantissime funzioni in materia di informazione e di comunicazione, è emblematico. Esso ci ha messo di fronte a un fatto terribile e minaccioso: la proprietà privata di beni fondamentali della sfera pubblica, e perciò un potere immenso, senza regole né controlli, che prefigura un mutamento di regime consistente nel dominio diretto, senza neppure la mediazione della politica, da parte di pochi miliardari. Si è infatti ignorato e violato il Trattato sulle attività nello spazio extra-atmosferico, concluso a Washington il 27 gennaio 1967 e approvato da quasi tutti i paesi membri dell’Onu, a cominciare dagli Stati Uniti e dall’Italia che l’hanno ratificato rispettivamente il 10 ottobre 1967 e il 18 gennaio1981. Il primo articolo di questo trattato stabilisce: “L’esplorazione e l’utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, saranno svolte a beneficio e nell’interesse di tutti i paesi, quale che sia il grado del loro sviluppo economico o scientifico, e saranno appannaggio dell’intera umanità”. E’ una norma chiarissima, clamorosamente violata dal quasi monopolio dello spazio acquisito di fatto da Elon Musk. Gran parte dei satelliti in orbita intorno al nostro pianeta sono infatti satelliti Starlink, di sua proprietà.
È avvenuta, in breve, un’appropriazione privata dello spazio pubblico extra-atmosferico, che fa di Musk la persona non solo più ricca (473 miliardi di dollari), ma anche più potente del mondo. E’ una mutazione dello stesso capitalismo neoliberista, che fino ad oggi ha devastato la sfera pubblica e sottomesso la politica all’economia, mantenendo tuttavia la separazione formale tra le due sfere. Il fenomeno Musk segnala un’ulteriore involuzione: una regressione allo stato patrimoniale dell’età feudale, quando la politica non si era separata dall’economia quale sfera pubblica ad essa sopraordinata. Oggi siamo di fronte al diretto governo privato e al tempo stesso globale di settori fondamentali della vita civile e della vita pubblica. Sfera pubblica, separazione dei poteri e diritti fondamentali sono concetti ad esso estranei e con esso incompatibili.
È chiaro che queste sfide globali, se non vogliamo che democrazia e diritti perdano di senso, richiedono risposte globali. Siamo soliti dire che abbiamo la costituzione più bella del mondo. Ma questa costituzione, come tutte le altre costituzioni nazionali, valgono all’interno dei nostri Stati, ma sono del tutto impotenti di fronte ai problemi globali. Abbiamo anche un’embrionale costituzione del mondo, formata dalla carta dell’Onu e dalle tante carte internazionali dei diritti umani. Ma queste carte sono fallite, dato che promettono pace e diritti umani senza introdurre le relative garanzie, cioè i divieti e gli obblighi corrispondenti ai principi proclamati. Si riducono, quindi, a enunciazioni di principio, formule retoriche, screditate purtroppo dalle loro sistematiche violazioni.
Per tutto questo, la nostra associazione Costituente Terra propone una risposta alle crisi e ai drammatici problemi globali che può apparire utopistica, e che invece è l’unica risposta realistica: prendere sul serio i principi del diritto internazionale vigente – la pace, l’uguaglianza e i diritti fondamentali stabiliti nella carta dell’Onu e in tante carte dei diritti umani – e mobilitare l’opinione pubblica mondiale a sostegno di una Costituzione della Terra che introduca le garanzie e le istituzioni di garanzia in grado di renderli effettivi. La prima garanzia è quella della pace, e consiste nella proibizione e nella punizione come crimini gravissimi della produzione e del commercio delle armi – non solo delle armi nucleari ma di tutte le armi da fuoco – e perciò la messa fuori legge delle attuali imprese produttrici di armi, corresponsabili moralmente di ogni guerra e di ogni assassinio. Senza le armi le guerre sarebbero impossibili e il numero degli omicidi – oggi quasi mezzo milione – crollerebbe. A garanzia dell’ambiente dovrebbero essere istituito un demanio planetario, in grado di sottrarre al mercato e alla dissipazione beni vitali della natura come l’acqua potabile, le grandi foreste e i grandi ghiacciai. Dovrebbero infine essere istituiti, a garanzia dei diritti alla salute, all’istruzione e alla sussistenza, servizi sanitari, scolastici e assistenziali globali, finanziati da un fisco globale progressivo sulle attuali ricchezze multi-miliardarie. Non si tratta di un’utopia. La creazione, in un mondo sempre più integrato e interdipendente, di una Federazione mondiale basata su una tale Costituzione della Terra è la sola alternativa razionale e realistica a catastrofi globali il cui esito ultimo potrebbe consistere nell’estinzione delle condizioni di vita sul nostro pianeta e nella scomparsa del genere umano.
Frattanto Costituente Terra ha deciso di promuovere una class action di carattere per così dire universale e planetario contro Musk per indebito arricchimento. Le class actions sono azioni collettive che possono essere promosse da tutte le persone accomunate dalla lesione dei medesimi diritti. In questo caso l’insieme di persone titolari dei diritti lesi è l’intera umanità. Ebbene, esiste già, grazie al trattato del 1967 sugli spazi extra-atmosferici, qualificati come “appannaggio dell’intera umanità” la cui utilizzazione va fatta a beneficio di tutti i paesi del mondo, un frammento del demanio planetario previsto dal nostro progetto di una costituzione della Terra. Di qui la possibilità di un’azione giudiziaria diretta non solo ad accertare l’indebito arricchimento ottenuto da Musk dall’utilizzazione di un bene comune dell’intera umanità, ma anche a sollevare il problema politico dell’indebita privatizzazione di un pezzo enormemente importante della sfera pubblica.
Ma è soprattutto la mobilitazione massiccia dell’opinione pubblica la migliore difesa contro le crisi in atto della ragione, del diritto e della democrazia. Per questo sono estremamente importanti i cinque referendum abrogativi organizzati dalla CGIL per l’8 e il 9 giugno di quest’anno: perché essi prefigurano una risposta di massa a questo fascio-liberismo globale, in grado di ristabilire i diritti da esso negati. Sono referendum importanti non soltanto per i loro contenuti: contro la libertà di licenziamento, contro la precarietà del lavoro, a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e a favore della riduzione da 10 a 5 anni del periodo di residenza legale necessario per ottenere la cittadinanza italiana. Sono importanti anche per mostrare l’esistenza di un’altra Italia: di un’Italia civile contro l’Italia incivile della Meloni; di un’Italia antifascista contro l’Italia neo-fascista espressa dall’attuale governo; di un’Italia del lavoro e della solidarietà contro l’Italia dei padroni e degli evasori fiscali; di un’Italia costituzionale, impegnata nella difesa dei diritti fondamentali costituzionalmente stabiliti, che sono tutti altrettante leggi dei più deboli contro la legge del più forte che si afferma quando essi vengono violati o vengono meno le loro garanzie.
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E’ online
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