Europa nel cuore per gli Stati Uniti d’Europa costruttori di Pace e Solidarietà
ti scriviamo per dirti che ti siamo vicini, perché, dopo che hai perduto le tue coordinate, tutti ti strattonano, cercano di farti andare dove non vuoi, a perderti. Nella confusione, sono pure scesi in piazza, per dire le cose più diverse, abbandonandoti intanto a torvi governanti ben vestiti e ben armati, e in sostanza per esaltarti e tradirti. Dicono Europa Europa, e tu non ci sei, perché ti hanno amputato, ti vogliono divisa, hanno bisogno di un nemico, e questo nemico se lo costruiscono dentro l’Europa stessa, è la Russia, che sarebbe una minaccia e un pericolo per il solo fatto di esistere. Biden addirittura diceva che la Russia doveva essere portata alla “condizione di paria”. Qui aveva ragione Trump quando diceva che Biden era stato il peggiore presidente degli Stati Uniti, una democrazia mitizzata come modello di democrazia da esportare per tutti, che vorrebbe far regredire un altro grande Paese alla condizione castale, non solo ultima casta, ma fuori casta, fuori cioè della società, fuori dell’umanità.
Certo, Biden non era un filosofo, e negli ultimi due anni della sua presidenza la ragione se n’era andata, tanto che l’America era governata dalle due o tre persone che gli erano vicine, e si è visto con quali risultati. Invece è un filosofo, anzi addirittura sarebbe un “nuovo filosofo”, Bernard Henri Lévy, il quale per aizzarci alla lotta contro la Russia scrive sulla “Stampa” che Putin ci odia (lui lo sa), vuole disgregare l’Unione Europea portando l’Est sotto il suo controllo, e in questo fa con Trump una “coppia diabolica”. Un filosofo che legge la storia come un affare di diavoli! Se fosse questa la tua cultura, dove sarebbe finita la cultura europea!
Ma anche uscendo da queste bassure, ai piani appena più alti della politica e dell’informazione, troviamo i campioni di quella che chiamano Unione Europea, che ti vogliono smembrata e divisa. E in ogni caso approntano il grande bisturi delle armi, almeno 800 miliardi. Si pavoneggiano rivendicando per l’Europa le radici ebraico-cristiane, ma sono contro san Paolo, lo prendono per putiniano. San Paolo dice ai Corinti che un corpo non può essere smembrato: “Non può l’occhio dire alla mano non ho bisogno di te; oppure la testa ai piedi: non ho bisogno di voi. Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli, sono le più necessarie, perché nel corpo non ci sia divisione ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre e se un membro soffre tutte le altre soffrono insieme perché tutte le membra del corpo, pur essendo molte sono un corpo solo”. Dell’Unione Europea sono 27 ma tu Europa, a contare la Russia e perché no, l’Ucraina, ne conti almeno 29.
D’altra parte noi come faremmo se non ci fosse la Russia, e se ci distruggessimo per distruggerla, solo perché ci siamo costruiti il fantasma che ci minaccia? Ma una supposta minaccia può giustificare qualsiasi violenza?
La Russia non è il nostro nemico, lo dice perfino Tajani, e la Meloni non vuole mandare i soldati a combatterla. Certo, l’Ucraina violata, ma lì c’erano precisi e innegabili motivi, come allo stesso Parlamento europeo ha spiegato un autorevole e informato americano,
il prof. Jeffrey Sachs. Senza Russia non sei più tu Europa. Ci hai arricchito con i suoi pensieri. Come potevamo noi capire l’anima profonda, efferata, della guerra, senza “Guerra e pace” di Tolstoi? Come potevamo noi capire l’umanità violata di quanti sono considerati “animali umani”, e sono scambiati e venduti, vivi o morti che siano, come le “Anime morte” di Gogol? Lì erano i servi della gleba, qui oggi “l’umanità violata” descritta da Roberta De Monticelli in Palestina e in ogni altro genocidio. E come comprendere tanta ingenuità di un’opinione pubblica candida, onesta e plagiata, senza “L’idiota” di Dostoevskij?
Perciò, cara Europa, dobbiamo ripristinare l’unità del tuo corpo, e risuscitare la tua anima morta. Non basta dire Europa, dobbiamo chiederci chi sei, che cosa c’è nel tuo DNA, qual è l’anamnesi dei tuoi mali e scoprire la cura che ti può guarire.
Nel tuo DNA ci sono anzitutto Creonte ed Antigone, il potere e la libertà, la legge e la grazia, l’obbedienza e la dignità. Ma anche c’è stata l’intronizzazione della guerra, proclamata padre e principio di tutte le cose, di tutti re, da Eraclito a Kant, che la considerava un prodotto della natura, e la pace invece un artificio. Ma nel DNA dell’Europa ci sono anche tutte le passioni umane, che ci sono state svelate nella tragedia greca, amore e morte, gelosia e dono di sé, progetto e speranza.
Ma poi bisogna fare l’anamnesi, tutte le malattie dell’Europa, l’imperialismo universalista dell’Occidente, cominciato a Roma, il culto dei Cesari, la società di signori e servi, le persecuzioni religiose, le scoperte come conquista, il genocidio degli Indios e il rifiuto dell’Altro, le colonie, fino alle due guerre mondiali e alla Shoà, e dopo, le resistenze all’attuazione dello Stato sociale, la mancata messa a profitto della rimozione del muro di Berlino e il recupero della guerra, la restaurazione neoliberista dell’impero del profitto e del mercato, fino al punto da snaturarti, da non sapersi più ciò che tu sei, un personaggio in cerca d’autore.
Il problema è che i tuoi governanti credono che tu abbia bisogno di un Nemico, è l’esistenza di un Nemico che ti conferirebbe la tua ragion d’essere, e perfino quando ti sorvolano telefonate di pace ti vogliono disporre alla guerra. Dicono che il Nemico è già lì per invaderci, fino al Portogallo, ma non arriva come nel deserto dei Tartari.
La verità è che non si rassegnano alla caduta del muro di Berlino. Era questo che aveva permesso a un’ancora “Piccola Europa” di avviarsi verso l’unità, di guardare con occhi nuovi al mondo e di avere la pace, era stato questo che aveva fatto spazio all’alternativa keinesiana e l’aveva preparata all’euro, e pazienza per la Germania divisa, a qualcuno piaceva anche così, almeno era senza esercito.
E allora qual è la cura per te, che ti faccia guarire, come avere per l’Europa una prognosi non riservata, che ti metta fuor pericolo?
La cura è capire che l’Europa non ha bisogno di un Nemico, ma ha bisogno di un’Idea. Anzi che l’Europa stessa è un’Idea, un’Idea che si fa storia, altrimenti non è più nulla. “Idea Europa” era appunto il titolo di un’opera che ne scandaglia la storia ideale, di un teologo gesuita tedesco, Erich Przywara, citato da papa Francesco quando ha ricevuto il Premio Carlo Magno.
Avere un’idea vuol dire avere una visione per la quale vale la pena vivere e lottare, le idee che abbiamo tradito, democrazia, socialità, liberalismo. Ma essere un’Idea che si fa storia vuol dire farsi carico del mondo, e rimettere in gioco la fede che attesta che l’umanità sarà salva, le fedi che abbiamo perduto perché non abbiamo saputo difenderle dalla giusta critica della laicità.
E allora qui va detta la cosa più trasgressiva ed eretica che oggi si possa dire: che per salvarsi l’Europa deve recuperare il suo bene maggiore e perduto, il cristianesimo. Una tale proposta può apparire paradossale nel momento in cui la fabbrica del male arriva a tetti mai raggiunti prima, fino al decreto di sterminio notificato alla popolazione di Gaza dai volantini lanciati, con le bombe e i missili dall’esercito israeliano: “Alla gente di Gaza – è scritto in arabo – prima di iniziare il piano obbligatorio di Trump, ripensateci: la mappa del mondo non cambierà se la gente di Gaza scompare. Nessuno vi noterà. Nessuno chiederà di voi. Né all’America né all’Europa importa di Gaza. Nemmeno agli Stati Arabi. Sono nostri alleati. Ci forniscono denaro, petrolio e armi. Vi mandano solo sudari. Il gioco finirà presto”. La soppressione dell’umano che qui è rivendicata come cultura comune, è il rovesciamento assoluto del cristianesimo, fondato sull’umanità di Dio, ma è anche la bestemmia che rovescia il Patto del Sinai, e ambedue ti chiamano in causa, dalla Casa Bianca a Tel Aviv: e tu dove sei Europa?
Sembra però irreale che oggi l’Europa possa attingere al tesoro cristiano, perché vi fa ostacolo il secolarismo, penetrato in tutte le sue fibre e perché la modernità stessa, e non senza ragione, si è fondata e si identifica con esso, intendendo il secolo come il luogo in cui Dio non c’è, non importa poi se esista o meno, o se viene creduto nel privato delle istituzioni e dei cuori.
Dalla laicità così intesa non si può tornare indietro, nata com’è dalle guerre di religione tra i principi cristiani nel XVII secolo. Ma è stato proprio un cristiano, luterano olandese, che ha fornito, sia pure come ipotesi paradossale, la formula della laicità su cui la modernità si è costruita: giustizia e diritto sono connaturati alla terra, e compito nostro, anche nella blasfema ipotesi che Dio non ci sia (etsi deus non daretur) e non si occupi dell’umanità. E così abbiamo fatto: senza bisogno di essere atei, abbiamo instaurato l’illuminismo e la modernità accogliendo l’ateismo che è il vero nome della secolarizzazione.
Questa ipotesi è stata abbondante di frutti, ma come ora si vede non basta a salvarci. Forse è il caso di provare l’ipotesi opposta: non c’è bisogno di essere credenti per combattere l’orrore con tutte le forze spirituali e umane mosse dalla indimostrata ipotesi che Dio ci sia e si occupi dell’umanità.
C’è però, c’era fino a ieri, un ostacolo insormontabile perché questo potesse avvenire: che il cristianesimo nel suo risvolto mondano si è intrecciato con l’Idea e con la storia d’Europa nelle forme del regime costantiniano o di “cristianità” che “da Costantino a Hitler”, secondo la formula di Erich Prziwara, ha cercato di organizzare l’Occidente come uno Stato totalitario, nel quale, per dirla con la Civiltà Cattolica, “si attua un legame organico tra cultura, politica, istituzioni e Chiesa”; ciò che supponeva la Chiesa come la realizzazione stessa del Regno di Dio sulla terra, e quindi faceva della Chiesa la vera sovrana terrena.
Ma questa forma è passata, non solo grazie alla gloriosa laicità, ma perché il cristianesimo ne è uscito e la Chiesa stessa ne ha operato il ripudio, prima reagendo con veemenza, sentendosi aggredita, poi con la grande proclamazione del Concilio Vaticano II e il suggello profetico di Papa Francesco che, proprio ricevendo il premio Carlo Magno, come al Consiglio d’Europa e alla Curia romana, ha attestato che l’impresa di Carlo Magno è finita, che “non siamo più nell’epoca di cristianità, non più”.
Non per questo egli è rimasto a mani vuote, perché in cambio ha offerto all’Europa e al mondo, un annuncio nuovo, che Dio è solo misericordia, e che se, forse, come lui crede, l’Inferno è vuoto, non possono gli uomini né minacciarlo né “aprirne le porte” sulla terra, a Gaza come ad Auschwitz.
Con la più viva partecipazione
Da Prima Loro, Raniero La Valle, Luis Alberto Orellana, Giovanni Spallanzani.
Quanti volessero aggiungersi ai mittenti di questa lettera lo possono fare comunicando la loro firma a notizieda@primaloro.com.
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Franco Meloni, direttore.
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