La scuola e la formazione vere priorità! Non lasceremo soli i ragazzi dell’Azuni!
di Aladin
Vogliamo correlare la notizia sul disastro della nostra scuola, specie di quella sarda, risultante dal rapporto Ocse riportata con grande enfasi da tutti i media, con la notizia che l’istituto alberghiero Azuni di Cagliari è privo delle cucine, laboratorio indispensabile per la formazione professionale degli allievi dei relativi corsi. La buona notizia è che gli allievi e i loro docenti si sono incazzati e hanno portato la loro protesta in piazza, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e costringere quanti ne hanno la competenza ad intervenire per acquistare le cucine e mettere fine a questa brutta vicenda. Dalle notizie apparse sulla stampa di questi giorni (ne abbiamo raccolte alcune in altro blog) sembra che la vertenza abbia un esito positivo a breve. Ma non c’è certo da fidarsi, considerato il tempo trascorso (ben quattro anni dall’istituzione del corso). Quanto vogliamo sottolineare è il fatto che il problema dell’Azuni sia stato avvolto dalla indifferenza di quanti – al di là dei ragazzi, dei loro insegnanti e delle loro famiglie – avrebbero dovuto prontamente intervenire. E non ci riferiamo solo alle Istituzioni competenti (Regione, Provincia) ma al mondo dell’economia e delle imprese e, quindi, delle diverse organizzazioni che lo rappresentano (la Camera di Commercio, in primis, le Associazioni di categoria, l’associazionismo professionale) che avrebbero dovuto prendere posizione in appoggio ai ragazzi dell’Azuni. Ma come? Ci si lamenta sempre della insufficiente preparazione professionale dei nostri giovani rispetto alle esigenze dell’economia, del mercato e così via e poi sul concreto non si muove un dito perchè si intervenga nelle criticità? La formazione professionale senza i necessari laboratori (nel nostro caso le cucine) e gli altri strumenti pratici per renderla efficace non serve a nessuno. I ragazzi («Mi sono iscritta all’Azuni per imparare il mestiere. Per diventare cuoco non bastano le lezioni di teoria. Ci devono dare le cucine») e i docenti dell’Azuni («Trasformare l’indirizzo enogastronomico della nostra scuola in una disciplina teorica significa rendere noi docenti dei perfetti ciarlatani») lo hanno detto in modo chiaro e noi li sosteniamo con convinzione. Ecco, per tornare alla correlazione da cui abbiamo iniziato: se si vuole affrontare con determinazione ed efficacia il problema della disastrosa situazione della nostra scuole e dell’università, partiamo dalle condizioni materiali e ascoltiamo i nostri giovani e le loro famiglie più che gli accademici e i politici. La scuola e la formazione devono essere la priorità in Italia e in Sardegna! Ciascuno faccia la propria parte, a cominciare dalla politica e dalle Istituzioni. Non lasceremo soli i ragazzi dell’Azuni!
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Ringraziamo Dietrich Steinmetz per il servizio fotografico tratto dalla sua pagina fb
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Azuni su Aladinews
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Articolo correlato: Indagine Isfol – Ocse
La Nuova Sardegna, DOMENICA, 13 OTTOBRE 2013
L’Italia dei semianalfabeti che rischia un triste declino
di EUGENIA TOGNOTTI
Un Paese in cui a tanti giovani mancano le conoscenze basilari per vivere nel mondo di oggi alla lunga finirà per diventare marginale
E così l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, boccia l’Italia. Ci mette dietro la lavagna. E non senza ragione. Il Belpaese è ultimo per competenze alfabetiche, che è come dire l’insieme delle capacità linguistiche ed espressive. Lo dicono i risultati della ricerca “leggere, scrivere e fare di conto” condotta in 24 Paesi e realizzata in Italia dall’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori). I dati non potrebbero essere più sconfortanti: in una scala da zero a 500, il punteggio medio degli adulti italiani è pari a 250, contro una media Ocse di 273. In matematica, la media è pari a 247 a fronte di 269. I punteggi sono riconducibili a sei diversi livelli di competenze e il livello tre è considerato il minimo indispensabile per «vivere e lavorare nel XXI secolo». Ebbene, se si guarda alle competenze alfabetiche, il 27,9 per cento degli adulti non arriva a superare il primo livello, mentre solo il 29,8 per cento degli adulti italiani si colloca dal terzo in poi (il 42,3 è al secondo). Insomma, per dirla con altre parole, oltre un quarto degli italiani, si colloca a livello più basso, o addirittura al di sotto, per competenze in Lettura, nel senso di «comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità». Il fenomeno era del resto ben noto. Qualche anno fa, un’indagine, partita per verificare la capacità di interpretare i foglietti illustrativi dei farmaci, aveva verificato che un terzo circa della popolazione adulta trovava difficoltà a riempire un formulario dal medico e a comprendere le istruzioni per l’assunzione corretta dei medicinali, compresi i più comuni come l’aspirina. Si era allora parlato del fenomeno sociale, che non si può definire sommerso, dell’analfabetismo funzionale o illetteratismo che interessa una parte grande di italiani. Che sanno leggere e scrivere, ma che non padroneggiano (o non padroneggiano a sufficienza) lettura, scrittura, calcolo e strumenti per la comprensione di statistiche, tabelle e grafici a cui si fa sempre più frequentemente ricorso per rappresentare aspetti della vita economica e sociale, dallo spread all’andamento dei prezzi e del potere d’acquisto. Nessun dubbio che si tratti di un potente fattore di discriminazione ed esclusione sociale, culturale ed economico, in un tempo in cui l’utilizzo delle tecnologie digitali e di internet è diventata la regola nella vita professionale e in quella quotidiana, per acquisire informazioni, comunicare con scuole e uffici pubblici, svolgere compiti pratici. Fanalino di coda per competenze in lettura, siamo al penultimo posto, tra 24 paesi, per competenze in matematica, ma anche per abilità nel risolvere problemi in ambienti ad alta tecnologia. Si dicono preoccupati – come dargli torto? – il capo del dicastero del Lavoro e delle politiche sociali Enrico Giovannini e il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, che richiamano in particolare la condizione delle donne e dei cosiddetti Neet, i giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. In termini di competenze alfabetiche il punteggio medio (242) è addirittura di 8 punti sotto la media nazionale. Il che significa che c’è un esercito di giovani e giovanissimi che mancano di conoscenze basilari per vivere e lavorare nel terzo millennio. E’ vero che si è leggermente contratto lo scarto con la media Ocse relativamente alle competenze alfabetiche e che è diminuito il divario tra maschi e femmine. E, tuttavia, non c’è davvero di che stare allegri per il futuro di questo Paese.
[…] si placa la protesta degli studenti dell’alberghiero Azuni. Non si fidano delle promesse dei politici. Vogliono le cucine. Avanti così ragazzi, fino alla […]