La Cagliari segreta (nascosta ai più)
Urbex cagliaritano tra le memorie nascoste della Grande Guerra
di Carla Deplano
La porzione sommitale del colle di Montixeddu, accessibile dalla via dei Falconi e smilitarizzata dopo la seconda guerra mondiale risulta attualmente occupata dalla casa Provinciale “Mater Nostra” della Congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Nelle pertinenze dell’ampio giardino insistono in posizione di vedetta diametralmente opposte due garitte trasformate in altari votivi con statue di San Vincenzo e della Madonna. La prima si scorge sul viale d’ingresso ad est mentre l’altra, nascosta dai pini, si affaccia ad ovest sulla via Milano ed è visibile anche dall’esterno, esattamente all’altezza dell’ingresso del parcheggio della Palestra Forma Karalis.
Ho avuto modo di perlustrare la porzione inferiore del colle di Montixeddu, sbancata e attrezzata dal Genio Militare negli anni ’40 come area di immagazzinamento del carburante che riforniva la Marina Militare. Si tratta di un sito particolarmente affascinante rimasto fossilizzato in mezzo agli esiti della più recente urbanizzazione dell’area a ridosso di Bonaria, compreso tra il fronte di cava ed i campi sportivi della sede del Liceo Alberti prospettante su via Ravenna.
In mezzo alla boscaglia e ai detriti di cava insistono una garitta, due gallerie e due grandi serbatoi circolari. Qui arrivavano gli oleodotti che trasportavano il combustibile dalle navi cisterna presenti nella diga foranea di Su Siccu, presso il Capannone Nervi.
L’area, registrata in una carta topografica della città redatta dai servizi segreti inglesi, fu bombardata dagli alleati il 13 maggio 1943. L’intero sito fu successivamente bonificato dai militari con l’asporto delle macchine di pompaggio e delle coperture circolari dei depositi. Da un esame delle foto satellitari si potrebbe ipotizzare la presenza di un terzo serbatoio in un punto adibito a parcheggio della soprastante Congregazione vincenziana. Se è vero che a livello di elevato non residua nulla, è altrettanto certo che il suo perimetro circolare ricalca perfettamente quello dei due serbatoi militari situati nel livello sottostante, all’interno della porzione pianeggiante ricavata dallo sbancamento del colle.
Le gallerie dotate di muri in cemento armato anti deflagrazione, pareti antisoffio e muri paraschegge furono impiegate come rifugi antiaerei dal personale addetto alle cisterne. Al loro interno si scorgono ancora i resti dei tubi di pompaggio del combustibile. Nella prima è presente un pozzetto ascendente, attualmente tombato, con una scala a pioli d’acciaio che collegava l’area a quella sovrastante in cui insiste il complesso delle suore. Nella seconda galleria si scorge una stanza che appare ricavata nello spessore della roccia, con pareti e tetto isolati e a tenuta stagna: era forse la stanza dei bottoni? Allo stato attuale non è chiaro, essendo completamente spoglia. L’unica cosa sicura è la natura della sua più recente e inquietante frequentazione, caratterizzata dai simboli satanisti e dalle scritte omofobe che sono solita trovare con sconforto durante le mie esplorazioni nelle viscere della città metropolitana.
A conclusione dei tanti sopralluoghi in zone abbandonate, malfamate e pericolose, quasi sempre vandalizzate e colme di immondezza e detriti d’ogni sorta un pensiero torna sempre, tra l’adrenalina della scoperta e lo sconforto di certe visioni. Cagliari ha un’infinità di luoghi pregni di fascino e storia antica e moderna: urgerebbero bonifiche diffuse, riqualificazione, tutela, salvaguardia e valorizzazione del nostro variegatissimo patrimonio culturale, fatto anche di tanti beni di archeologia industriale eppure praticamente ignorato dai cittadini, anche e soprattutto per via di una scarsissima accessibilità e divulgazione.
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