L’ordito e la trama di Gianni Ibba

img_9624E’ in libreria “L’ordito e la trama”, romanzo di carattere storico dell’esordiente Gianni Ibba, Aipsa Edizioni (18 €). L’autore nella prefazione scrive che il suo libro “è figlio del Covid”; lo ha infatti pensato e scritto nei quattro anni in cui imperversava il morbo, come divertente e creativo passatempo nella cattività (in realtà un pretesto che, si parva licet, ricorda quello del Decameron di Boccaccio).
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Io credo invece che Gianni ci abbia messo ben 75 anni per partorirlo, esattamente tutti gli anni della sua odierna età: tanto il romanzo è intriso della sua esperienza di vita fatta di incontri, amicizie, amori, veri o immaginari e passioni civili, queste sempre vere, che chi lo conosce saprà decifrare nei personaggi descritti, nei fatti narrati e nelle sue immaginarie e perfino immaginifiche proiezioni. D’altronde quanti si esercitano nella narrazione, perfino in quella classicamente storica, sempre o quasi non possono fare a meno di infilarvi qualcosa dalla propria vita personale. Qui è ben di più: emergono i veri sentimenti dell’autore, suscita emozioni e crescente curiosità di come tutto vada a finire. Ovviamente in questa recensione rimandiamo alla lettura del romanzo.

La trama del romanzo è tutto sommato semplice: due personaggi immaginari, entrambi giovani, il medico Emilio Asproni di Bono e l’avvocato nuorese Lorenzo Sulis, di idee libertarie patriottiche e per questo perseguitati dal reazionario e sanguinoso regime sabaudo, lasciano la Sardegna per la Francia napoleonica, nella quale credono si realizzino gli ideali rivoluzionari di libertà, uguaglianza, fraternità. Intendono incontrare Giovanni Maria Angioy, esule a Parigi, nella convinzione o forse nell’illusione che si rinvigorisca un movimento per cacciare i Savoia e instaurare in Sardegna una Repubblica indipendente sotto l’ala protettrice della Francia.
Da qui la narrazione di una serie di avvenimenti che a prescindere dalla volontà dei protagonisti si dispiegano, anche nell’incontro di grandi figure storiche politiche ed artistiche dell’Ottocento europeo, che però passano in secondo piano rispetto ai due giovani sardi protagonisti del romanzo. Essi, singolarmente o insieme, spostandosi dalla Francia all’Inghilterra, dall’Italia alla Russia e finanche al Canada, infine per ritrovarsi in Inghilterra, vivono i drammi della guerra, della morte, della malattia, di tradimenti e di tante altre sofferenze, così come le gioie dell’amicizia senza frontiere, dell’amore carnale e spirituale, dell’amore filiale, della paternità propria e altrui, del buon cibo e del buon bere, della poesia e dell’arte, della musica colta e popolare, delle speranze di avere avuto un ruolo nel costruire un mondo migliore… tutto con “eroica normalità”. E’ vero, come dice la canzone: gli eroi son tutti giovani e belli. E i nostri “normali eroi” lo sono: giovani e belli. Eccome! E poi sono sardi e insieme europei, proprio come siamo (o vorremo essere) noi!
Uno spazio non grande ma particolarmente intenso il romanzo dedica a Cagliari (allargato nel libro a Quartu e Monserrato). Da qui partono i nostri due protagonisti. Ambedue non vi sono nati: uno di Bono, l’altro di Nuoro, paese e città a cui sono visceralmente legati così pure a tutta la Sardegna. Ma, come non notare l’amore per la città che li ha fatti crescere, studiare e diventare uomini e valenti professionisti, peraltro così come per il nostro autore, che nelle brevi note biografiche della copertina del libro si definisce “cagliaritano di adozione e abbasantese di cuore”. “Del resto – come scriveva Salvatore Cambosu nel suo capolavoro Miele amaro – tutte le strade di Sardegna conducono a Cagliari. Nonostante Cagliari, pur in Sardegna, non sia propriamente Sardegna”.
Ma questa è un’altra storia

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Il libro sarà presentato martedì 19 novembre a Cagliari alle ore 17,30 presso la Fondazione di Sardegna in via San Salvatore da Horta 2, dall’Editore Annamaria Baldussi, dallo scrittore Gianni Loy e dal giornalista Franco Meloni.

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