Il signor Roberto
Il 23 agosto scorso, all’età di 64 anni, è morto nella sua casa di Domusdemaria stroncato da un tumore Roberto Carta, operaio forestale in pensione. Di seguito un suo ricordo scritto da Franco Meloni, che ha conosciuto Roberto per aver trascorso con lui una degenza ospedaliera, nel mese di febbraio ultimo scorso, nella stessa stanza dell’Ospedale Brotzu di Cagliari. Una brava persona, un onesto e capace operaio, orgoglioso di essere sardo, attaccato con amore al suo paese di nascita e residenza, Domusdemaria.
Signor Roberto, così io chiamavo Roberto Carta da quando lo conobbi nel Reparto di Gastroenterologia dell’Ospedale Brotzu di Cagliari, entrambi ricoverati, con patologie diverse, nella stessa stanza. Io vi rimasi per un mese e mezzo, meno Roberto, che arrivo’ più tardi. Negli stessi giorni furono ricoverati altri due pazienti, Gigi e Lucio, con i quali si completò la stanza: un quartetto di persone tra cui si stabilì un rapporto se non di amicizia, sicuramente di solidarietà e di fiducia, tale da non avere remore nel raccontare ciascuno il proprio vissuto, con le ansie e le preoccupazioni per la propria e altrui salute e anche con le gioie delle cose belle della vita. Tra le terapie, i pasti, i consulti medici, le visite dei familiari e degli amici ristrette in poche ore al giorno e la quiete dei riposi spesso interrotta da scampanellii e lamenti di vario tipo, si animavano discussioni sulle più svariate questioni. Roberto era il maggior chiacchierone, intervenendo per dire la sua su tutto. Era informatissimo perché un infaticabile lettore e navigatore in Internet. Nessuno poi lo batteva in fatto di notizie sugli sport, soprattutto sul calcio e sulla sua (e nostra) squadra del cuore: il Cagliari, ovviamente. Aveva come tutti i sardi una venerazione per Gigi Riva, che il 22 del mese di gennaio era morto proprio in un reparto ospedaliero del Brotzu, vicino al nostro. Come non essere in questo in perfetta sintonia con Roberto! Un’altra tra le sue passioni (o, forse, meglio, debolezze)? La sigaretta. Fumava molto fin da ragazzo. Non certo in Ospedale, perché rispettava rigorosamente i divieti al riguardo, ma la sigaretta gli faceva compagnia anche da spenta. Su tutto interveniva, certo. E lo faceva sempre con rispetto, dandoci del “lei”, rivolgendosi a noi, compagni di stanza, facendo precedere “signor” al nome di ciascuno: signor Gigi, signor Lucio, signor Franco. Non c’era verso di invitarlo a dare del tu, come facevamo tutti tra di noi. Io decisi allora di rivolgermi a lui con il tu, tuttavia chiamandolo signor Roberto. Tutti e quattro fummo dimessi negli stessi giorni: prima Lucio, poi io e Roberto (il 27 febbraio 2024) e, infine, dopo pochi giorni, Gigi. Ovviamente ci scambiammo i numeri di cellulare, ripromettendoci di tenerci collegati. Come in effetti facemmo per i primi giorni dopo le dimissioni, poi le interlocuzioni si diradarono, salvo con il Signor Roberto. A scadenze ravvicinate ci sentivamo per telefono. Roberto raccontava tutte le sue traversie legate ai suoi problemi di salute a me e a mia moglie, medico in quiescenza. Dopo le dimissioni, era stato richiamato per un intervento d’urgenza, a cui fu sottoposto al Brotzu. L’intervento non riuscì pienamente. Fu rimandato a casa con l’auspicio più che la certezza che tutto si sarebbe messo a posto con una terapia domiciliare. Così non fu. Contemporaneamente Roberto era stato preso in cura dall’Ospedale Oncologico per il tumore all’esofago che da tempo gli era stato diagnosticato. Ne parlava con serenità sperando nella scienza e aiutato dalla sua solida religiosità. Aspettava un nuovo intervento, ma sentiva che il suo corpo lo stava inesorabilmente abbandonando, nonostante la sua voglia di vivere. Tanti affetti ne richiedevano la sua permanenza sulla terra. In primo luogo il fratello Paolo, a cui era attaccatissimo, gli altri fratelli, sorelle, nipoti, pronipoti, nonché la moltitudine di amici, a partire dai colleghi del Complesso forestale di Gutturu Mannu, che aveva di recente lasciato per godersi la meritata pensione, ma che continuavano a considerarlo un amico per sempre: lo chiamavano affettuosamente “goppai”, a “sa sarda”, nel vincolo che orgogliosamente li univa come sardi. E, infine, la sua gatta Viola, che nell’ultimo tempo non lo lasciava un minuto, quasi a presagire l’approssimarsi del distacco. Nulla ha potuto, in questa come in altre occasioni, la scienza contro il male che ha stroncato signor Roberto, all’età di soli 64 anni. Neppure Dio ha fermato il male; ha preferito accogliere Roberto subito tra le sue braccia per interromperne la sofferenza e dargli pace. Roberto sembrava esserne consapevole dal momento che perfino in punto di morte continuava a ripetere “tutto bene”. Anche a tutti noi resta la Speranza che esista un’altra vita, che ci consola per la perdita di Roberto e per le tante tribolazioni della vita attuale.
Condoglianze e vicinanza alla famiglia e ai numerosi parenti e amici che lo hanno conosciuto e che, come me e noi, gli hanno voluto bene.
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Addendum
Il seggio elettorale ospedaliero.
Un po’ in sordina, nel rispetto dell’ora della morte, voglio raccontare un episodio che ci uni’ come degenti della stessa stanza il giorno delle votazioni per l’elezione del presidente e del consiglio regionale della Sardegna (25/02/2024). Chiedemmo di votare nel seggio ospedaliero. Roberto ci confido’ di non avere segreti in argomento e che avrebbe voluto votare, aveva molto chiaro per chi, ma non poteva farlo. Perché? Uno: non aveva la tessera elettorale; Due: avrebbe voluto votare per la Sindaca del suo paese, la dott. Maria Concetta Spada, Sindaca di Domusdemaria, candidata alle regionali, con la quale aveva anche avuto qualche screzio, che tuttavia stimava e meritava il voto, ma non voleva contemporaneamente votare per il candidato presidente del centro destra, che non godeva della sua fiducia, anzi, tutto il contrario. Avrebbe preferito votare per la candidata del centro sinistra, che, diceva lui, almeno costituiva una novità per la politica sarda. Lo aiutammo. Uno: poteva richiedere alla Sindaca una procedura d’urgenza per farsi recapitare il certificato elettorale; Due: avrebbe potuto sfruttare l’opportunità del voto disgiunto, votando per la candidata a consigliera regionale Spada e contemporaneamente per la candidata presidente del centro sinistra. Immediatamente Roberto telefono’ alla Sindaca, che la sera stessa gli fece recapitare il certificato elettorale. Così votammo tutti, esercitando il nostro diritto di cittadini. E, successivamente, festeggiammo l’esito delle votazioni. Un bell’esempio di collaborazione tra “amici pazienti”!
Ci scrive la Sindaca di Domusdemaria, dott.ssa Concetta Spada, che rigraziamo per l’attenzione, nel comune ricordo del signor Roberto, persona umile, di grande dignità.
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Buona sera , mi fa piacere che lei abbia scritto questo pensiero in ricordo di signor Roberto Carta. Avrà certamente capito che ha scelto lui di stare a casa in questo periodo della sua vita , io gli ho voluto bene ed ho cercato , per quanto possibile in queste circostanze , con tanta tristezza assecondare i suoi desideri . Abbiamo con i familiari organizzato tutta L’ assistenza a domicilio . Si è spento serenamente . Lui con me era molto sincero e mi è stato molto vicino in tutte le circostanze . Grazie da parte mia .