Contus de Casteddu
All’inizio della via Falzarego, salendo sulla sinistra, vi era un edificio appartenente alle Suore di San Giuseppe. Struttura adibita in gran parte ad asilo e scuola materna. Sulla strada vi era una rientranza con gli scalini di accesso all’edificio. Noi ragazzini eravamo soliti radunarci in questo spazio che per noi era un riparo dalla pioggia, dal vento e nelle giornate affose d’estate un riparo dal sole.
All’interno del fabbricato, vi era una cappella dove la domenica mattina si celebrava messa per le suore e per la piccola comunità del vicinato (via Falzarego e via Vittorio Veneto).
Una domenica mentre i fedeli entravano per la messa, si presentò tra noi, un intruso (non abitava nella via), un certo Pasquale. Provvisto del mitico mangiadischi portatile (a batterie). Inserito un disco di vinile a 45 giri, a tutto volume, sparava la canzone dei Nomadi “Dio è morto”. Le sue intenzioni erano certamente quelle di provocare i fedeli che tranquilli entravano per la messa. In un certo senso aveva ragione in quanto in quel periodo la RAI aveva vietato la messa in onda di questo brano di Guccini.
Ad un certo punto si avvicinò don Armando (un giovane Sacerdote della chiesa di Sant’Avendrace) che doveva celebrare messa nella cappella. Ascoltò qualche minuto il brano “L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto. E’ un dio che è morto. Nei campi di sterminio, dio è morto. Coi miti della razza, dio è morto. Con gli odi di partito, dio è morto” e poi “in ciò che noi crediamo, Dio è risorto. In ciò che noi vogliamo, Dio è risorto. Nel mondo che faremo, Dio è risorto”.
Guardo’ il povero “Pasquale” (che si aspettava di averlo indispettito) e gli sorrise. Dopo di ché, si recò a celebrare messa.
Qualche tempo dopo la canzone fu trasmessa in Radio Vaticana. Fu sdoganata. Chissà se quel ragazzotto sia diventato un dirigente RAI. Ne aveva tutte le qualità.
Correvano gli anni? Sessanta?