DIBATTITO sull’INFORMAZIONE in SARDEGNA/2. Intervento di Vito Biolchini
GIORNALISMO / POLITICA / SARDEGNA
Informazione in Sardegna: Zuncheddu e Pili sulle orme di Grauso e Liori
13/08/2024 alle 17:53 su vitobiolchini.it
Avvertenza: questo non è un post sulla questione eolica in Sardegna, sulle contraddizioni della transizione energetica e sulle ambiguità della politica. Questo è un post su come il maggiore gruppo editoriale sardo questi argomenti li sta affrontando e raccontando.
Chi segue le vicende del giornalismo nell’isola non avrà difficoltà a ricordare come negli ultimi trent’anni già due volte l’Unione Sarda è entrata in rotta di collisione con le giunte regionali. La prima negli anni del centrosinistra guidato da Federico Palomba (quindi tra il 1994 e il 1999) quando il giornale allora diretto da Antonangelo Liori e di proprietà dell’editore Nicola Grauso attaccò l’esecutivo in maniera violentissima. Di mezzo c’erano soprattutto gli interessi legati ai terreni dell’ex cartiera di Arbatax, le cui vicende portarono poi alla crisi del giornale e al passaggio di proprietà da Grauso all’immobiliarista Sergio Zuncheddu. Grauso da editore giocò anche la carta della politica, dando vita nel luglio del 1997 al Nuovo Movimento ed entrando in consiglio regionale nel 1999.
Il secondo attacco furibondo dell’Unione Sarda alla giunta regionale in carica fu negli anni di Renato Soru presidente (2004-2009). Allora il giornale (editore Sergio Zuncheddu e direttori Claudio Mori, Dionisio Mascia e Paolo Figus) si scagliò contro l’esecutivo di centrosinistra per contrastarne le politiche urbanistiche di tutela delle coste. Furono anni durissimi, nei quali anche i tentativi di riforma della sanità vennero avversati dal giornale in maniera pesante. Per conoscere lo sprezzante giudizio che Zuncheddu dà degli anni di Soru basta leggere il suo celebratissimo libro “SarDegna” (ma questo meriterebbe un post a parte).
Quindi oggi non sta succedendo nulla di nuovo. Ancora una volta l’Unione Sarda attacca frontalmente la giunta regionale in carica, anche questa di centrosinistra. Ma perché lo sta facendo?
Sia chiaro, è nella natura dei giornali quotidiani di portare avanti delle campagne di impegno civile. Ma il pur nobile intento di difendere l’isola dalla speculazione energetica non può ammettere lo stravolgimento delle regole giornalistiche. E l’Unione Sarda la linea rossa che separa il giornalismo da qualcos’altro che giornalismo non è l’ha superata da tempo.
L’aspetto più grave riguarda la posizione dell’editore, il quale non può intervenire in prima persona così come Sergio Zuncheddu sta facendo da mesi, ovvero scrivendo articoli che dovrebbero essere di esclusiva pertinenza della redazione. Il rispetto delle forme e dei ruoli è fondamentale per garantire quell’equilibrio che è tutela innanzitutto dei lettori e del loro diritto ad avere una corretta informazione.
Anche per questo motivo, quella che l’Unione Sarda sta offrendo sulla vicenda rinnovabili non lo è. Perché, ripeto, Sergio Zuncheddu sta da mesi contravvenendo in maniera plateale a quella regola che vuole che l’editore di una testata non sconfini nel territorio giornalistico. Egli può certamente imporre una linea al suo giornale, ma non può certamente esprimerla ripetutamente con questo protagonismo che straborda nella vanità e nel narcisismo e che provoca gravissimi danni di credibilità al suo giornale. Ciò che Zuncheddu sta facendo è fuori da ogni corretta gestione di un bene comune chiamato informazione. E dunque così facendo danneggia tutti noi, non solo l’Unione Sarda.
L’altro aspetto che rende inverosimile la campagna contro la speculazione eolica portata avanti dall’Unione Sarda riguarda Mauro Pili. Anche qui, bisogna essere chiari. Il modo in cui l’ex sindaco di Iglesias, ex presidente della Regione ed ex deputato conduce le sue inchieste ha poco di giornalistico e molto, troppo di politico. Ovvero, nella sua scrittura non c’è quasi mai quel rigore, quella misura e quel metodo che contraddistingue il giornalismo. Pili sarà anche iscritto all’Ordine dei Giornalisti ma scrive e si comporta come se fosse ancora un politico, e basta vedere la sua pagina Facebook per averne una ulteriore prova. Sia per Zuncheddu che per Pili la separazione dei ruoli non è rispettata: il primo da editore si comporta da giornalista (senza averne la preparazione e le capacità, sia chiaro); il secondo da giornalista si comporta da politico, e non dovrebbe farlo.
Il risultato è che tutta l’informazione di questi mesi delle testate del gruppo Unione Sarda è un caso da studiare per come le regole del giornalismo (che comprende la gerarchia delle notizie, il senso di completezza delle stesse, la separazione tra ruoli giornalistici ed editoriali, le evidenti strumentalizzazioni e forzature), vengano quotidianamente irrise. Ma quando mai si è visto un giornale pubblicare nelle proprie pagine una proposta di legge popolare facendo credere che a scriverla fosse stata addirittura la redazione? Più che giornalismo, a volte parodia di giornalismo.
Ecco dunque che, con altre motivazioni, Zuncheddu e Pili stanno ripercorrendo le orme di Grauso e Liori. Stesso stravolgimento dei ruoli, stessi scavalcamenti in territori che dovrebbero essere preclusi, stessa volontà di non rispettare le regole che il giornalismo stesso si è posto a tutela del proprio agire.
Per molto meno negli anni novanta la redazione dell’Unione Sarda aveva mobilitato l’intera opinione pubblica, proclamando scioperi e chiedendo il sostegno della società civile. Ora invece tutto tace. Ma forse sarebbe il caso che l’Ordine dei Giornalisti della Sardegna e l’Associazione della Stampa Sarda (il nostro sindacato) in qualche modo intervenissero. Perché l’informazione è un bene di tutti. Perché trattando in questo modo il tema delle speculazioni energetiche l’Unione Sarda sta di fatto inquinando lo spazio del dibattito pubblico. E per effetto di questa distorsione ragionare pubblicamente di rinnovabili Sardegna sta diventando impossibile.
Perché l’Unione Sarda sta tenendo questa linea? Per paura che la Regione approvi il Ppr delle zone interne? Per timore che nella partita che riguarda l’aeroporto di Cagliari gli interessi di Zuncheddu non vengano sufficientemente tutelati? Perché vuole spingere verso la metanizzazione dell’isola a scapito delle rinnovabili? Non lo so, non ho una risposta. Ma posso immaginare cosa succederà fra qualche mese. E lo dico in sintesi.
Ora il giornale si è intestata la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare contro la speculazione energetica. Ma quando la proposta di legge arriverà in consiglio regionale, questa verrà di fatto accantonata e ciò per due motivi. Il primo è perché (come spiegano validi giuristi) è scritta male, e dunque come quella approvata dall’attuale maggioranza sarebbe sicuramente impugnata dal governo. Tempo perso. Ma il secondo motivo è più importante: perché quest’autunno il consiglio regionale dovrà affrontare il tema (questo sì, rilevante) delle aree idonee.
Mentre la cosiddetta Legge Pratobello mira di fatto a rendere tutta la Sardegna “inidonea”, l’attuale maggioranza vuole invece regolamentare l’installazione di fonti di energia rinnovabile. Sono due posizioni inconciliabili. E il destino di questa proposta di legge è dunque quello di essere superata dagli eventi e dunque, essere banalmente cestinata.
Però immaginatevi cosa succederà quando quest’autunno cinquantamila e più persone che avranno firmato la legge si accorgeranno che la loro mobilitazione non è servita a nulla. Come si comporterà il giornale? Temo che soffierà ancora di più sul fuoco del populismo e non mi stupirei se dall’Unione Sarda si arrivasse a chiedere le dimissioni della presidente Todde.
Perché questa è la direzione in cui il gruppo editoriale sta andando, questo è ciò che più di ogni altra cosa il duo Zuncheddu–Pili sta, forse anche inconsapevolmente, facendo: attraverso lo stravolgimento del fare giornalistico, più che difendere la Sardegna dalla speculazione sta destabilizzando lo scenario politico e rendendo difficile a tutti la possibilità di fare una informazione corretta su temi così complessi. Esattamente come avvenne negli anni terribili per l’informazione sarda di Grauso e Liori (quando però l’Unione Sarda di copie ne vendeva anche novantamila al giorno, e non le venticinquemila di oggi).
E così, gli antichi fantasmi di viale Regina Elena tornano ad abitare gli eleganti open space di piazza Unione Sarda. È un copione già visto, una storia già letta. Sempre che non si voglia far finta di niente e girare la testa da un’altra parte.
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