DIBATTITO/1. Intervento di Massimo Dadea: “In Sardegna esiste una emergenza informazione”.

img_8272ESISTE IN SARDEGNA UN’EMERGENZA INFORMAZIONE?
di Massimo Dadea sulla sua pagina fb

Il fatto che l’informazione nell’isola sia concentrata nelle mani di due soli gruppi editoriali – il Gruppo L’Unione Sarda e il Gruppo SAE (Sapere Aude Editori) SpA La Nuova Sardegna – costituisce di per sé un elemento di preoccupazione. La pluralità delle fonti è infatti garanzia di un’informazione democratica. A questo si aggiunge che il duopolio si riduce sostanzialmente ad un monopolio, visto che le dimensioni del Gruppo Unione Sarda – un network di rilievo nazionale composto da emittenti televisive, radiofoniche e carta stampata – sovrastano di gran lunga quelle del suo diretto concorrente.
Il problema nasce quando questa condizione di oligopolio si caratterizza per una commistione tra interessi editoriali, economico-affaristici e politici. In discussione non è la linea editoriale che ciascuna testata si sceglie liberamente. La questione sorge nel caso in cui quella scelta sia finalizzata al raggiungimento di obiettivi che niente hanno a che vedere con la correttezza e la completezza della informazione.
Al fine di evitare affermazioni apodittiche, sarebbe utile valutare l’atteggiamento dei due gruppi editoriali (di seguito L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna) rispetto, ad esempio, all’operato della Giunta regionale presieduta da Alessandra Todde ed in particolare rispetto a due vicende che sono da mesi al centro del dibattito politico in Sardegna: l’installazione selvaggia di impianti eolici e fotovoltaici e la privatizzazione degli aeroporti sardi.
Nei confronti della Giunta regionale i due gruppi editoriali assumono un atteggiamento diverso. La linea editoriale dell’Unione Sarda è di frontale contrapposizione nei confronti del governo regionale accusato, non solo di non fare abbastanza per scongiurare l’assalto speculativo dei grandi gruppi monopolistici dell’energia, ma addirittura di favorire, con la sua inerzia ed incapacità, coloro che attentano al nostro patrimonio paesaggistico-ambientale-culturale.
Il comportamento della Nuova Sardegna è diverso, spesso benevolo, mai una polemica velenosa, mai una contrapposizione frontale. Sarebbe però sbagliato pensare ad un acritico sostegno. Più che altro si potrebbe definire, quello della La Nuova Sardegna, un atteggiamento attendistico, di vigile attesa.
La posizione dell’Unione sarda nei confronti della giunta regionale di sinistra non è nuova. Essa ricalca pedissequamente quella assunta dallo stesso editore nei confronti di un altro governo regionale di sinistra, quello presieduto da Renato Soru. L’aspetto che cambia è la materia del contendere. Allora la contrapposizione riguardava, guarda caso, la contrarietà verso i provvedimenti della giunta regionale in materia di salvaguardia del nostro patrimonio ambientale, in particolare del nostro bene più prezioso: il paesaggio. Una contrarietà netta, intransigente, stizzosa nei confronti degli strumenti di tutela delle nostre coste, ad iniziare dal Piano Paesaggistico Regionale. In quegli anni la vera opposizione politica nei confronti della giunta Soru era rappresentata dall’Unione sarda. Una opposizione dimostratasi assai efficace.
Rispetto invece alla questione “privatizzazione” degli aeroporti sardi, le due testate sono fieramente contrapposte.
L’Unione sarda è dichiaratamente contraria a consegnare nelle mani di un privato, il fondo di investimento F2i, la proprietà e la gestione dei tre aeroporti sardi, Olbia, Alghero e Cagliari. Così come contraria si è dichiarata alla partecipazione diretta della Regione, attraverso l’acquisizione di una quota azionaria marginale, alla holding. La motivazione ufficiale è che sarebbe sbagliato affidare ad un privato la gestione e il controllo di un settore strategico per l’isola quale è quello del trasporto aeroportuale.
La Nuova Sardegna è, senza infingimenti, dichiaratamente favorevole all’operazione. Nell’atteggiamento del quotidiano di Sassari influisce obbiettivamente la composizione della sua compagine societaria, e i rapporti che intercorrono tra questa e il fondo privato F2i.
Niente di illegale, per carità, tutto alla luce del sole, ma questo è un caso di scuola dove più evidente è l’intreccio tra interessi editoriali, interessi economico-affaristici e politica.
Qualcuno si domanderà, e il servizio pubblico? Purtroppo, la RAI svolge in Sardegna un ruolo marginale, condizionato com’è dal proprio amministratore di riferimento. Per cui di volta in volta la linea editoriale rispecchia il potere romano: sino a qualche mese fa la Lega, oggi Fratelli d’Italia. Fortunatamente il territorio regionale è fittamente innervato da una rete di emittenti locali indipendenti – tv, radio, giornali on line, social media – che assicurano una libera informazione che controbilancia, almeno in parte, lo strapotere del duopolio.
Alexis de Tocqueville affermava che “la democrazia è il potere di un popolo informato”. D’altronde la Costituzione considera l’informazione una libertà fondamentale, presupposto indispensabile per il libero esercizio di tutte le libertà. Infatti, come ci ha ricordato di recente il Presidente Mattarella “la libertà di chi è informato dipende dalla libertà di chi informa”.
Alla luce di queste considerazioni possiamo dire che l’informazione in Sardegna è libera, pluralista e indipendente? Possiamo sostenere che l’informazione in Sardegna è scevra da condizionamenti economici, affaristici e politici?
Sommessamente mi sento di dire che al titolo toglierei il punto interrogativo:
“In Sardegna esiste una emergenza informazione”.

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