Per ricordare Luigi Bettazzi, Vescovo, Profeta e Costruttore un grande di Pace
Ricordo di Monsignor Luigi Bettazzi
di Teresa Crespellani e Umberto Allegretti
Per chi ha avuto il grande privilegio di essere stato per tanti anni tra i suoi amici e collaboratori, ricordare Mons. Luigi Bettazzi a circa un anno dalla sua morte significa immergersi nella relazione con una persona indimenticabile: per il sorriso, la fine ironia e la serietà, la profondità e la fermezza, la carità e la ricchezza di speranza. Atteggiamenti che chiunque avesse contatti, vicini e anche lontani, con lui, non poteva non cogliere che come riflessi di una personalità peculiare operante nello scenario privato e pubblico del nostro tempo.
Ma in questa sede non intendiamo solo ricordare un amico, bensì riportare alla memoria alcuni tratti di un Vescovo speciale, che, ispirandosi alla radicalità del Vangelo, ha lasciato un’impronta particolare nella vita ecclesiale e sociale del Novecento, traendo dal messaggio evangelico “cose vecchie e cose nuove” e portando, in una Chiesa ancora molto tradizionale, una voce profetica, originale, libera e aperta al dialogo.
Nato a Treviso il 26 Novembre 1923 in seno a una famiglia fortemente religiosa, culturalmente impegnata e molto legata all’ambiente bolognese da cui la madre proveniva, Mons. Bettazzi è morto ad Albiano di Ivrea, il 16 Luglio 2023, pochi mesi prima di compiere 100 anni, dopo aver dedicato tutta la sua lunga e intensa vita al servizio della Chiesa in Italia e nel mondo, animando e prendendo vivacemente parte ad attività e iniziative per la pace internazionale fino a pochi mesi prima della sua morte.
Ordinato prete a Bologna nel 1946, fu mandato a Roma dove si laureò in teologia alla Pontificia Università Gregoriana. Tornato a Bologna conseguì una seconda laurea in Filosofia e Storia della Filosofia all’Università Statale bolognese. Fu vescovo ausiliare del card. Lercaro e dal 1966 vescovo di Ivrea, dove governò con intelligenza e amore la sua diocesi fino al 1999, ponendosi in ascolto e arricchendo le centoquaranta parrocchie a lui affidate (dove spesso soggiornava per intere settimane per incontrare gruppi di giovani, operai, anziani, preti, ecc.) con la sua straordinaria progettualità e con il loro inserimento in un più ampio contesto ecclesiale italiano e internazionale. Partecipò, tra i vescovi allora più giovani, al Concilio ecumenico Vaticano II, essendone parte attiva nella sua frazione più avanzata. La sua spiritualità e tutta la sua attività nella Chiesa sono state profondamente segnate da questa partecipazione e in particolare dagli insegnamenti di Giovanni XXIII e di Paolo VI.
Fervido sostenitore del ruolo del laicato cattolico, fu anche protagonista del dialogo fra credenti e non credenti, con prese di posizione, articoli, dibattiti e libri, in nome di una fede sempre viva e attenta al mondo e che molto si giovava della sua brillante cultura. In tale quadro, si ricordano in particolare il suo coraggioso confronto con il segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer e con l’industriale Carlo De Benedetti nel periodo cruciale della crisi della Olivetti.
Risoluto sostenitore del valore della pace mondiale, partecipò a numerosi incontri ecumenici sulla pace, visitando il Vietnam e l’America Latina. Fu per diciassette anni Presidente di Pax Christi Italia e dal 1978 al 1985 anche Presidente di Pax Christi International con sede a Bruxelles. Come Presidente di Pax Christi International ha partecipato alle due Conferenze sul disarmo organizzate dall’ONU a New York e anche in Italia ha sempre svolto attività a favore del disarmo e dell’obiezione di coscienza alle spese militari.
Nel Centro di Studi economico-sociali per la pace, fondato nel 1991 a Firenze e di cui era Presidente, ha promosso con l’aiuto di esperti di alto profilo riflessioni e studi su temi legati alle politiche mondiali ed europee sulla pace e alla non partecipazione alla guerra prevista dall’art.11 della Costituzione Italiana. Dal 1968 fino al 2022 ha promosso, animato e partecipato a tutte le Marce annuali per la Pace, tra le quali ci piace ricordare quella svoltasi recentemente a Cagliari nella fine d’anno 2019.
Volendo riassumere il tratto costitutivo e peculiare della sua azione nella Chiesa e nel mondo, si può affermare che il Vescovo Bettazzi è stato un instancabile, tenace, appassionato “profeta e costruttore di pace”.
Convinto assertore della sua possibilità, ispirato da una cristiana spes contra spem, ha predicato e contagiato pace a tutti i livelli e a tutte le scale. Ben sapendo che la costruzione della pace richiede tempo, fatica, rinunce e che va costruita giorno per giorno con perseveranza e attenzione continua, Bettazzi ha dedicato al tema della pace tutta la sua lunga vita, nel pensiero e nel suo impegno ecclesiale e sociale. Nella convinzione che è solo il “Dio della pace” che può insegnarci a capire quale è la “Sua pace”, Bettazzi non si è mai allontanato dall’ascolto continuo della Parola, con una fede incrollabile e perseverante, accettando se stesso e i suoi limiti con umiltà ma sempre impegnandosi al massimo delle sue forze. Con le persone, amici, familiari, conoscenti, negli incontri con singoli individui, gruppi ecclesiali, colleghi vescovi e sacerdoti, operai, giovani, ecc. ha sempre seminato “pace”, una pace fatta di ascolto, premura, attenzione alla persona, benevolenza, sorriso. Il suo umorismo e la sua fine ironia erano anch’essi strumenti di fraternità e di pace. Erano il suo modo elegante di dare una misura alle divergenze smodate, agli scontri ideologici troppo divisivi, una modalità per combattere dogmatismi e certezze assolute e intolleranti. Non ha mai cessato di camminare insieme agli altri operatori di pace, senza mai perdere la speranza di fronte al drammatico moltiplicarsi nel nostro tempo dei fronti di guerra. Così, sulla questione jugoslava, si è speso in prima persona nel guidare importanti operazioni di pace nelle turbinose situazioni di Sarajevo, del Kosovo, ecc.
Lascia alla chiesa italiana e internazionale un’eredità preziosa, scevra di remore diplomatiche, e l’esempio di una pratica coraggiosa di posizioni che nel seno della chiesa potevano talora suonare come minoritarie e perciò confinate ai margini, ma che invece anticipavano i tempi trasmettendo soprattutto nei giovani la passione e la fiducia nella pace.
Con la sua vita mons. Bettazzi ci consegna un patrimonio da custodire e da far crescere. Un patrimonio di “valori” innanzitutto: la pace non come “ideale astratto” ma come “tensione morale” e come “impegno concreto” di ogni essere umano.
Ma oltre al valore della pace, mons. Bettazzi ci indica un metodo per costruirla. Un metodo concettualmente racchiudibile in una formula semplice, che consiste essenzialmente nell’“ascolto della verità dell’altro”, nel “confronto armonioso”, nel “dialogo volto ad unire le diversità”, e soprattutto nella scelta di “camminare insieme” con coraggio, serenità e speranza.
Umberto e Teresa Allegretti
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Omaggio a Luigi Bettazzi, costruttore di Pace.
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Evenu shalom
(Martiri Canadesi)
Evenu shalom alejem.
Evenu shalom alejem.
Evenu shalom alejem.
Evenu shalom shalom shalom alejem.
E sia la pace con noi. (3 volte)
Evenu shalom shalom shalom alejem.
Et la paix soi avec nous. (3 volte)
Evenu shalom shalom shalom alejem.
Und sei der Friede mit uns. (3 volte)
Evenu shalom shalom shalom alejem.
Y sea la paz con nosotros. (3 volte)
Evenu shalom shalom shalom alejem.
Sige la pau con nosoltres. (3 volte)
Evenu shalom shalom shalom alejem.
the peace be with us. (3 volte)
Evenu shalom shalom shalom alejem.
Diciamo pace al mondo,
cantiamo pace al mondo,
la tua vita sia gioiosa,
e il mio saluto -pace- giunga fino a voi.