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img_7815 le elezioni francesi hanno ribadito che un vento di destra soffia impetuoso in Europa. In ciò esse hanno confermato lo stato delle cose già mostrato dalle elezioni europee. I loro risultati, attraverso il prevalere di sovranismi e populismi, sono la conseguenza del fatto che i poveri sono stati abbandonati in tutto il mondo, o almeno nel mondo da noi più conosciuto che chiamiamo Occidente, non senza responsabilità che dalla strana coppia Biden-Trump giungono fino agli oligarchi russi e alle ricche monarchie degli estrattori arabi di petrolio.
I poveri abbandonati, ignorati nelle loro esigenze vitali, quando non semplicemente votati alla morte per guerre, per migrazioni e per fame, dislocano la loro disperazione nelle promesse di populismi e fascismi, dal momento che la democrazia non ha mantenuto le sue promesse che erano quelle di una restaurazione umana delle persone e dei popoli.
Purtroppo anche questo affidamento residuale dei poveri al mito del “prima noi” (America first), “prima la nazione”, “prima gli italiani”, “prima “i cittadini non di doppia nazionalità”, e così via) è destinato a fallire, perché populismi e democrazie sono solidali nella strenua difesa del sistema vigente. In questa omologazione, magari in nome dei “valori dell’Occidente”, le differenze esistenti tra le attuali forze politiche vengono cancellate, tranne quella ultima tra la destra radicale e lo schieramento ad essa antagonistico, come si mostrerà nel triste ballottaggio di domenica prossima in Francia, dove anche il confronto tra i tre o più candidati più votati si ridurrà al bipolarismo di uno scontro a due: e rimasti in campo gli ultimi due contendenti la loro sarà una competizione tra Nemici. Ma come ci insegna un illustre antropologo francese, René Girard, nella lotta i due nemici finiscono per assomigliarsi, per imitarsi e omologarsi facendosi l’uno il doppio dell’altro. E qui il cerchio si chiude, perché in tal modo al dominio degli uni sugli altri si sovrappone il dominio del sistema sugli uni e sugli altri, e gli uni e gli altri sono in realtà sottoposti alla legge della cosa, al dominio della cosa sull’uomo: ciò che è l’alienazione, la separazione dell’uomo dal suo lavoro, la perdita della soggettività capace del cambiamento.
Ed è quello che per l’appunto accade: non l’uomo e la donna sono al centro e il fine del sistema, ma le cose che via via sono messe come dominanti sul trono: la libera impresa e il libero scambio (free trade e free enterprise), come dicono gli americani, il debito e il PIL, come dice l’Europa, la transizione verde, a carico dei contadini, la rivoluzione informatica, a spese degli impiegati, l’Intelligenza Artificiale che padroneggia anche la guerra e che trasforma lo strumento in meccanismi che si sostituiscono alla decisione umana, come denuncia il Papa perfino andando a dirlo al G7 dei pretesi “Grandi” della Terra.
Se tutto ciò è vero, bisogna mettere in questione non questa o quella Le Pen o Meloni, ma bisogna mettere in questione il mondo com’è, l’antropologia di signori e servi, di uomini e no, a cui infine esso si è abbandonato, la difesa dell’inviolabile ricchezza dei ricchi e della incalzante miseria dei poveri. Bisogna chiamare in causa l’economia dello scarto e l’economia che uccide. E fortuna che il primo a dirlo è un Papa moderato e avvolgente come papa Francesco, altrimenti ci direbbero “estremisti”; e forse dovremmo essere estremisti come lui. In ogni caso non arruolarsi, non entrare in schieramenti indifferenziati, in “campi larghi” senza alcun altra prospettiva che vincere la partita, ma perorare e promuovere quel modo diverso di stare al mondo che non è quello di farne il teatro di una “competizione strategica” per il definitivo dominio, fino alla guerra o al genocidio di questo o quell’altro popolo troppo ingombrante per chi pretende l’esclusiva di una terra o di un potere mondiale, ma di farne un mondo che riposa nella pace, salvaguarda la Terra e renda effettiva l’innata dignità delle creature.
Nel sito pubblichiamo un articolo sulla crisi climatica (“Si muore di caldo”) e un’informazione sull’incidente Viganò.
Con i più cordiali saluti,

Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri

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