Francesco a Cagliari in Sardegna. Ora in giro per la città e per la rete
Vanni Tola.
Straordinario intervento del Papa nel saluto ai lavoratori sardi. Da leggere con attenzione. Dura critica alla globalizzazione e all’idolatria del dio denaro. La dignità ed il lavoro. Commovente la preghiera per il lavoro improvvisata sul momento.
“Signore Dio guardaci, guarda questa città, questa isola, guarda le nostre famiglie. Signore, a te non è mancato il lavoro. Hai fatto il falegname, eri felice. Signore, ci manca il lavoro. Gli idoli vogliono rubarci la dignità. I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non lasciarci soli. Aiutaci ad aiutarci tra noi. Che dimentichiamo un po’ l’egoismo e sentiamo nel cuore il NOI. Noi, popolo che vuole andare avanti. Signore Gesù, non ti mancò il lavoro: dacci il lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro. E benedici tutti noi. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Grazie tante. E pregate per me”.
Francesca Madrigali. “La speranza dobbiamo sostenerla tutti, tra noi”; “i sistemi (economici) ingiusti vogliono rubarci la speranza” e “gli idoli (il denaro) rubarci la dignità”.
“Dio ha voluto che al centro del mondo non ci sia un idolo,il denaro, ma l’uomo e la donna con il lavoro”
Bellissimo discorso del Papa: contro l’ossessione del denaro, soprattutto, e la dignità del lavoro, il riconoscimento che la sua mancanza genera dolore e sperdimento.
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Segue il testo del discorso preparato da Papa Francesco che avrebbe dovuto leggere nell’incontro con i lavoratori in largo Carlo Felice, e che è stato consegnato al vescovo di Cagliari Arrigo Miglio. Il Papa ha preferito parlare a braccio, dal cuore. E, inoltre, il testo del saluto del sindaco di Cagliari Massimo Zedda.
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Ecco il testo del discorso preparato da Papa Francesco che avrebbe dovuto leggere nell’incontro con i lavoratori in largo Carlo Felice, e che è stato consegnato al vescovo di Cagliari Arrigo Miglio. Il Papa ha preferito parlare a braccio, dal cuore
«Cari fratelli e sorelle, vi saluto tutti cordialmente: lavoratori, imprenditori, autorità, famiglie presenti, in particolare l’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Arrigo Miglio, e i tre di voi che hanno manifestato i vostri problemi, le vostre attese, le vostre speranze. Questa mia Visita – come dicevate – inizia proprio con voi, che formate il mondo del lavoro. Con questo incontro desidero soprattutto esprimervi la mia vicinanza, specialmente alle situazioni di sofferenza: a tanti giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie, agli imprenditori e commercianti che fanno fatica ad andare avanti. È una realtà che conosco bene per l’esperienza avuta in Argentina. Per questo vi dico: ¡coraggio! Dobbiamo affrontare con solidarietà e intelligenza questa sfida storica».
«Vorrei condividere con voi tre punti semplici ma decisivi. Il primo: rimettere al centro la persona e il lavoro. La crisi economica ha una dimensione europea e globale; ma la crisi non è solo economica, è anche etica, spirituale e umana. Alla radice c’è un tradimento del bene comune, sia da parte di singoli che di gruppi di potere. È necessario quindi togliere centralità alla legge del profitto e della rendita e ricollocare al centro la persona e il bene comune. E un fattore molto importante per la dignità della persona è proprio il lavoro; perché ci sia un’autentica promozione della persona va garantito il lavoro. Questo è un compito che appartiene alla società intera, per questo va riconosciuto un grande merito a quegli imprenditori che, nonostante tutto, non hanno smesso di impegnarsi, di investire e di rischiare per garantire occupazione. La cultura del lavoro, in confronto a quella dell’assistenzialismo, implica educazione al lavoro fin da giovani, accompagnamento al lavoro, dignità per ogni attività lavorativa, condivisione del lavoro, eliminazione di ogni lavoro nero. In questa fase, tutta la società, in tutte le sue componenti, faccia ogni sforzo possibile perché il lavoro, che è sorgente di dignità, sia preoccupazione centrale! La vostra condizione insulare poi rende ancora più urgente questo impegno da parte di tutti, soprattutto delle istanze politiche ed economiche».
«Secondo elemento: il Vangelo della speranza. La Sardegna è una terra benedetta da Dio con tante risorse umane e ambientali, ma come nel resto dell’Italia serve nuovo slancio per ripartire. E i cristiani possono e debbono fare la loro parte, portando il loro contributo specifico: la visione evangelica della vita. Ricordo le parole del Papa Benedetto XVI nella sua visita a Cagliari del 2008: occorre »evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile« (Omelia, 7 settembre 2008). I Vescovi della Sardegna sono particolarmente sensibili a queste realtà, specialmente a quella del lavoro. Voi, cari Vescovi, indicate la necessità di un discernimento serio, realistico, ma orientate anche verso un cammino di speranza, come avete scritto nel Messaggio in preparazione a questa Visita. Questo è importante, questa è la risposta giusta! Guardare in faccia la realtà, conoscerla bene, capirla, e cercare insieme delle strade, con il metodo della collaborazione e del dialogo, vivendo la vicinanza per portare speranza. Mai offuscare la speranza! Non confonderla con l’ ottimismo – che dice semplicemente un atteggiamento psicologico – o con altre cose. La speranza è creativa, è capace di creare futuro».
«Cari amici, vi sono particolarmente vicino, mettendo nelle mani del Signore e di Nostra Signora di Bonaria tutte le vostre ansie e preoccupazioni. Il Beato Giovanni Paolo II sottolineava che Gesù «ha lavorato con le proprie mani. Anzi, il suo lavoro, che è stato un vero lavoro fisico, ha occupato la maggior parte della sua vita su questa terra, ed è così entrato nell’opera della redenzione dell’uomo e del mondo» (Discorso ai lavoratori, Terni, 19 marzo 1981). È importante dedicarsi al proprio lavoro con assiduità, dedizione e competenza, è importante avere l’abitudine al lavoro. Auspico che, nella logica della gratuità e della solidarietà, si possa uscire insieme da questa fase negativa, affinché sia assicurato un lavoro sicuro, dignitoso e stabile. Portate il mio saluto alle vostre famiglie, ai bambini, ai giovani, agli anziani. Anch’io vi porto con me, specialmente nella mia preghiera. E imparto di cuore la Benedizione su di voi, sul vostro lavoro e sul vostro impegno sociale».
«Terzo: un lavoro dignitoso per tutti. Una società aperta alla speranza non si chiude in se stessa, nella difesa degli interessi di pochi, ma guarda avanti nella prospettiva del bene comune. E ciò richiede da parte di tutti un forte senso di responsabilità. Non c’è speranza sociale senza un lavoro dignitoso per tutti. Per questo occorre »perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento per tutti« (Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 32)».
«Ho detto lavoro “dignitoso”, e lo sottolineo, perché purtroppo, specialmente quando c’è crisi e il bisogno è forte, aumenta il lavoro disumano, il lavoro-schiavo, il lavoro senza la giusta sicurezza, oppure senza il rispetto del creato, o senza rispetto del riposo, della festa e della famiglia, il lavorare di domenica quando non è necessario. Il lavoro dev’essere coniugato con la custodia del creato, perché questo venga preservato con responsabilità per le generazioni future. Il creato non è merce da sfruttare, ma dono da custodire. L’impegno ecologico stesso è occasione di nuova occupazione nei settori ad esso collegati, come l’energia, la prevenzione e l’abbattimento delle diverse forme di inquinamento, la vigilanza sugli incendi del patrimonio boschivo, e così via. Custodire il creato, custodire l’uomo con un lavoro dignitoso sia impegno di tutti! Ecologia… e anche ’ecologia umanà!».
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IL SALUTO DEL SINDACO DI CAGLIARI MASSIMO ZEDDA
Il benvenuto a Papa Francesco
Santo Padre, benvenuto a Cagliari. E un benvenuto a tutti coloro che sono qui oggi, ai lavoratori che ha appena incontrato nel Largo Carlo Felice e a tutti coloro che in altre piazze attendono Lei e le sue parole.
Spetta a me, il più giovane sindaco che la città di Cagliari abbia mai espresso, porgerLe il saluto affettuoso ed il caldo benvenuto dell’intera comunità cagliaritana, unita alla Sua città di origine, Buenos Aires, dal culto comune per la Madonna di Bonaria, che protegge i naviganti e chiunque si trovi in condizione di pericolo o di difficoltà.
Ma al di là del protocollo e dei saluti formali, ciò che a Lei sento di esprimere e di trasmettere è l’abbraccio ideale dell’intera città: abbraccio che si diffonde da questo così come dagli altri antichi e nuovi quartieri, uniti dalla comune venerazione della Altissima Patrona della Sardegna.
Penso alla mia cara nonna che non c’è più, che abitava a pochi passi da questa Basilica, devotissima del culto della Vergine di Bonaria e che avrebbe dato vent’anni della sua vita per essere qui, oggi, alla Sua presenza, Santo Padre, insieme ad altre migliaia di devoti, per celebrare la sua cara Madonna, sempre avvertita vicina ed amica.
Gli antichi vincoli che legano la comunità cagliaritana e l’intero popolo della Sardegna al culto della Madonna di Bonaria sono oggi rafforzati dalla condivisione del Suo messaggio, Santo Padre, così nuovo, così forte, così coinvolgente; tanto che in esso si riconoscono cattolici e non cattolici, credenti e non credenti, donne e uomini comunque mossi da buona volontà e dal comune amore per il prossimo.
Nell’indirizzo del Suo pontificato – che è di fede cristiana, di solidarietà umana, di attenzione e di impegno a favore dei più deboli, di apertura e di rinnovamento, di pace tra gli uomini e tra i popoli – in questo indirizzo, si riconosce l’intera comunità cagliaritana, che è oggi comunità multietnica, multirazziale, multireligiosa. E non potrebbe non riconoscersi la città di Cagliari in questa direzione essendo una città, una civiltà che nasce e cresce anche grazie all’incontro con le diverse culture del Mediterraneo.
Il Suo, Santo Padre, è l’invito di un Papa che viene da lontano ma che da tutti – in Sardegna, in Italia e nel mondo – è sentito vicino, anzi vicinissimo. E’ l’invito ad un nuovo “umanesimo“, non più fondato sulla cultura di pochi e per pochi, ma sulla riscoperta della dignità della donna e dell’uomo e sui loro insopprimibili diritti al lavoro e a una vita degna di essere vissuta. Un invito in cui alla consapevolezza dei problemi e dei mali del mondo si accompagnano la fiducia nelle donne e negli uomini di buona volontà – quale ne sia la fede o il colore della pelle – e la speranza nella possibilità che dal comune impegno possa nascere un mondo migliore: un mondo in cui i valori primari non siano la ricchezza, il potere e la finanza fine a sé stessa, ma il lavoro, il comune benessere, la solidarietà umana, la cooperazione tra i popoli, la pace.
Prima di tutto vengono le donne e gli uomini, e primi fra tutti vengono gli ultimi, gli oppressi, coloro che hanno poco o che non hanno nulla, i poveri, i deboli, gli emarginati. Noi ci collochiamo nel solco di questo insegnamento e, coerentemente, ci adoperiamo per tradurlo in politica quotidiana. Politica che deve avere come strada maestra – per tutti i politici – il rigore, la sobrietà, la trasparenza e il disinteresse personale.
La nostra comunità e le comunità di tutti i paesi e le città della Sardegna che oggi sono qui, sono ricche di storia, di tradizioni, di cultura e d’identità. Eppure, nonostante questo patrimonio di valori, oggi a Cagliari e nell’intera Isola si vive una fase di crisi drammatica, che coinvolge innanzitutto le nuove generazioni e gli strati e le categorie più deboli della popolazione. Penso a quei giovani che nei secoli passati partirono dall’Italia, dalla Sardegna per cercare fortuna in Argentina: anche oggi, Santo Padre troppi nostri giovani sono costretti a lasciare questa città e questa terra bellissima con la speranza di trovare migliori condizioni di vita. Dobbiamo lavorare per creare qui queste condizioni.
Nonostante tutto, le nostre comunità esprimono speranza, fiducia nel futuro, forza d’animo e di carattere così tipiche di noi Sardi. Abbiamo superato altro, supereremo anche questa. E la Vergine di Bonaria, che per noi rappresenta la stella dei naviganti in pericolo, ci aiuterà, ne siamo certi, a superare anche l’attuale tempesta.
Ancora un saluto a Lei, Santo Padre, insieme al saluto, nuovamente, a tutti i presenti e anche a coloro che incontrerà nelle altre piazze, nelle altre vie e nei luoghi che ancora visiterà. E mi sia consentito di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito con il loro lavoro – mattina, sera e notte, in particolar modo nelle ultime settimane, negli ultimi giorni – a rendere Cagliari il più accogliente possibile per ospitare Lei e le centinaia di migliaia di persone che oggi animano la nostra città.
Confidiamo, Santo Padre, nella Sua paterna benedizione e nel Suo aiuto. Grazie ancora, di tutto cuore, per aver voluto trascorrere un’indimenticabile e bella giornata con tutti noi. A atras bortas, come si dice da noi, e a si biri in paxi e in saludi.
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La foto del Sindaco Zedda con Papa Francesco è tratta dal blog di Bruno Tagliareni
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