Mi permette Presidente…
Ecco la Lettera aperta al Presidente Mattarella, che ho scritto con Andrea Catone, e la collaborazione di Fabio Marcelli, in risposta al suo messaggio di Capodanno.
Finora le adesioni sono già oltre quota 1500 (in poche ore). Il testo è stato già ripreso dal giornale L’Identità e domani lo troveremo su altri giornali: il manifesto, Il Fatto Quotidiano, L’Unità.
Diamo un segnale. Non abbandoniamo la Palestina all’orrore, rimanendo silenti, ossia complici.
Per aderire: italiapalestina2024@gmail.com
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NON IN NOSTRO NOME
Lettera aperta al Presidente Sergio Mattarella
Signor Presidente,
noi sottoscritti cittadini e cittadine Suoi connazionali, lavoratori della città e della campagna, studenti e persone impegnate nel mondo della cultura, dell’insegnamento, dell’associazionismo, ci permettiamo di ricordarLe la situazione in atto in Palestina:
circa 30.000 vittime civili a Gaza, senza contare i presumibili 10.000 sotto le macerie.
70.000 feriti che non possono essere adeguatamente curati in ospedali distrutti da Israele.
1000 bambini che hanno perso uno o entrambi gli arti inferiori o superiori.
90% degli edifici rasi al suolo: “non è rimasto brandello di muro”, dichiarano i pochi osservatori ONU rimasti sul campo.
Una economia, una società, un paesaggio annichilati.
Oltre 2 milioni di persone sono senza un tetto, né acqua, né cibo, né medicinali, né carburanti, e sono spinte dall’esercito israeliano in una piccola sacca a Gaza sud, che peraltro continua ad essere bombardata.
Intanto si susseguono dichiarazioni di governanti israeliani sulla necessità di espellere dal territorio di Gaza i palestinesi sopravvissuti, e sul progetto di ricolonizzazione di Gaza da parte dei coloni israeliani, mentre addirittura si pubblicano annunci di lussuosi villaggi turistici da costruire sulle macerie e sui corpi insepolti della popolazione palestinese.
In Cisgiordania (secondo l’ONU, “Territori Occupati”) gli oltre 700.000 coloni israeliani, che hanno occupato illegalmente il territorio e rendono molto problematica, per non dire impossibile, la soluzione “due popoli, due Stati”, spalleggiati dall’esercito di Israele attaccano quotidianamente e uccidono i contadini palestinesi, compresi donne, anziani, adolescenti.
Israele ha ucciso 138 funzionari dell’ONU e continua a bombardare i convogli dell’agenzia per i rifugiati dell’ONU. Colpisce le ambulanze che trasportano i feriti. Cattura, e umilia denudandoli e ingiuriandoli, centinaia di cittadini colpevoli semplicemente di essere palestinesi.
Israele ha trucidato un centinaio di giornalisti e fotografi nell’esercizio del loro lavoro.
Il segretario generale dell’ONU Guterres ha denunciato ripetutamente la “catastrofe umanitaria”, l’Assemblea generale dell’ONU approva la risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco.
Alcuni stati, come il SudAfrica deferiscono Israele alla Corte Internazionale di Giustizia (dell’ONU) per genocidio e diversi altri Stati denunciano quella nazione per violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario di fronte alla Corte Penale Internazionale. Milioni di persone in tutto il mondo chiedono che venga perseguito Netanyahu e la cupola politico-militare israeliana per questi motivi. Altri Paesi della UE annunciano varie azioni contro Israele, mentre il nostro governo appare silente o complice dei crimini in corso.
Quando l’Armata Rossa sovietica liberò Auschwitz il 27 gennaio 1945 e vennero alla luce gli orrori della Shoah, alcuni giustificarono il loro silenzio e la loro inazione dicendo di ignorare cosa stesse accadendo nei lager nazisti. Oggi assistiamo in diretta alla pulizia etnica e all’olocausto del popolo palestinese. Nessuno può dire “non so”.
È per noi grave che Ella nel Suo messaggio riduca il genocidio in corso a “un’azione militare [di Israele] che provoca anche [evidenziazione nostra] migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”. Nient’altro. Ella, Signor Presidente, avrebbe potuto, e riteniamo dovuto, riprendere le dichiarazioni del segretario dell’Onu, le risoluzioni dell’Assemblea generale e levare una voce per l’immediato cessate il fuoco in Palestina. Come anche alcuni leader europei hanno chiesto.
Ella, invece, ha taciuto, Signor Presidente.
Nelle sue parole il genocidio del popolo palestinese in corso (è la definizione dello storico israeliano Ilan Pappé, costretto ad abbandonare il suo paese e la sua università per le minacce di cui è stato oggetto) è stato ridotto alla reazione israeliana “che provoca anche migliaia di vittime civili”. Durante la Resistenza antifascista i massacri operati dai nazifascisti si chiamavano “rappresaglia”; alle Fosse Ardeatine i nazisti applicarono la formula del “10 italiani per un tedesco”. La rappresaglia di Israele (se di rappresaglia si può parlare e non di un piano preordinato di svuotare Gaza della popolazione palestinese e riportarla sotto il diretto controllo israeliano) supera di molto il criterio nazista delle Fosse Ardeatine.
Tra l’altro, Ella evita di dare un nome al popolo vittima del massacro: nel Suo discorso sono “moltitudini di persone”. NO, non sono “moltitudini”, “volgo disperso che nome non ha”: è il popolo palestinese che subisce da 75 anni l’occupazione di Israele, è il popolo che si oppone e resiste all’occupazione, come fecero i nostri patrioti nel Risorgimento e i partigiani nella Resistenza antinazifascista italiana.
Ella dice che i giovani vanno educati alla pace, ma non si educa se non si compie un’operazione di verità, e la verità non è solo non dire il falso, ma dare un quadro completo delle cose. Il Suo discorso – un discorso ufficiale, a reti televisive unificate a tutto il Paese – per quel che dice e per quello che NON dice, viola i principi cui pure Ella dichiara di ispirarsi, non educa alla verità, né alla giustizia, in difesa morale di ogni popolo oppresso.
La parte del Suo discorso dedicata al conflitto in Medio Oriente è in definitiva schiacciata sulla politica bellicistica e disumana del governo di Israele, che annuncia un 2024 di guerra. Legando mani e piedi il nostro Paese alla politica oltranzista di Israele, Ella rompe con quella politica mediterranea di apertura ed equilibrio con i paesi arabi e di riconoscimento delle ragioni del popolo palestinese, promossa tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso da statisti come Moro, Andreotti, Craxi, o da un sindaco eccezionale testimone di pace e costruttore di ponti fra i popoli, come Giorgio La Pira. Il Suo discorso, Signor Presidente, non è solo un inaccettabile silenzio sul genocidio palestinese in corso, è anche un tradimento della storia italiana, e un colpo ai nostri interessi nazionali.
Ebbene, in piena coscienza, e con il massimo rispetto per la carica che Ella riveste, noi sottoscritti ci permettiamo di osservare e di comunicarLe che Ella ha parlato non in nostro nome.
2 gennaio 2024
Angelo d’Orsi, Storico e giornalista, già Ordinario Univ. Di Torino – Direttore “Historia Magistra” e “Gramsciana”
Fabio Marcelli, Roma, dirigente di ricerca, Istituto di studi giuridici internazionali CNR
Andrea Catone, Bari, direttore editoriale edizioni MarxVentuno
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Il messaggio del Presidente. Soffermiamoci solo su una parte, molto importante e significativa, laddove le parole pesanti come pietre pendono da una parte sola
ASIMMETRIE DI FINE D’ANNO
di Gianni Loy
Poco prima della scadenza di un anno indimenticabile, ho ascoltato con attenzione il messaggio che il Presidente della Repubblica ha rivolto al paese. Poco dopo, le più alte cariche dello Stato hanno riferito di un “consenso unanime”.
Il fatto che la mia voce non si unisca al sonito di altre mille farebbe venir meno l’unanimità. Ciò poco importa, ma sinché sarà possibile esercitare il diritto di critica, lo farò. In questo caso, dissento profondamente con la tecnica utilizzata per la descrizione della guerra in atto. Ciò riguarda solo una piccola parte del messaggio del presidente della Repubblica, per il resto ampiamente condivisibile, ma una parte qualificante.
Riguarda la scelta delle parole. Spero, sinceramene, che non corrisponda al vero quanto subito affermato la seconda carica dello Stato, e cioè che “la scelta delle parole è stata significativa”. Spero, invece, che si sia trattato di una distrazione. Perché è proprio della scelta delle parole che intendo parlare. Delle parole che descrivono due fatti, ben pecisi: da una parte “l’attacco terroristico di Hamas” (descritto in appena 19 parole, al netto di preposizioni e articoli) e dall’altra parte la “reazione del governo israeliano” (18 parole).
Ciò che colpisce è la forte asimmetria della tecnica utilizzata per la descrizione dei fatti. Tanto da suggerire un confronto fondato esclusivamente sulle tecniche del linguaggio.
Entrambi gli episodi hanno provocato morti. Solo che, nel primo caso, l’incursione di Hamas del 7 ottobre, i morti sono stati provocati da una “orribile ferocia terroristica contro …” cioè da un’azione qualificata da forti connotazioni emotive e contenente un preciso giudizio di valore. Nel secondo caso, quello relativo ai morti palestinesi, essi sono semplicemente provocati “dalla reazione del governo israeliano”, senza che venga espresso alcun giudizio: il presidente, cioè, non ha specificato, scegliendo le parole adatte, se la reazione sia stata feroce, orribile, effettuata con tecniche terroristiche. In tal modo non viene rispettata la simmetria che il lettore si aspetta. Cioè: in risposta all’azione feroce orribile e terroristica di Hamas, la risposta del governo israeliano è stata …. cosa è stata cosa?
L’asimmetria prosegue con la descrizione delle vittime. I morti di parte israeliana sono indicati nella loro qualità di persone; sono descritti come “inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele”, l’ascoltatore può facilmente immaginarli mentre vengono colpiti e commuoversi. I morti palestinesi, invece, sono semplicemente “migliaia di vittime civili. Ma non si dice, come nell’altro caso, se siano anch’essi bambini, o donne …. ? La prima descrizione utilizza termini emotivi, che evocano il sentimento; la seconda solo termini di carattere statistico, burocratico, si tratta, semplicemente, di vittime che non sono militari.
La più forte asimmetria – davvero insopportabile – riguarda il giudizio. L’azione di Hamas è oggetto di un preciso e articolato giudizio morale. Per descriverla, vengono scelte parole forti e vengono utilizzati ben sei aggettivi, o equivalenti, tutti di forte impatto, tutti tendenti al superlativo: ferocia, terroristico, orribile, ignobile, anzi di più: “ignobile ogni oltre termine”, disumano.
La “reazione del governo israeliano” è descritta senza che venga utilizzato nessun aggettivo, proprio neppure uno. È accaduto e basta! Come, l’ascoltatore dovrà interpretare quel silenzio? Sono già morte oltre 20.000 persone, inermi bambini, donne, malati, giornalisti, ragazzi che innalzavano una bandiera bianca. Tutto ciò “provocato”, semplicemente dalla “azione militare” decisa dal governo israeliano. Perché mai compare un così ampio e analitico giudizio morale sui morti provocati da Hamas, mentre neppure una parola, neppure un aggettivo, neppure una lacrima viene versata sui morti “provocati” dalla reazione del governo israeliano?
Una chicca: il Presidente riferisce, semplicemente, che l’azione militare del governo israeliano “costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case”, senza esprimere alcuna opinione circa la legittimità di tale “costrizione” o sul dramma umano che ne consegue. Tuttavia ci informa, e tale informazione non può che esser letta come una critica, che quelle “moltitudini di persone” – un esodo biblico – vengono “respinte da tutti”. Dobbiamo pensare che, quindi, i colpevoli siamo noi? “Noi tutti” che ci rifiutiamo di accoglierli, che li respingiamo.
Dobbiamo intendere che il nostro Presidente, con la scelta di queste precise parole, ritiene giustificata la sproporzionata reazione da parte di Israele? Non lo credo! Che non violi le norme internazionali? Che rispetti il diritto di guerra? Quindi che il nostro paese non si opporrà all’operazione – in atto – di impossessarsi di altri territori palestinesi in dispregio di ogni diritto?
Perché, quindi, una così evidente asimmetria?
Il silenzio sulla “reazione del governo Israeliano”, mentre proseguono le violenze su donne bambini e anziani – perché i morti sono tutti uguali – mi spaventa e mi indigna. E del fatto che il nostro paese non sia in prima linea per la garanzia dei diritti umani e dei principi sanciti dalle Carte internazionali, mi vergogno.
Gianni Loy
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