Il messaggio del Presidente. Soffermiamoci solo su una parte, molto importante e significativa, laddove le parole pesanti come pietre pendono da una parte sola

img_4715ASIMMETRIE DI FINE D’ANNO
di Gianni Loy
Poco prima della scadenza di un anno indimenticabile, ho ascoltato con attenzione il messaggio che il Presidente della Repubblica ha rivolto al paese. Poco dopo, le più alte cariche dello Stato hanno riferito di un “consenso unanime”.
Il fatto che la mia voce non si unisca al sonito di altre mille farebbe venir meno l’unanimità. Ciò poco importa, ma sinché sarà possibile esercitare il diritto di critica, lo farò. In questo caso, dissento profondamente con la tecnica utilizzata per la descrizione della guerra in atto. Ciò riguarda solo una piccola parte del messaggio del presidente della Repubblica, per il resto ampiamente condivisibile, ma una parte qualificante.
Riguarda la scelta delle parole. Spero, sinceramene, che non corrisponda al vero quanto subito affermato la seconda carica dello Stato, e cioè che “la scelta delle parole è stata significativa”. Spero, invece, che si sia trattato di una distrazione. Perché è proprio della scelta delle parole che intendo parlare. Delle parole che descrivono due fatti, ben pecisi: da una parte “l’attacco terroristico di Hamas” (descritto in appena 19 parole, al netto di preposizioni e articoli) e dall’altra parte la “reazione del governo israeliano” (18 parole).
Ciò che colpisce è la forte asimmetria della tecnica utilizzata per la descrizione dei fatti. Tanto da suggerire un confronto fondato esclusivamente sulle tecniche del linguaggio.
Entrambi gli episodi hanno provocato morti. Solo che, nel primo caso, l’incursione di Hamas del 7 ottobre, i morti sono stati provocati da una “orribile ferocia terroristica contro …” cioè da un’azione qualificata da forti connotazioni emotive e contenente un preciso giudizio di valore. Nel secondo caso, quello relativo ai morti palestinesi, essi sono semplicemente provocati “dalla reazione del governo israeliano”, senza che venga espresso alcun giudizio: il presidente, cioè, non ha specificato, scegliendo le parole adatte, se la reazione sia stata feroce, orribile, effettuata con tecniche terroristiche. In tal modo non viene rispettata la simmetria che il lettore si aspetta. Cioè: in risposta all’azione feroce orribile e terroristica di Hamas, la risposta del governo israeliano è stata …. cosa è stata cosa?
L’asimmetria prosegue con la descrizione delle vittime. I morti di parte israeliana sono indicati nella loro qualità di persone; sono descritti come “inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele”, l’ascoltatore può facilmente immaginarli mentre vengono colpiti e commuoversi. I morti palestinesi, invece, sono semplicemente “migliaia di vittime civili. Ma non si dice, come nell’altro caso, se siano anch’essi bambini, o donne …. ? La prima descrizione utilizza termini emotivi, che evocano il sentimento; la seconda solo termini di carattere statistico, burocratico, si tratta, semplicemente, di vittime che non sono militari.
La più forte asimmetria – davvero insopportabile – riguarda il giudizio. L’azione di Hamas è oggetto di un preciso e articolato giudizio morale. Per descriverla, vengono scelte parole forti e vengono utilizzati ben sei aggettivi, o equivalenti, tutti di forte impatto, tutti tendenti al superlativo: ferocia, terroristico, orribile, ignobile, anzi di più: “ignobile ogni oltre termine”, disumano.
La “reazione del governo israeliano” è descritta senza che venga utilizzato nessun aggettivo, proprio neppure uno. È accaduto e basta! Come, l’ascoltatore dovrà interpretare quel silenzio? Sono già morte oltre 20.000 persone, inermi bambini, donne, malati, giornalisti, ragazzi che innalzavano una bandiera bianca. Tutto ciò “provocato”, semplicemente dalla “azione militare” decisa dal governo israeliano. Perché mai compare un così ampio e analitico giudizio morale sui morti provocati da Hamas, mentre neppure una parola, neppure un aggettivo, neppure una lacrima viene versata sui morti “provocati” dalla reazione del governo israeliano?
Una chicca: il Presidente riferisce, semplicemente, che l’azione militare del governo israeliano “costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case”, senza esprimere alcuna opinione circa la legittimità di tale “costrizione” o sul dramma umano che ne consegue. Tuttavia ci informa, e tale informazione non può che esser letta come una critica, che quelle “moltitudini di persone” – un esodo biblico – vengono “respinte da tutti”. Dobbiamo pensare che, quindi, i colpevoli siamo noi? “Noi tutti” che ci rifiutiamo di accoglierli, che li respingiamo.
Dobbiamo intendere che il nostro Presidente, con la scelta di queste precise parole, ritiene giustificata la sproporzionata reazione da parte di Israele? Non lo credo! Che non violi le norme internazionali? Che rispetti il diritto di guerra? Quindi che il nostro paese non si opporrà all’operazione – in atto – di impossessarsi di altri territori palestinesi in dispregio di ogni diritto?
Perché, quindi, una così evidente asimmetria?
Il silenzio sulla “reazione del governo Israeliano”, mentre proseguono le violenze su donne bambini e anziani – perché i morti sono tutti uguali – mi spaventa e mi indigna. E del fatto che il nostro paese non sia in prima linea per la garanzia dei diritti umani e dei principi sanciti dalle Carte internazionali, mi vergogno.

Gianni Loy

One Response to Il messaggio del Presidente. Soffermiamoci solo su una parte, molto importante e significativa, laddove le parole pesanti come pietre pendono da una parte sola

  1. Pierpaolo Loi scrive:

    Sono d’accordo: il Presidente ha utilizzato la narrazione dominante nei media del nostro Paese, come se tutto fosse iniziato il 7 ottobre. E anch’io non ho che da vergognarmi per il silenzio sul genocidio del popolo palestinese a Gaza e che un Presidente cattolico non abbia saputo dire: fermiamo la strage.

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