Spes contra Spem
Lettera, in extremis, a Gesù bambino.
di Gianni Loy
Non ho vaghezza di aprire il pacchetto contenente il regalo di Natale – ormai imminente, giorno più giorno meno –. Già immagino cosa mi aspetti, cosa ci aspetta!
Sembra fatale, inevitabile che, per una serie di ragioni – sulle quali non spenderò neppure una parola – l’auspicio che il prossimo governo della regione, della Nazione sarda, sia di segno progressista e di sinistra, non sia avvererà. I re magi porteranno i loro doni a governanti di altro segno. Subito dopo, mi sovvengono le parole di un Santo che andava predicando che la vera speranza è quella che si coltiva quando non c’è più alcuna speranza.
Non so se quel Santo avesse ragione, ma vorrà dire che, ad onta di ogni funesto presagio, mi rimane – voglio che mi rimanga – almeno un briciolo di speranza, la speranza che all’interno pacchetto che apriremo tra qualche giorno ci sia, seppure in extremis, una buona notizia.
L’idea di recarmi alle urne quando il nostro gesto avrebbe solo il significato di dare un voto in più o in meno a due contendenti di un’area contigua, che lo inseriranno nella loro contabilità solo per affermare di aver avuto ragione, non solo non mi esalta ma mi deprime, persino mi umilia.
Sia ben chiaro: avrei dato – darei – il mio voto ad entrambi o a ciascuno dei due che in questa vigilia di Natale se lo contendono – il voto mio e di altri – senza alcun tentennamento. L’uno lo conosco, ritengo che in ordine di tempo sia stato l’ultimo presidente di valore, di grande valore – al di là delle rappresentazioni e dei distinguo che lo accompagnano – e penso che un suo ritorno alla guida della regione sarebbe utile e auspicabile. L’altra non la conosco, nondimeno tutti gli amici e compagni (al maschile e femminile) che – con più attenzione – seguono le vicende della politica nostrana mi forniscono elementi che m’inducono a sostenere, senza tentennamenti, una sua candidatura.
Ma ciò che non desidero, ciò che non voglio, è che mi venga chiesto di scegliere tra i due. Un’aggregazione elettorale, tenendo conto, realisticamente, del sistema elettorale, ha il compito e il dovere di scegliere i propri candidati avendo chiaro l’obiettivo politico che si prefigge nell’affrontare le elezioni. I candidati stessi, dal canto loro, devono tener conto, con altrettanto realismo, non solo delle aspettative personali, ma anche delle nostre, ed aver chiaro se, in questo contesto, hanno come obiettivo realistico quello di riportare una speranza progressista al governo della Regione sarda, oppure quello di dimostrare, più semplicemente di avere una ragione in più, o un consenso maggiore, rispetto ad un contendente della stessa area.
Hanno entrambi molte ragioni, ragioni che rispetto, tutte. Ma mi rifiuto di avviare il discorso, in tonalità minore chiedendomi o ragionando su chi ne abba di più. Non voglio neppure immischiarmi nelle ragioni, e nelle riserve mentali, di partiti e movimenti che ruotano nelle loro orbite e sono portatori di interessi non sempre coincidenti e non sempre alla nostra portata.
Ho come riferimento l’arte della politica, che è anche capacità di mediazione, capacità di trovare una soluzione, persino di trovarla a tutti i costi, anche quando sembra impossibile. Come ci insegnano i vicini spagnoli, capaci di mediare anche col diavolo, pur di impedire la iattura tremenda che un altro Stato, uno degli ultimi rimasti in Europa, soccomba di fronte alla prepotente avanzata di una destra xenofoba.
La brezza che sfiora le nostre orecchie è la paura. Sì, la paura di un’Unione Europea che si trova in bilico e che, da un momento all’altro, potrebbe cadere nelle mani di una nuova maggioranza, che già scalpita all’interno dei confini, pronta a cancellare diritti, a limitare le libertà, a praticare la xenofobia, a calpestare l’ambiente… E’ la paura che anche un piccolo errore possa far pendere l’equilibrio dall’altra parte.
E poi, il Natale è così vicino, il tempo fugge, devo affrettarmi a chiudere la busta e sperare che qualcuno la consegni a destinatari che abbiano la voglia di cimentarsi in un operazione politica di grande spessore, essenziale. Un’impresa sicuramente non facile – ma niente è impossibile – che si potrebbe avviare mettendo da parte ogni riferimento a chi abbia ragione. Alla ricerca di una convergenza che riporti unità, che ci faccia appassionare, che ci restituisca la speranza di un futuro migliore.
Gianni Loy
Paraulas bonas e santas.
Po dda fai a crutzu arremonu unu scrittu (chi s’agattat a Gavoi), in una targa istrinada a su
cantori Cantoni Buttu chi appretziat sa sabiesa de is ominis balentes chi si cumprit in s’ arti, narat , de ” tèssere a gala sos tenzones” . (Ricomporre i conflitti con abile mediazione degli interessi in gioco).
Paraulas bonas e santas.
Po dda fai a crutzu arremonu unu scrittu (chi s’agattat a Gavoi), in una targa istrinada a su
cantori Cantoni Buttu chi appretziat sa sabiesa de is ominis balentes chi si cumprit in s’ arti, narat , de ” tèssere a gala sos tenzones” . (Ricomporre i conflitti con abile mediazione degli interessi in gioco).
Sono d’accordo con il mio amico Gianni Loy, salvo nelle conclusioni, che, in caso di mancato accordo tra le coalizioni che sostengono da una parte Alessandra Todde, dall’altra Renato Soru, lasciano intravedere l’astensione dal voto. Personalmente non ho dubbi: voto e sostengo la coalizione di centro sinistra con Alessandra Todde candidata presidente. Perchè? Ecco le mie considerazioni da “intellettuale di sinistra, movimentista”.
Alessandra Todde rappresenta un’opportunità di cambiamento, se saprà, come credo, collegarsi ai movimenti della società civile laddove si producono idee, progetti, programmi. E si cerca e spesso si riesce con passione e impegno di/a concretizzarli. I partiti sono ormai sostanzialmente macchine elettorali e organizzazioni per la distribuzione e l’esercizio del potere, tuttavia allo stato sono strumenti indispensabili per la gestione democratica del Paese. Quanto più saranno in grado di collegarsi alle realtà della “democrazia partecipata”, praticando il principio costituzionale della sussidiarietà (art.118 Cost.) tanto più potranno rinnovarsi e servire il Paese. In Alessandra Todde colgo questa possibilità, questa apertura. Non sicuramente in Renato Soru, di cui riconosco e rispetto talento e genialità, ma, che, per quanto mi risulta, nella sua esperienza di politico e amministratore non ha sempre dato buon esempio di dedizione, realizzazione dei risultati programmati e capacità di coinvolgimento*. L’uomo solo al comando non rientra nella mia concezione della politica. Se davvero Soru vuole dare un contributo, faccia il saggio, il consulente, gratuitamente al servizio del rinnovamento della politica, se ne è capace, senza pretesa di occupare posti di potere istituzionale. Io sostengo, per quanto sono in grado di fare, Alessandra Todde, per le sue qualità politiche, professionali e umane, dando fiducia alla sua disponibilità, alla sua capacità di ascolto e di apertura alle realtà della democrazia di base, che sono sicuro confermerà nella pratica, alla guida della presidenza della nostra Regione. ————
* Le tre grandi esperienze politico-amministrative di Renato Soru:- presidente della Regione Sarda (dal 2004 al 2008): giudizio complessivamente positivo, nonostante l’eccesso di autoritarismo e la mancata realizzazione di importanti riforme programmate (es.: la formazione professionale);- segretario regionale del Pd (2014-2016), mi astengo da ogni giudizio, che con competenza potranno dare gli iscritti e simpatizzanti del Pd;- parlamentare europeo (dal 2014 al 2019), davvero deludente, soprattutto marcato dall’assenteismo da record (vedi L’Unione sarda del 13/2/2016: https://www.unionesarda.it/politica/assenteisti-al-parlamento-europeo-a-renato-soru-il-record-tra-gli-italiani-au1x13l4)
Saludos. Franco Meloni