Evento in memoria del commissario Gianni Pesce

img_5634Con la conduzione di Vito Biolchini e le letture, a cura di Elio Turno Arthemalle, di brani tratti da due libri di Gianni Pesce. Interventi dei figli: Carlo (che ha contestualizzato l’attività professionale e d’impegno sociale del padre, anche con riferimento alle letture di Elio); Laura (che ha presentato un pregevole documentario consistente in una sequenza di slide con protagonista il padre, dall’infanzia fino alla tarda età, e la famiglia). In conclusione un intervento della figlia maggiore Anna, che ha recitato in onore del padre una bella e commovente poesia, lei autrice, e cantato una struggente canzone, Mediterraneo, di un autore catalano (Joan Manuel Serrat), tradotta e interpretata a suo tempo da Gino Paoli. Anna è stata accompagnata alla chitarra classica dal bravo musicista Gialuca Muggianu. Intervento di Franco Meloni (di cui diamo conto di seguito). Presente un numeroso pubblico, tra cui colleghi collaboratori del commissario e altre persone che lo conobbero in vita. Presenti la moglie del commissario e Benedetta, la figlia più piccola.
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L’intervento del direttore di Aladinpensiero.

Evento in memoria del commissario Gianni Pesce (Roma 3 novembre 1939 – Roma 19 settembre 2023).

Buona sera,
mi chiamo Franco Meloni, di Cagliari, 73 anni.
Avevo 26 anni quando conobbi il mCommissario Pesce, già in quegli anni molto conosciuto, mitico, per la sua autorevolezza, rispettato e temuto da chiunque per le più diverse ragioni, anche quando in qualche misura “comprensibili” infrangesse la legge. La sua imponenza fisica aiutava a delinearne le doti professionali, ma anche umane e di uomo di cultura quando si aveva occasione di approfondire la sua conoscenza nel rapporto diretto.
A dire il vero, io, all’epoca di cui sto parlando, conoscevo solo il primo aspetto dell’uomo, quello di autorevole poliziotto, che peraltro ebbi modo di incontrare una o due volte, mentre ignoravo tutto il resto: quanto ho appreso abbastanza di recente, dalle cronache delle iniziative di dibattito promosse da Gianni Pesce anziano, soprattutto come letterato, romanziere, svolte a Cagliari con il coordinamento di Vito Biolchini. Ho anche ignorato l’incessante attività di convinto assertore della legalità, che ha visto protagonista Gianni Pesce, soprattutto negli incontri con i giovani nelle scuole e non solo. Spesso accompagnato dal figlio Carlo, che ne ha seguito la vocazione di poliziotto, al servizio della Repubblica e dei suoi cittadini.
Per diverse ragioni, che spiegherò meglio, oltre che la ragione di umana pietà nei confronti di chi lascia questa terra, ho provato grande tristezza per la morte del commissario Pesce e insieme rammarico per aver perso l’occasione sia di conoscerlo meglio, sia di costruire insieme a lui un percorso di informazione/formazione della legalità rivolto a tutti i cittadini e, in particolare ai #giovani.
Davvero che rabbia per il destino avverso che ci ha fatto perdere Gianni Pesce.
Pensate, tra fine agosto e i primi di settembre, insieme all’amico Gianni Loy, fui coinvolto dall’amico Elio Turno Arthemalle, nella costruzione di iniziative culturali centrate sulla storia recente della nostra città. E proprio sui movimenti dei quartieri degli anni 70 (lotte sociali per il diritto alla casa, all’istruzione, alla salute, per la qualità della vita, per la giustizia, contro il caro vita, contro la o repressione, … in somma per la democrazia) ci siamo concentrati. E abbiamo aiutato Elio a costruire la prima iniziativa, realizzata poco tempo fa, con grande interesse e partecipazione… successivamente contavamo (e contiamo) di realizzarne altre e, in tale contesto ci è venuto spontaneo ricordare fatti che coinvolsero il commissario Pesce, magari chiedendo la sua presenza. Ne avremo parlato con Vito, che aveva i necessari contatti. Poco dopo apprendemmo della morte di Gianni Pesce! Che disdetta, unita appunto alla tristezza della sua perdita!
Certo, con Gianni Pesce avrei voluto parlare anche di quei tempi, magari per ricostruire fatti che nella mia mente sono ancora poco chiari. Come lo sgombero di un’edificio di Giorgino, abusivamente occupato da senzatetto e attivisti politici il 27 novembre 1976. Nella circostanza il commissario, che comandava la pattuglia che effettuò lo sgombero, rimase seriamente ferito (lesioni gravissime). Furono operati diversi arresti, con crescente tensione per l’ordine pubblico, ma nel tempo tutto si appianò, anche, io credo, per l’intervento pacificatore del commissario. La stessa responsabile materiale del ferimento del commissario (Anna, detta “Anna di Santa Gilla”) fu perdonata, dal momento che non ebbe conseguenze giudiziarie, anche in virtù – io penso – della conoscenza del padre da parte del commissario.
Oggi, pensavo io, ne potrei parlare in maniera serena con Gianni Pesce. Finiti, per fortuna, i tempi degli anni di piombo, delle contrapposizioni stupidamente ideologiche, quando, ad esempio, nei cortei, i manifestanti gridavano: “poliziotto, basco nero, il tuo posto è al cimitero”. A dire il vero, io, da cattolico, ho sempre aberrato tali slogan. Attratto com’ero, seppur non del tutto d’accordo#, dalle analisi di Pier Paolo Pasolini: ragazzi dimostranti, rivoluzionari immaginari, i poliziotti sono proletari, figli del popolo, mentre voi siete ricchi, figli dei borghesi. Io (Pasolini) mi schiero con i poliziotti.
Ah, come mi sarebbe piaciuto condividere con Gianni Pesce una nuova stagione: dalla contrapposizione alla collaborazione per una società più giusta, per un mondo migliore. Dio solo sa, ma anche noi un po’, quanto ce n’è bisogno in questi nostri tempi.
Gianni Pesce non è più tra noi, non lo è sicuramente fisicamente, ma nel suo ricordo, nel suo esempio e insegnamento, di uomo delle istituzioni, di civil servant, di democratico… noi possiamo percorrere le strade del suo impegno sociale in difesa e affermazione della legalità democratica. È di questo, soprattutto di questo che abbiamo parlato con Carlo Pesce, trovandoci in piena sintonia, foriera di rinnovato impegno di singoli e comunità di riferimento.
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