Cattolici e Politica
Ci sono i cattolici nella politica?
La Repubblica – 18 Dicembre 2023
di Enzo Bianchi sul suo blog.
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Paul Valadier, già direttore della rivista Études dei gesuiti francesi, amava ripetere che la condizione del cristiano – da intendersi come colui che cerca di vivere ispirato dal Vangelo – è una condizione anomala e sovente diventa paradossale. Non è infatti facile per un cristiano impegnarsi e farsi responsabile della costruzione della polis, in compagnia, in alleanza con altri uomini e donne non cristiani, e nello stesso tempo essere soggetto a un primato della fede in un solo Signore, in una appartenenza a un popolo, a una chiesa. Per questo tutta la storia dei cattolici in politica risulta tormentata e contraddittoria facendo emergere sempre la domanda: “Chi sono i cattolici?”, e: “Dove stanno i cattolici per collocazione politica?”.
Nei giorni scorsi, significativamente senza destare nessun dibattito sui giornali o nel mondo politico, da questa testata Concetto Vecchio denunciava la diaspora e la scomparsa dei cattolici dalla politica italiana. Dove sono? Sono scomparsi o evaporati? Certo, sembrano morti anche loro della dolce morte. In questi anni abbiamo visto iniziative diverse e seguito convegni che proponevano la rianimazione di gruppi politici di cristiani, ma questi sono subito evaporati: d’altra parte meritavano il giudizio di tentativi nostalgici, non generativi, soprattutto quando l’iniziativa era presa o incoraggiata da qualche vescovo.
La situazione attuale è quella della scomparsa dei maestri, dell’uscita di scena della generazione degli ottantenni che annoveravano figure di riferimento, e dell’imporsi di un’assenza e di una afonia di politici portatori di istanze cristiane. Nei paesi dell’Europa occidentale ci sono politici credenti con un’identità religiosa personalmente vissuta ma che preferiscono nasconderla e renderla muta nell’agone politico, senza mai cercare di dare alla propria posizione una forma di partito.
Purtroppo la radice di questa situazione va individuata alla fine del secolo scorso, quando un’ideologia radicale, come la chiamava e la denunciava il luciferino Baget Bozzo, si impossessava nel dopo Berlinguer dell’eredità comunista e quando i cattolici democratici venivano denigrati per la loro pretesa di essere adulti ed erano sostituiti nell’agone della politica direttamente dai vescovi italiani sotto la presidenza del cardinale Ruini. Gli uni si svuotavano della “passione ideologica”, gli altri perdevano forza e si relegavano nel mutismo. Non si dimentichi anche la crisi e il venir meno della propulsione dell’associazionismo che immetteva nella politica persone motivate e formate. E così dobbiamo riconoscerlo: mai come oggi, di fatto, i cattolici sono presenti nella politica italiana, sono al governo del nostro paese e parlano da cattolici con voce alta e squillante come non mai! Continuamente questa maggioranza politica rivendica l’ispirazione cristiano-cattolica e i valori sbandierati sono quelli cari alla tradizione cattolica: Dio, patria, famiglia.
Dunque, in estinzione non sono i politici che si dicono cattolici ma quei cattolici che erano identificati come fedeli al magistero del Concilio e oggi da Papa Francesco. Questa la verità! Sì, molti sono chiamati cattolici tolici perché si fanno vedere a Messa, venerano gli arcontes della chiesa, si mostrano ossequiosi verso la religione, ma diffidano di Papa Francesco e della dottrina cattolica riguardante l’ospitalità degli stranieri, una politica di giustizia e uguaglianza sociale, la cura di madre terra, la libertà di coscienza. Cattolici prima che cristiani, cattolici piuttosto che cristiani, conservatori e identitari. Ma allora i cattolici sono ancora presento nella politica italiana?
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