La buona Politica per le attese dei sardi*

7112f1f9-6901-45b5-b7eb-73a966715b72di Franco Meloni
Il tema: “Sulla base di una seria analisi della situazione socio-economica della Sardegna, quali provvedimenti dovremo assumere per un suo futuro migliore?”. Svolgimento per noi arduo, per spazio non disponibile e carenza di competenze. E allora? Facciamo così: risolviamo subito la questione dell’analisi della situazione sarda condividendo quella del Rapporto Crenos 2023 [1], a cui rinviamo. Lì risulta che la Sardegna stia complessivamente male: una regione in declino se si considerano i valori dei parametri socio-economici, quasi tutti decisamente negativi nel confronto con regioni di analoga dimensione e collocazione in ambito europeo. Tra tutti, i peggiori: lo spopolamento, unito alla denatalità e al connesso invecchiamento della popolazione, la fuga dei giovani, l’abbandono scolastico, l’aumento della povertà… a cui si aggiungono pochi indicatori positivi, come quelli nell’ambito turistico. Veniamo quindi alle possibili soluzioni, riferite solamente a tre settori: i trasporti, la sanità, l’immigrazione. Svolgiamo il tema soprattutto per proporre una metodologia [2] che consiste nel far esprimere sugli argomenti prescelti, un giovane, chiamiamolo Gavino, individuato in questa prima sperimentazione come persona virtuale. Trasporti [3]. Facciamo che il nostro soggetto, Gavino, sia un diciottenne di un paese distante dall’hinterland cagliaritano frequentante l’ultimo anno di un Istituto superiore situato in città: “Ogni giorno feriale mi sveglio alle 6 e alle 7 prendo l’autobus per raggiungere la Scuola. Le tariffe sono sostenibili, ma non altrettanto le condizioni di viaggio, considerato che sovente mi trovo schiacciato come una sardina tra i molti passeggeri. Arrivo a scuola: un edificio di buone condizioni strutturali, ma che avrebbe bisogno di una ristrutturazione per raggiungere un’accettabile condizione standard”. Ecco segnalati due problemi del tutto risolvibili: più mezzi di trasporto pubblico a disposizione; risanamento e ristrutturazione degli edifici scolastici da condizionare con l’uso di energie rinnovabili [3bis]. Sanità [4]. Sostiene Gavino: “I miei genitori sono ancora giovani e lavorano entrambi. Io ho una sorella più piccola e con noi vive in casa la vecchia nonna. Vi racconto i problemi ogni qual volta c’è da accompagnare qualcuno a fare una visita specialistica a Cagliari: a parte le difficoltà di prenotare la visita attraverso il CUP [5], una volta fissata la stessa, per qualsiasi componente della famiglia, tocca a mio padre farsene carico. Un esempio, visita ambulatoriale presso un Ospedale cittadino: ore 5 o 6 sveglia, viaggio a Cagliari. A mio padre costa ogni volta un giorno di ferie e se lui è impossibilitato il costo di un taxi (di quelli privati che servono più persone). Ancora più gravi difficoltà in caso di ricovero per un medio/lungo periodo di degenza. Costi insopportabili anche per la nostra famiglia di medio reddito (figuriamoci per quelle povere!), solo pensando ai necessari accompagnatori che devono assicurare compiti di assistenza”. Ecco segnalati altri due problemi risolvibili. Come? 1. Aumentando il numero dei mezzi di trasporto pubblico, a tariffe controllate, anche attivando una collaborazione tra pubblico e privato. 2. Realizzando complessi alberghieri di servizio per i parenti dei pazienti ricoverati negli Ospedali/Cliniche per medio/lungo termine, a tariffe sostenibili, vigilate dalla Pubblica Amministrazione. Immigrati [6]. E’ un grosso problema che Gavino affronterebbe in positivo collegandolo con lo spopolamento dei nostri paesi e la denatalità con il connesso invecchiamento della popolazione: “Sulla questione di recente ho letto un articolo su L’Unione Sarda intitolato «I sardi sono in via di estinzione? Nel 2070 il 40% di abitanti in meno nell’Isola». Veniva intervistato un autorevole statistico, Roberto Volpi: «La Sardegna è la regione italiana che sta peggio dal punto di vista demografico (…), nel 2070 si toccherà un indice di vecchiaia di 500 anziani ultrasessantacinquenni ogni 100 bambini e ragazzi fino a 14 anni compiuti d’età, un valore decisamente superiore a quello di 300 a 100, pure enorme, dell’Italia (…) Se non si interviene sarà la desertificazione il destino già scritto della regione». Già. E allora? Il professore avanza diverse proposte; quanto all’immigrazione afferma che può essere di significativo aiuto: «se non ci fosse stata l’immigrazione in Italia già oggi avremmo perso non 1,5 ma almeno 8 milioni di abitanti, saremmo cioè attorno ai 50 milioni – dai quasi 61 che eravamo nel 2014». In argomento concludiamo con Gavino: «una buona politica di accoglienza e integrazione degli immigrati contribuirebbe a risolvere lo spopolamento, uno dei problemi più gravi della Sardegna». Occorre pertanto realizzarla questa “buona politica”, in leale collaborazione tra Unione Europea, Stato, Regioni, Comuni e Entità private, in applicazione dei principi della Sussidiarietà sanciti dall’art.118 della nostra Costituzione [7].
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* articolo pubblicato sulla Voce Serafica della Sardegna, dicembre 2023.
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Note di rinvio per ulteriori approfondimenti aggiunte sulla presente versione pubblicata su AladinPensiero.
[1] 30mo Rapporto Crenos sull’economia della Sardegna: https://crenos.unica.it/crenosterritorio/pubblicazioni/economia-della-sardegna-30%C2%B0-rapporto .
[2] A proposito di metodologia. Il difficile rapporto tra Comunicazione e Regione Sarda. Consigli non richiesti.
Di recente criticando l’attività di comunicazione della Regione (si trattava delle informazioni sul Covid-19 e dintorni) mi chiedevo: chi in Regione è responsabile della comunicazione (dirigenti e professionisti) e chi assume davvero le decisioni finali sulle relative campagne (livello politico)? Per non metterla sul piano della polemica, a volte più che giustificato e opportuno, ho svolto alcune considerazioni a mo’ di consigli, seppure non richiesti, ma secondo me utili. Ecco quanto. Ricordo, qualche decennio fa, a un corso di formazione per dirigenti pubblici presso la Scuola superiore di pubblica amministrazione, ci fece una lezione sul “piano di comunicazione” il bravissimo prof. Stefano Rolando, grande esperto in materia, allora dirigente generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ci disse: “Volete fare un buon piano di comunicazione per il vostro Ente? Non è difficile: seguite le esigenze della signora Maria”. In che senso? Chiedemmo noi corsisti. “Vi faccio un esempio per il settore sanità. La signora Maria abita in un paese lontano dalla città e deve assistere il marito ricoverato presso l’ospedale cittadino? Che problemi ha la signora Maria? Deve visitare il marito alcune volte la settimana e quindi deve risolvere problemi di trasporto? Deve rimanere vicino al marito per il periodo di un’operazione e quindi ha necessità di un alloggio a prezzi controllati? E via analizzando [nell’elencazione delle esigenze della signora Maria]”. Ecco, concluse Rolando “costruite con questo metodo il vostro piano di comunicazione”. Ovviamente le informazioni devono basarsi sulla presenza dei servizi necessari. Ma questo è un altro discorso, certo il più importante. (…)
[3] img_5618
[3bis] img_5588
[4]
[5] img_5619
[6].https://www.huffingtonpost.it/cultura/2023/12/16/news/francesco_billari_basta_parlare_di_inverno_demografico_la_crescita_del_capitale_umano_di_una_nazione_passa_dalle_sue_scel-14597844/
[7] Art. 118 della Costituzione italiana
Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.
I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e Regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del secondo comma dell’articolo 117, e disciplina inoltre forme di intesa e coordinamento nella materia della tutela dei beni culturali.
Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

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