ITE REMIRAS… Echi di resistenza in terra di Sardegna
[Red] Sono trascorsi quasi ottant’anni dalla Resistenza. Per quanto tempo ancora dovremmo ricordarla, e celebrarla. Si sa che il tempo, a poco a poco affievolisce i ricordi; tu8tto passa, a poco a poco. E poi, in Sardegna non è che la Resistenza si sia vista molto. Ricordiamo di più i bombardamenti dei “nemici” che sono poi diventati alleati. Ricordiamo assai di più “su famini de su 43”.
Partigiani sardi sì, ma in continente. Alcuni sepolti altrove, altri tornati alla loro occupazione in silenzio. Sino a quando, e non da tanto, alcuni ricercatori si sono messi sulle loro tracce ed hanno incominciato a raccontare le loro storie, a volte a strappargliele di bocca.
E allora perché? Visto che – oltretutto – Aprile è ancora lontana e per preparare la rituale manifestazione c’è ancora tempo?
Forse perché – è successo altre volte – il ricordo della Resistenza ci viene in soccorso quando il clima politico che ci circonda si fa oscuro. Come al tempo dell’irruzione di Berlusconi, come oggi. Allora, fu proprio una grande manifestazione per il 25 aprile a riannodare gli intenti di Resistenza dei democratici. E di aspettare al prossimo aprile, visto come vanno le cose, forese non ce lo possiamo permettere. Nel frattempo, il ricordo della Resistenza, il suo significato più profondo, piuttosto che declinare per anzianità, guadagna consensi in tutto il mondo e in tutto il mondo brandisce l’inno del partigiano di Bella ciao quale simbolo della lotta per la democrazia.
Niente di male, allora, se Gianni Loy, ha pensato di riproporre il ricordo della Resistenza “fuori stagione”, forse proprio per ricordarci che riflettere sui valori della Resistenza non è mai fuori luogo, non è mai inopportuno.
E niente di male se lo ha declinato in chiave teatrale e, per giunta, in lingua sarda – o meglio: anche in lingua sarda – proprio a voler sottolineare non il suo significato particolare, ma quello universale, declinabile in tutte le lingue del mondo.
Una produzione artistica “in progress” che il prossimo 25 aprile, in occasione della celebrazione, potrebbe maturare e indossare l’abito di scena definitivo.
Parole e musica, tanto per cominciare, che saranno proposte per la prima volta il prossimo 30 novembre a Cagliari. nella sala della Fondaione di Sardegna alle 17,30.
Il titolo – forse anch’esso provvisorio – Ite remiras? allude ad uno dei più noti canti della resistenza: “cosa rimiri mio bel partigiano …”. Perché proprio la Resistenza, declinata in terra di Sardegna quasi un secolo dopo, è il tema della pièce.
Per quanto tempo ancora, e perché? – si chiede l’autore – dovremmo ancora ricordare la Resistenza, oltretutto in Sardegna, dove gli episodi di guerra partigiana sono stati quasi inesistenti?
La risposta, o meglio le riflessioni sul tema, le offriranno gli attori – eccellenti firme – che si alterneranno sul palco: Rita Atzeri, Lia Careddu, Elio Turno Arthemalle, Dino Pinna, Giorgio Pinna, Giovanni Trudu, Gisella Vacca.
Lo spettacolo, coordinato da Cristina Maccioni, riproporrà una parte dei canti partigiani che raramente – se si eccettua il canto, ormai internazionale: “Bella ciao” – vengono ancora eseguiti in pubblico.
L’incombenza di riportarli alla luce e di interpretarli è affidata al maestro Fabrizio Gungui, che ha rivisitato e adattato quei brani alla nostra coralità e li proporrà agli spettatori dirigendo il Coro di Cagliari. Con una particolarità, non da poco: tutti i brani saranno eseguiti in lingua sarda.
Lingua sarda che, sia nella variante campidanese che in quella logudorese, serpeggerà anche nelle performance delle attrici e degli attori.
Di più non si può dire nella presentazione di questo lavoro, semmai se ne potrà dire dopo. A partire dalle suggestioni che al termine della rappresentazione saranno suggerite da Giacomo Mameli, che del tema della resistenza in Sardegna si è occupato a fondo, accompagnato da altri due studiosi della materia, Marco Sini e Natalino Piras, e dalla presidente provinciale dell’A.N.P.I. della provincia di Cagliari, Lidia Roversi.
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