Anteprima mondiale

da246094-19d8-472f-b217-669a3e6c0054UOMINI IN MARCIA
un film di Peter Marcias

[red]

“Uomini in marcia”, il nuovo film di Peter Marcias, debutta in anteprima mondiale alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella selezione ufficiale Special Screening. Il prossimo 28 ottobre sarà presentato ufficialmente nell’auditorium del Parco della Musica.
“Peter Marcias,– scrive Silvana Silvestri sul Manifesto – trova tra gli archivi della Cineteca sarda la documentazione di un evento che tra il 1992 e il 1993 coinvolse 27 Comuni del Sulcis iglesiente. Una grande mobilitazione del territorio. Ma cos’era successo prima? E, soprattutto, cos’è successo dopo? Marcias parte dal passato per raccontare le ingiustizie del mondo del lavoro odierno; e si fa illuminare da tre testimoni: il suo professore universitario, Gianni Loy e due grandi registi come Laurent Cantet e Ken Loach”.
Un lungo viaggio, ricco di materiale d’archivio, che ripropone agli spettatori il clima e alcuni dei personaggi che sono stati parte di quella lunga marcia, come Giuseppe di Vittorio, Laura Conti, Giacomo Brodolini, Gino Giugni, Luciano Lama, Arrigo Miglio … Un lungo viaggio che raccoglie le testimonianze di quanti, lavoratori, sindacalisti, amministratori, hanno partecipato direttamente a quell’episodio dei principio degli anni ’90 che ha suscitato l’ interesse del regista e lo ha indotto a scavare più a fondo.
“E’ un viaggio attraverso decenni di lotte per la dignità del lavoro – scrive Emanuele Bucci su Ciak Magazine – quello che accompagna Peter Marcias nel suo nuovo documentario”. Il regista non si accontenta di descrivere l’evento, ma “spaziando per abbracciare il prima e il dopo”, si chiede: «Cosa è successo prima di quell’evento? E cosa sta accadendo ora?».
“Così – si legge su Zarabaza – voci di lotta, interviste, riflessioni, vibrano nel magma fluttuante delle immagini di repertorio, a ricordarci che la storia siamo noi. Un viaggio istruttivo, fra sacrifici e scioperi, solidarietà e battaglie, operai e sindacati, contro diseguaglianze e ingiustizie: parole e concetti da non disperdere soprattutto oggi, al tempo precario della gig economy”.
“La voce narrante principale, Gianni Loy, ricorda come a partire dai primi del 900, le miniere, le proteste, la chiusura delle fabbriche, i sindacati la marcia per lo sviluppo, la tutela dell’ambiente si intrecciano in un racconto dove temi universali come il diritto al lavoro diventano una visione comune”. Ricorda come lo Statuto dei lavoratori, una legge di attuazione del principio Costituzionale, sia arrivata “a seguito di grandi manifestazioni dei lavoratori, di grandi lotte operaie, di un’ideologia che cercava di trasformare quei principi della Costituzione in realtà, anche grazie a quel diritto al conflitto che la Costituzione riconosceva con il diritto di sciopero”.
“Ma il tema vero non è soltanto una Repubblica fondata sul lavoro, che è lo scenario, ma quanto viene detto successivamente, e cioè che tutti hanno il diritto al lavoro e che lo Stato deve rimuovere gli ostacoli perché tutti possano lavorare dignitosamente”.
Il momento attuale è scandito dalle amare riflessioni di due grandi registi che hanno dedicato al tema del lavoro, cioè alla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, gran parte della loro opera. Due registi, anch’essi partecipanti, in prima fila, nella marcia di chi ha combattuto e combatte per difendere un diritto vitale e fondamentale nel suo significato etico.
Per Ken Loach, che ha mostrato al regista – come egli stesso ricorda – “la sua radiografia della terra” la riflessione è amara: “Ciò che è cambiato negli ultimi due decenni, tre decenni, è che fino a poco tempo fa pensavamo che se non avessimo vinto questa volta, avremmo vinto la prossima o quella dopo ancora o tra 20 anni, 50 anni. Un giorno vinceremo. Ora non abbiamo questo lusso. Non abbiamo il lusso del tempo […]
E Laurent Cantet riflette su come quel diritto, al lavoro e alla sua dignità, sia oggi sempre più negato e svilito nel suo significato etico: “Oggi ho l’impressione che la crisi sia ancor più forte di quella di quindici anni fa. Tutto è peggiorato, ciò significa che si è pronti ad accettare qualsiasi condizione di lavoro. Poiché c’è molta disoccupazione e non si vuole perdere il lavoro, si è pronti ad accettare tutta la violenza dell’ultraliberismo, così com’è stato gradualmente implementato. Solo perché le condizioni sociali sono peggiorate, non possiamo più permetterci di non giocare questo gioco …
Marcias, al termine di un lavoro durato diversi anni – una lunga marcia anche la sua – afferma che “l’incontro con Gianni Loy, Ken Loach, Laurent Cantet e gli altri mise in ordine le mie idee”; sottolinea l’importanza di uomini e donne qualunque per il futuro delle nuove generazioni: “Possiamo salvarci se abbiamo cura dell’ambiente che ci ospita. Tutto passa da lì”.
Ed alla fine confessa: “Temevo di realizzare un saggio, invece mi pare di no: è stato un pretesto per studiare e andare avanti nel mio lavoro. La storia va sempre tenuta in considerazione, perché il futuro va affrontato con grande consapevolezza”.
I dettagli a partire dal prossimo 28 ottobre, quando incomincerà la diffusione del documentario, 75 minuti, prodotto da Ganesh e Ultima Onda, in collaborazione con RAI Cinema, Aamod, Cineteca sarda Società Umanitaria, Morgana Studio e con il sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission – Bando filming Cagliari.
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