BUGGERRU 1904
“… un orrendo spettacolo mi si para davanti.
…da una parte una massa di minatori urlanti ed esasperati e dall’altra, a una cinquantina di metri di distanza, un gruppo di soldati addossati ad un capannone. Questi sparavano e qualche minatore era già caduto…
Ricorderò sempre con raccapriccio quel minatore che cauto camminava rasente al muro fiancheggiante la strada, a pochi passi da me, che, colpito da un proiettile, s’accasciò adagio adagio appoggiato al muro… senza un grido e senza un lamento, giacque a terra per non alzarsi più.”
(Giuseppe Cavallera)
Era il 4 settembre, tre morti e undici feriti. In conseguenza dei fatti di Buggerru si verificherà il primo sciopero generale della storia italiana.
“Ma sa lotta no er galu finida
esisti galu sa zente maligna
esisti galu sa zente vamida
ancora es mesu morta sa Sardigna”
…anche su Albert SCHWEITZER
ALBERT SCHWEITZER
Il 4 settembre 1965 muore a Lambaréné, nel Gabon (Africa centrale), il medico, teologo, musicista e missionario Albert Scweitzer.
Era nato il 14 gennaio 1875 a Kaisersberg, in Alsazia (allora tedesca, ora di nuovo francese). A trent’anni, già organista e insegnante, preside di facoltà e direttore del seminario teologico, si iscrive alla facoltà di Medicina. “Quando mi annunciai come studente al decano della facoltà, prof.Fehling, egli avrebbe preferito mandarmi dai suoi colleghi psichiatri.”
Vuole andare in Africa e si specializza in malattie tropicali.
Da un pollaio ricava l’Ospedale Schweitzer, aiutato dalla moglie infermiera, Hélène Bresslau. Arrivano da centinaia di chilometri per farsi curare.
Nel 1914 lui e la moglie vengono arrestati: tedeschi in territorio francese, c’est la guerre… rispediti in Francia, prigionieri in un campo di lavoro.
Nel 1924 torna in Africa e ricostruisce il villaggio-ospedale ormai distrutto.
Va e viene tra Europa e Africa, diventa famoso, “il più grande uomo del mondo” secondo il Times.
Nel 1952 è Premio Nobel per la Pace, per i suoi interventi contro l’atomica e il pericolo di una guerra nucleare: procedano le grandi potenze al disarmo.
Coi soldi del Nobel costruisce il Village de la lumière.
Non vuole più tornare a muore novantenne nel suo villaggio.
Migliaia di canoe discendono il fiume per salutare Oganga Schweitzer, lo Stregone Bianco.
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CITAZIONE DELLA SERA
La nostra democrazia è minata.
E i nostri rappresentanti mi fanno l’effetto di minatori incoscienti
che si mettono a fumare sigarette in una miniera piena di grisou.
(Norberto Bobbio)
Buonanotte.
Da L’Unione Sarda on line del 4 settembre 2013
Corteo e commemorazione a Buggerru
per i tre minatori uccisi 109 anni fa
Prima il corteo lungo le strade del paese poi la deposizione di una corona di fiori e una Santa messa per non dimenticare il sacrificio dei minatori uccisi 109 anni fa.
I tre minatori Salvatore Montixi, Felice Littera e Giustino Pittau, morti durante la protesta davanti alla sede della direzione perché rivendicavano migliori condizioni di lavoro.
Ad aprire il corteo, cui hanno partecipato anche i dirigenti regionali Francesca Ticca e Giacomo Migheli, Roberto Puddu della Camera del Lavoro, oltre che rappresentanti dei minatori del Sulcis Iglesiente è stato il sindaco di Buggerru Silvano Farris.
Nel corso dell’omelia don Salvatore Benizzi, responsabile della pastorale del Lavoro della diocesi di Carbonia-Iglesias, ha auspicato che “da quelle sofferenze e da quelle morti possa nascere la speranza per i vostri figli e i nostri fratelli”.
Mercoledì 04 settembre 2013 12:06
Su Progres:
http://progeturepublica.net/contributi/il-grande-fiume-della-storia/#.UidaaF2KK_K
[…] Oggi 4 settembre ricorre il 112° anniversario di quello che passerà alla storia come l’eccidio di Buggerru. L’esercito, chiamato dai dirigenti della Società che gestiva le miniere, fece fuoco sui minatori, uccidendone tre e ferendone molti altri. Commenterà Giuseppe Dessì nel suo capolavoro, “Paese d’Ombre”: ”Bava Beccaris era nell’aria e con esso il suo demente insegnamento”. E continua: ”La notizia della strage rimbalzò in tutta l’Italia operaia. A Milano fu comunicata alla folla durante un comizio di protesta e provocò uno sciopera generale in tutta la penisola. Solo in Sardegna rimase senza eco, e il silenzio di Buggerru, dopo la strage, in quel triste pomeriggio di settembre, era il simbolo del silenzio in tutta l’Isola”. A Cagliari due anni dopo nel 1906, in seguito a una sommossa popolare contro il caro vita ci furono 10 morti. “Alla notizia dei morti di Cagliari – scrive Natale Sanna – insorsero subito i centri minerari dell’Iglesiente con richieste varie, scioperi, saccheggi, scontri con i soldati, morti (due a Gonnesa e duie a Nebida) e feriti (17 a Gonnesa e quindici a Nebida) fra i dimostranti” (Natale Sanna, Il cammino dei Sardi, volume terzo, Editrice Sardegna, Cagliari, 1986, pagina 472). Duramente repressi furono anche gli scioperi e le manifestazioni che si innescarono sempre dopo i fatti di Cagliari a Villasimius, San Vito, Muravera, Abbasanta, Escalaplano, Villasalto (con 6 morti e 12 feriti). Mentre a Iglesias nel 1920 i carabinieri sparano su una manifestazione di minatori causando 7 morti. (Francesco Casula) ——————————- Storie Che a Scuola non insegnano. di Piero Marcialis […]