Fratelli e sorelle

img_4562Lezione domenicale
di Gianni Loy
Sarà perché ho frequentato a lungo la Chiesa, ma ricordo che fin da giovane ho maturato anticorpi, così non mi sono mai lasciato suggestionare, e tantomeno convincere, da chi mi parla con il rosario in mano.
Sarà perché le chiese sono sempre meno frequentate che i missionari di oggi hanno ripreso ad andare per le strade, ad esibire croci, rosario e medagliette della madonna. Cercano di risvegliare il nostro sentimento di pietà, il nostro buon cuore, la nostra solidarietà.
In materia di emigrazione, per esempio. Si presentano – uno in particolar modo – in barba e camicia, per dirci che gli esuli africani e asiatici starebbero meglio a casa loro. Forse per risvegliare, in un sol colpo, pietà e solidarietà. Ma se sul congiuntivo ci ho già fatto la croce, anche il condizionale non mi convince più tanto: stanno meglio o potrebbero star meglio? Se “potrebbero star meglio” significa che a casa loro stanno male, nel senso che soffrono e muoiono, imbarcarli per riportarli indietro non mi pare la soluzione migliore.
Sempre nel nome del Signore, come ai tempi delle vecchie crociate verso il medio-oriente, agitano la guerra santa contro gli scafisti, i nuovi untori che incitano quanti starebbero meglio a casa loro a venirsene in Europa, nel paese di Bengodi. Come a dire che, se non fosse per questi mascalzoni, questi milioni di persone se ne sarebbero rimasti tranquilli a casa loro …
Fortuna che, proprio ieri, ho ascoltato la voce di un anticlericale, vestito di bianco, che si è affacciato alla finestra di una piazza romana poco dopo mezzogiorno. Senza mai nominare né Dio né la Madonna, ci ha offerto una ben diversa versione del fenomeno. Ci ha ricordato, prima di tutto, che milioni di persone sono costrette – ha detto proprio costrette – ad abbandonare il proprio paese, la propria casa, per cercare di sopravvivere. E ci ha ricordato che tutte queste persone hanno un diritto di vivere nella loro terra. Un diritto umano, fondamentale. Quel loro diritto viene violato, ogni giorno, da un sistema economico che li costringe ad andar via.
Cosa ci vengono a dire quei predicatori che, con aria compunta e sofferente, vorrebbero convincerci che se cingiamo il mare di filo spinato è solo per il loro bene? Non si tratta, quindi – secondo quell’umile signore che non sembra del tutto sprovveduto in materia di diritto e di economia, – di rispedirli, con le buone o con le cattive, a casa loro. Ma di prendere atto del perché tutto ciò accada, non sulla base della compassione ma dei diritti, e di porvi rimedio, se ne saremo capaci. E poiché si tratta di persone private del diritto di stare a casa loro, in attesa di cambiare il mondo, cioè gli egoismi che lo governano, il minimo che si possa fare è quello di accoglierle dignitosamente queste persone, che, guarda caso, quel predicatore in barba e camicia che sventola il crocifisso, non chiama mai con il loro nome: fratelli e sorelle.
Devo dire che il ragionamento di quel vecchio anticlericale che, con voce sempre più stanca, si affaccia quasi tutte le domeniche da una finestra romana, mi convince.

(25.9.2023) Gianni Loy

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