Dibattito. Verso le elezioni sarde. Come voteranno i cattolici?
Una premessa.
Seguo con un certo interesse il dibattito pre-elettorale e, compatibilmente col poco tempo che ho per gli impegni sindacali di Segretario Naz.le della CSS, cerco di andare ad ascoltare i protagonisti principali nelle assemblee ed incontri pubblici. Ho capito che per ora scenderanno in campo vari schieramenti politici: il Centro Destra per ora unito, il PD con alcuni movimenti collaterali, i Progressisti con altri movimenti tra cui gli indipendentisti di Liberu con Giulia Lai e Devias e A Innantis di Franziscu Sedda.
Poi c’è la galassia dei Partiti e Movimenti Indipendentisti, che nelle assemblee di Serri e Parco S.Agostino di Abbasanta stanno tentando una via unitaria identitaria.
Il direttore Franco Meloni mi sollecita a dire la mia su ciò che in politica si muove nel mondo cattolico. E allora, ecco le mie riflessioni.
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Vorrei precisare che il mondo cattolico soprattutto oggi è molto diviso. Fermo restando che credo sia irripetibile l’esperienza del Partito Popolare e della DC e che personalmente non mi reputo certo un nostalgico, anche se penso che molte donne e uomini cattolici impegnati nella politica di quei periodi sono dei giganti rispetto alla maggioranza dei nani e ballerine di oggi.
Vorrei avvertire che i laici cattolici non sono tutti orientati a sinistra e/o al centrosinistra. Le precedenti elezioni hanno visto molti cattolici sostenere candidati di destra sia dentro le coalizioni di destra, sia all’interno degli schieramenti di centrosinistra indicando apertamente donne e uomini di “destra senza tessere”.
Esempi lampanti:
1. Elezione di Ugo Cappellacci (Forza Italia Centro DX) a presidente della Giunta Reg.le, sostenuto dal mondo cattolico in particolare dall’Associazionismo sportivo, rappresentato da Alessandra Zedda che diventò Assessora.
2. Elezione di Massimo Zedda (allora PD ed ora Gruppo Progressisti) a sindaco di Cagliari (Centro-sinistra e sardista per un periodo e poi solo centro-sinistra, dopo il ritiro delle deleghe all’assessore sardista Gianni Chessa), sostenuto dal mondo cattolico tramite la madre cattolicissima ed il forte legame coll’allora ed ora emerito Arcivescovo di Cagliari Mons.Giuseppe Mani (ex ordinario militare in pensione forse col grado di generale e per me “imprenditore”, vedi il forte flusso finanziario delle casse regionali per l’istituzione del Collegio S.Efisio nei locali dell’ex Seminario diocesano).
Massimo era sostenuto anche dai giovani universitari di sinistra. Ma tra i primi provvedimenti della sua Giunta ha chiuso i locali, dove si riunivano le associazioni giovanili nel Palazzo dell’ex Liceo Dettori (poi Siotto), dove studio’ Antonio Gramsci (a cui ha dedicato una targa a futura memoria, dimenticandosi dei giovani, che il nostro grande Gramsci incoraggiava a studiare ed entrare in politica).
3. Elezione di Christian Solinas a Presidente della Giunta Reg.le Sardegna (Centro Destra sardo-leghista), sostenuto dal mondo cattolico e da interessi forti del mondo imprenditoriale e dalla Massoneria.
Torniamo alla sfida di oggi.
Leggo che molti cattolici guardano con interesse a sinistra ed incoraggiano una coalizione unita tra PD, Movimento Cinque Stelle, Progressisti ed alcuni movimenti indipendentisti.
Dicono “per vincere la destra”.
Personalmente lo auspico, ma sarei più contento se la coalizione avesse come obiettivo “per il bene comune e l’interesse del popolo sardo”.
Sulla coalizione – obbligatoria per affermarsi, stante l’attuale legge elettorale regionale “carogna” e per me inficiata di anticostituzionalita’ – vedo già alcune difficoltà. Mi riferisco alla recente uscita precipitosa (?) nella riunione di Santulusurgiu della Todde, esponente di spicco dei 5Stelle e dei mal di pancia dei Progressisti, che hanno avuto troppa fretta di lanciare Renato Soru come candidato Presidente.
Sono d’accordo col Segretario Reg.le del PD Piero Comandini, che subito ha precisato che il candidato Presidente lo sceglie la Coalizione, com’è giusto che sia. Sara’ una donna o un candidato ancora una volta maschio? Potrebbe essere anche di natura diversa e chi lo proibisce?
Se dovessero sussistere divisioni tra i partiti di sinistra, credo che, pur di arrivare ad una coalizione unica, convenga o sia d’obbligo un accordo tecnico tra galantuomini.
Personalmente, essendo fortemente identitario sardo-federalista e per l’Europa dei popoli, sostengo una lista indipendentista unitaria e già questo sarebbe una grossa novità, rispetto alle elezioni del 2019, quando le varie liste indipendentiste – convinte ognuna di raggiungere il cinque per cento – sono naufragate miseramente, disperdendo migliaia di voti e non eleggendo alcun rappresentante nel Consiglio
Regionale, che dunque risulta carente sia nella rappresentanza globale sia in quella territoriale.
Per ora sulla carta, anche senza Liberu e A Innantis, la lista unitaria indipendentista, avrebbe almeno l’8 per cento dei votanti, contando anche sui movimenti pacifisti, ecologisti e antimilitaristi e per la verità non toglierebbe voti neppure all’auspicabile coalizione – anche se fosse puramente tecnica – del centrosinistra così come descritta precedentemente.
Questa volta la differenza la faranno i giovani, a partire dalle Cinque proposte Tematiche e programmatiche dei giovani di “Sardegna chiama Sardegna”. Ma ancora più determinanti saranno i voti di coloro che nelle precedenti elezioni si sono astenuti e/o non sono andati a votare. Auguri.
Giacomo Meloni
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