Nuovo tragedia nel Mediterraneo

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LA STRAGE INFINITA DI PROFUGHI E MIGRANTI
di Vanni Tola

Facciamo parlare i numeri. Settecentocinquanta persone naufragate, di cui, al momento, 79 cadaveri recuperati e 104 persone salvate. Mancano all’appello almeno 500 persone, quasi certamente decedute. L’orrore continua, aumenta nella sua dimensione numerica, diventa sempre più una vicenda della quale l’Italia e l’Europa dovrebbero vergognarsi.
Sarà la magistratura ad accertare le cause del naufragio, l’indignazione delle persone perbene crescerà ma non sarà tale da generare inversioni di rotta nelle scelte politiche del governo di destra di Giorgia Meloni e del suo entourage e nelle direttive politiche dell’Unione Europea.
Intorno a questa drammatica fiorisce un turbinio di incontri bilaterali e di improbabili piani per il riscatto dell’Africa. Vuote discussioni fra governanti per mascherare una realtà fatta di atteggiamenti miopi e vigliacchi sulla realtà drammatica delle migrazioni. Il linguaggio dei politici razzisti e xenofobi invece rimane sempre lo stesso. Si ripetono ancora concetti quali “la difesa dei confini”, non si sa bene da quale pericolosa invasione, la necessità di incrementare la lotta agli scafisti e al traffico di esseri umani, la prospettiva di fantasiosi piani Marshall per i paesi di origine di questa umanità disperata che preferisce correre il rischio di morire in mare piuttosto che rassegnarsi a vivere in condizioni disumane nei loro paesi. Un intervistato dalla troupe di Piazza Pulita ha dichiarato di essere pronto e tentare la traversata del Mediterraneo con qualunque mezzo piuttosto che rassegnarsi ad una vita da “morto vivente” nel proprio paese. “Apriteci i mari, al resto penseremo noi”. Manca all’Italia una seria prospettiva di intervento adeguata a fronteggiare il fenomeno delle grandi migrazioni di massa, che rappresenteranno la costante dei prossimi decenni. Manca un’idea di integrazione che vada oltre l’assistenza di base del momento dello sbarco. Non decolla in Europa il concetto di condivisione e redistribuzione dei migranti tra i paesi membri mentre si ripropone l’odiosa pratica di “pagare” alcuni paese dell’Unione per limitare le partenza. Grande silenzio sulle poche e lodevoli iniziative di apertura di canali umanitari, si tace invece sulla inderogabile necessità di attivare nel Mediterraneo normali canali di trasferimento delle persone con mezzi navali e aerei e sulla necessità di normare le procedure di ingresso in Europa delle popolazioni dei paesi africani.
L’indignazione e la rabbia di fronte all’ennesima tragedia del mare servono a ben poco se non si traducono in sostanziali e coraggiose inversioni di rotta nella politica migratoria nazionale ed europea. Che altro deve accadere perché si mobilitino le coscienza delle persone giuste?

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