XII Dossier Caritas 2022

a85bae2d-b8f0-419b-88bc-ca0f538185a3Sarà presentato oggi lunedì 19 dicembre, alle ore 9,30, presso la sala “Giorgio Pisano” de L’Unione Sarda il Dossier Caritas della Diocesi di Cagliari 2022. Riportiamo dal dossier il contributo del direttore di Aladinpensiero, che abbiamo ritenuto utile e simpatico corredare con alcune pertinenti immagini.
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Sulle orme del Concilio, in ascolto e partecipi delle sfide e dei cambiamenti del mondo.
Alcune riflessioni e proposte per la Chiesa e la Società sarda, nel secondo anno del cammino sinodale.

di Franco Meloni, giornalista
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acd2b997-d604-4b7c-8846-31c8c58cc2eaIn un intervento sul Dossier 2021 online (1) ho riportato un’esperienza personale su come insieme a tanti altri della mia generazione (anni 50) e di altre contigue, vivemmo, il Concilio Vaticano II – seppure con qualche ritardo rispetto alla sua celebrazione – come tempo del rinnovamento e della speranza e, al contrario, il post Concilio con grande delusione, per le attese frustrate dalla sua incompleta attuazione.
Mi sembra interessante riprendere quell’articolo con alcune ulteriori considerazioni e opportuni aggiornamenti.
5344d758-4682-4a84-9814-d9fb4991f4f0Allora io ero molto giovane e nonostante militante della Gioventù di azione cattolica (Giac) nell’associazione Giuseppe Toniolo della parrocchia S.Anna di Cagliari, poco avvertii la portata del Concilio, se non per toniolo-unogli aspetti di innovazione nella liturgia. [segue] Certo, insieme con gli toniolo-dueamici della mia e vicine generazioni avvertimmo il vento del cambiamento, ma senza capirne il profondo significato, ignorando quanto il Concilio aveva sancito nelle sue costituzioni e negli altri documenti. Solo alcuni anni più tardi cominciammo a prenderne consapevolezza, quando f6a1876b-f60b-40d5-87b0-99a53cfe24eccon la presidenza diocesana della Giac organizzammo momenti di riflessione e confronto in ambito studentesco (di frequente a La Madonnina di Cuglieri). Su quell’onda cominciammo a collegarci con le esperienze di comunità ecumeniche (Taize’, S.Paolo fuori le mura a Roma, Isolotto a Firenze; e anche in Sardegna: S.Rocco e S.Elia a Cagliari, Bindua). E a frequentare appuntamenti sulle grandi tematiche di rilievo della fase storica28feb309-4eac-443a-a9f7-d3600f9cf0b9 e2afb59e-9a84-4e75-8ab0-d749d0aca05d(Convegni giovani promossi dalla Pro Civitate Christiana di Assisi). Furono per noi le premesse culturali dell’impegno nel sociale, soprattutto nei quartieri urbani, contemporaneamente coinvolti nei movimenti contestativi a partire dal mitico ‘68. Circostanze che segnarono un accentuarsi delle difficoltà di rapporti con la Chiesa istituzionale da cui gradualmente in molti ci staccammo. Poteva andare diversamente, anche per nostra responsabilità, ma di sicuro non sentimmo il sostegno della Chiesa nelle nostre scelte esistenziali e vivemmo progressivamente il post Concilio come un “tornare indietro” rispetto alle attese dei primi tempi. Insomma non il Concilio ma la sua concreta attuazione fu per noi e per molti altri una delusione, o perlomeno una “mancata opportunità”, una “grande incompiuta”. copertina_anello_deboleSenza per questo disconoscerne i grandi frutti prodotti – come non dimenticare che uno di questi fu proprio la creazione della Caritas, ad opera di Paolo VI (2) – ma sicuramente non nella misura in cui il suo potenziale avrebbe consentito e ci saremo aspettati.
Oggi, col senno di poi, riconosco che fummo eccessivamente impazienti e anche ingenerosi perchè, come disse all’epoca il teologo Yves Congar, creato poi cardinale (3) “i Concili non sviluppano la loro azione che con il tempo. Ci vorranno cinquant’anni per poter cominciare ad apprezzare bene il Vaticano II”. E aggiungeva (riporto anche per nostra giustificazione): “E’ troppo tardi per gli uomini incalzati come siamo noi, ma è la misura della storia (…). Il Concilio non può essere un termine finale: è una tappa decisiva, ma che deve conoscere uno sviluppo e un avvenire” (4).

Con notevole ritardo anche rispetto alle previsioni di Congar, ma la Chiesa è di consueto in ritardo – addiritura di 200 anni, come sostenne il cardinale Carlo Maria Martini (5) – è ora giunto il momento di riprendere quel cammino interrotto per noi e per molti. Sarà anche questo un frutto del Sinodo. Lo speriamo e sappiamo che molto dipende da ciascuno di noi.
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Ho narrato di una personale esperienza, che non pretende di assurgere ad analisi generale, perché mi pare scorgervi un’assonanza in primo luogo con i documenti ufficiali del Sinodo e particolarmente con le indicazioni di Papa Francesco (di cui dirò più avanti) e anche con considerazioni di altre persone, tra cui quelle autorevoli di mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, l’ultimo vescovo vivente che ha partecipato al Concilio Vaticano II. In una recente intervista (6) così rispondeva alla domanda su quale sia la principale eredità del Concilio: «L’impegno ad attuarlo compiutamente, affidandolo alla responsabilità personale di ciascuno». E su cosa in particolare, debba essere ancora attuato: «Il riconoscimento del popolo di Dio. Noi siamo stati abituati come gerarchia ad agire e chiedere l’obbedienza dei fedeli: questa responsabilità della gerarchia rimane, ma dopo aver ascoltato, dobbiamo maturare insieme col popolo di Dio. L’importante compito che hanno i laici è di portare le sensibilità, le mentalità, i problemi del mondo d’oggi per poter tutti insieme preparare la decisione finale della gerarchia. Quindi è importante questo spirito di dialogo, di comunione, di incoraggiamento all’interno della Chiesa, affinché la gerarchia sia in grado di dire l’ultima parola. Pertanto non credo serva un nuovo Concilio perché dobbiamo ancora attuare quello passato e il rischio sarebbe di tornare indietro invece che andare avanti. Purtroppo se guardiamo alla liturgia, al clericalismo… ancora tanto c’è da fare. Fortunatamente però il Signore ci ha donato un Papa come Francesco che, pur non avendo vissuto i giorni del Concilio, lo sta mettendo in pratica»

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8f4d0f07-f0dc-4e75-bc7f-28b0a3882e6eCosa dice Papa Francesco della relazione tra Concilio e Sinodo. Tra le frequentissime esternazioni, scegliamo di riportare il suo pensiero in sole due circostanze.
La prima. Riprendendo alcuni brani della sua omelia dell’11 ottobre 2022 nella festa di San Giovanni XXIII, pontefice che indisse il Concilio Vaticano II, nella Basilica di San Pietro, nella messa in occasione del 60° anniversario dell’inizio del Concilio (7).
Il Papa propone tre sguardi da avere sulla Chiesa.
Il primo è “lo sguardo dall’alto” Dice il Papa: “la Chiesa va guardata prima di tutto dall’alto, con gli occhi innamorati di Dio. Chiediamoci se nella Chiesa partiamo da Dio, dal suo sguardo innamorato su di noi. Sempre c’è la tentazione di partire dall’io piuttosto che da Dio, di mettere le nostre agende prima del Vangelo, di lasciarci trasportare dal vento della mondanità per inseguire le mode del tempo o di rigettare il tempo che la Provvidenza ci dona per volgerci indietro. Stiamo però attenti: sia il progressismo che si accoda al mondo, sia il tradizionalismo – o l’“indietrismo” – che rimpiange un mondo passato, non sono prove d’amore, ma di infedeltà.“. Continua il Papa: “Fratelli, sorelle, ritorniamo alle pure sorgenti d’amore del Concilio. Ritroviamo la passione del Concilio e rinnoviamo la passione per il Concilio!” (…) Prosegue il Papa con “il secondo sguardo che ci insegna il Concilio, lo sguardo nel mezzo: stare nel mondo con gli altri e senza mai sentirci al di sopra degli altri, come servitori del più grande Regno di Dio (cfr Lumen gentium, 5); portare il buon annuncio del Vangelo dentro la vita e le lingue degli uomini (cfr Sacrosanctum Concilium, 36), condividendo le loro gioie e le loro speranze (cfr Gaudium et spes, 1). Stare in mezzo al popolo, non sopra il popolo: questo è il peccato brutto del clericalismo che uccide le pecore, non le guida, non le fa crescere, uccide. Quant’è attuale il Concilio: ci aiuta a respingere la tentazione di chiuderci nei recinti delle nostre comodità e convinzioni, per imitare lo stile di Dio”.
(…) La Chiesa non ha celebrato il Concilio per ammirarsi, ma per donarsi (…). È un popolo sacerdotale (cfr Lumen gentium, 10 ss.): non deve risaltare agli occhi del mondo, ma servire il mondo. Non dimentichiamolo: il Popolo di Dio nasce estroverso e ringiovanisce spendendosi, perché è sacramento di amore, «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen gentium, 1). Fratelli e sorelle, torniamo al Concilio, che ha riscoperto il fiume vivo della Tradizione senza ristagnare nelle tradizioni; che ha ritrovato la sorgente dell’amore non per rimanere a monte, ma perché la Chiesa scenda a valle e sia canale di misericordia per tutti. Torniamo al Concilio per uscire da noi stessi e superare la tentazione dell’autoreferenzialità, che è un modo di essere mondano. (…) E, se è giusto avere un’attenzione particolare, sia per i prediletti di Dio cioè i poveri, gli scartati (cfr Lumen gentium, 8c; Gaudium et spes, 1); per essere, come disse Papa Giovanni, «la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri» (Radiomessaggio ai fedeli di tutto il mondo a un mese dal Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 settembre 1962) (…). Il buon Pastore vede e vuole il suo gregge unito, sotto la guida dei Pastori che gli ha dato. Vuoleterzo sguardolo sguardo d’insieme: tutti, tutti insieme. Il Concilio ci ricorda che la Chiesa, a immagine della Trinità, è comunione (cfr Lumen gentium, 4.13). (…) Il popolo di Dio è il santo popolo fedele di Dio: questa è la Chiesa”. Conclude il Papa: “Ti rendiamo grazie, Signore, per il dono del Concilio. Tu che ci ami, liberaci dalla presunzione dell’autosufficienza e dallo spirito della critica mondana. Liberaci dell’autoesclusione dall’unità. Tu, che ci pasci con tenerezza, portaci fuori dai recinti dell’autoreferenzialità”.
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Sessant’anni fa si apriva il Concilio. Papa Francesco: «Ritroviamo la passione del Concilio e rinnoviamo la passione per il Concilio» per essere «la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri» .
8302ef74-53e3-4e69-87bc-5df492cc6029 La seconda circostanza. Scegliamo, infine, di riprendere in sintesi quello della prefazione di Papa Francesco al libro “Il Vaticano II un Concilio per il mondo”, uscito di recente (8) nel quale definisce il Concilio un «evento di grazia per la Chiesa e per il mondo», «i cui frutti non si sono esauriti» e che «non è stato ancora interamente compreso, vissuto e applicato». E così lo collega al Sinodo: «Siamo in cammino, e una tappa fondamentale di questo cammino è quella che stiamo vivendo con il Sinodo e che ci chiede di uscire dalla logica del “si è sempre fatto così”, dall’applicazione dei soliti vecchi schemi, dal riduzionismo che finisce per voler inquadrare sempre tutto in ciò che è già risaputo e praticato». «Dal Concilio Ecumenico Vaticano II abbiamo ricevuto molto. Abbiamo approfondito, ad esempio, l’importanza del popolo di Dio, categoria centrale nei testi conciliari, richiamata ben centottantaquattro volte, che ci aiuta a comprendere il fatto che la Chiesa non è un’élite di sacerdoti e consacrati e che ciascun battezzato è un soggetto attivo di evangelizzazione. Non si comprenderebbe il Concilio e nemmeno l’attuale percorso sinodale, se non si mettesse al centro di tutto l’evangelizzazione». E continua, lodando il libro in questione:«[dobbiamo] riscoprire l’ispirazione del Concilio e come passo dopo passo questo evento abbia trasformato la vita della Chiesa, è l’occasione per affrontare meglio il percorso sinodale, che è fatto innanzitutto di ascolto, di coinvolgimento, di capacità di far spazio al soffio dello Spirito, lasciando a Lui la possibilità di guidarci».

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La vera continuità del Concilio sta dunque nel Sinodo, attraverso i percorsi sinodali intrapresi dalla Chiesa universale e dalle Chiese particolari, affidati al protagonismo di tutto il popolo di Dio, ispirato dallo Spirito santo. Sia allora il Concilio la nostra stella polare, dedicando ad esso studio e, per quanto possiamo, applicazione delle sue indicazioni nella percorrenza dei cammini sinodali.

Come è noto i percorsi sinodali avviati nel 2021 sono due, che ovviamente si intrecciano: il “Sinodo 2021-2023”, percorso poi prorogato all’ottobre 2024 della Chiesa universale, intitolato «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», che si è aperto il 9-10 ottobre in Vaticano e il 17 ottobre in tutte le diocesi del mondo e si concluderà con il Sinodo dei Vescovi nell’ottobre 2024 (9); l’altro è il cammino sinodale italiano, ufficialmente aperto dall’Assemblea della CEI nel giugno 2021, che si 73cf6799-0a7b-4186-a2fd-54070d8cefdbsnoderà fino al 2025 (anno del Giubileo della Speranza) nel solco delle indicazioni emerse dal Convegno ecclesiale di Firenze del 2015 (10).

In questo scritto focalizziamo le nostre riflessioni soprattutto sulla missione apostolica della Chiesa, in particolare con riferimento alla Chiesa italiana, in ascolto e partecipi delle sfide e dei cambiamenti del mondo contemporaneo. Lo facciamo in sintonia con le indicazioni della Chiesa italiana, formulate attraverso la CEI, con particolare attenzione alle problematiche della nostra Regione.

Dai tanti documenti esplicativi dei percorsi sinodali, pubblicati nei siti web dedicati, riprendiamo solo alcuni spunti, utili per i nostri ragionamenti (11).

Introduciamo ovviamente il recente documento “I cantieri di Betania”, che riguarda i cammini sinodali della Chiesa italiana per il periodo 2022-2023. Il testo presenta tre cantieri: quello della strada e del villaggio, quello dell’ospitalità e della casa e quello delle diaconie e della formazione spirituale. Questi cantieri potranno essere adattati liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nei diversi territori. A questi, ogni Chiesa locale potrà aggiungerne un quarto che valorizzi una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. La Diocesi di Cagliari ha scelto come quarto cantiere «partecipazione per la missione». Si rinvia per ogni opportuno approfondimento al sito della Cei (12).
Avanziamo di seguito alcune considerazioni generali.
“Nell’intraprendere questo cammino, la Chiesa di Dio che è in Italia non parte da zero, ma raccoglie e rilancia la ricchezza degli orientamenti pastorali decennali della CEI, elaborati fin dagli anni ’70 del secolo scorso, i quali, in un fecondo intreccio con il magistero dei Pontefici, da Paolo VI a Francesco, costituiscono una mappa articolata e sempre valida per la vita delle nostre comunità. Nel suo documento programmatico Evangelii Gaudium, Papa Francesco ha rilanciato con parole nuove e vigorose la dimensione missionaria dell’esperienza cristiana, disegnando piste coraggiose per l’intera Chiesa, provocandola a mettersi più decisamente in cammino insieme alle donne e agli uomini del nostro tempo; quel documento, dispiegatosi poi sempre più chiaramente nei gesti, nelle scelte e negli insegnamenti del Papa, costituisce un’eccezionale spinta a dare carne e sangue all’ispirato inizio della Costituzione conciliare
Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo(13):
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”.

E’ una missione che la Chiesa svolge da sempre, ma ovviamente noi pensiamo soprattutto al Mondo di oggi, con tutti i suoi problemi, ai quali corrisponde con la sua presenza, le sue opere e le sue sollecitazioni pastorali. E con il suo respiro universale, guidato da Papa Francesco, purtroppo “in solitudine” o perlomeno con pochi “compagni di strada” nelle realtà delle compagini umane (14). Se ci riferiamo agli ultimi tempi i capisaldi del messaggio evangelico della Chiesa sono le ultime due encicliche sociali di Papa Francesco, Laudato sì’ e Fratelli tutti. Verrebbe da dire che l’Umanità “chiama e invoca aiuto” anche quando il suo lamento non è precisamene indirizzato. La Chiesa comunque risponde, proponendo non le soluzioni, ma le condizioni perchè queste vengano costruite, rivolgendosi a tutto il popolo di Dio, che si allarga a tutti gli uomini e donne di buona volontà, in ultima analisi a tutta l’Umanità. Come non trovare in questa azione della Chiesa l’anelito alla fratellanza, all’eguaglianza, alla solidarietà, alla libertà di tutto il genere umano nella salvaguardia della Terra, la nostra casa comune.

Commenta mirabilmente la CEI l’incipit della Gaudium et Spes:

“In queste righe è racchiuso il significato del cammino sinodale, perché vi è concentrata la natura della Chiesa: non una comunità che affianca il mondo o lo sorvola, ma donne e uomini che abitano la storia, guardando nella fede a Gesù come il salvatore di tutti (cf. Lumen Gentium 9) e pellegrinando insieme agli altri con la guida dello Spirito, verso la meta comune che è il regno del Padre. La Chiesa è stata concepita in movimento, nel viaggio di Abramo da Ur dei Caldei (cfr. Gen 11,31) e nelle chiamate di Gesù ai discepoli sul lago e sulle strade (cfr. Mt 4,18‐23); la Chiesa è popolo pellegrino, che non percorre sentieri privilegiati e corsie preferenziali, ma vie comuni a tutti; la Chiesa non è fatta per stabilirsi, ma per camminare. La Chiesa è Sinodo (syn‐odòs), cammino‐con: con Dio, con Gesù, con l’umanità”.

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Ma per venire a “cose da fare”, dando atto delle numerose iniziative avviate nella nostra Diocesi, come anche riportate sul sito dedicato, scegliamo di dare un nostro contributo che pensiamo contribuisca ad integrare e arricchire le attività già in atto e quelle programmate e in via di programmazione per il secondo anno del cammino sinodale, tenendo conto dell’esperienza effettuata [vedasi la sintesi del primo anno sul sito dedicato della Diocesi (15)]e delle indicazioni dei Cantieri di Betania. Proposte che si rivolgono anche a quanti poco o niente oggi frequentano la Chiesa e che ci sembra corrispondano all’impostazione data dall’Arcivescovo di Cagliari, di cui alla nota del Vicario generale (16), laddove è detto:

“Il Cammino Sinodale vuole contribuire a mettere in movimento le nostre comunità e suscitare una rinnovata consapevolezza del senso profondo del nostro essere Chiesa; la sinodalità vuole costituire anche l’occasione per un impulso alla missionarietà delle nostre comunità.
I primi due anni, costituiti da una prima fase narrativa, saranno caratterizzati dal mettersi all’ascolto di “ciò che lo Spirito dice alle Chiese”; sarà pertanto necessario il coinvolgimento, il più ampio possibile, degli organismi pastorali, consigli pastorali parrocchiali, consigli per gli affari economici, movimenti, gruppi di catechesi, senza dimenticare che «può essere significativo interpellare anche chi guarda alla Chiesa dall’esterno, per provare ad ascoltare quel che hanno da dirci e da chiedere. Confrontarsi con la percezione che della comunità ecclesiale e delle sue dinamiche interne ha la gente comune, con ciò che le persone si attendono. Questo può sicuramente contribuire a fare acquisire quel metodo che la carta d’intenti del Sinodo della Chiesa in Italia definisce “dal basso”, anche in rapporto al contesto» (cfr CEI, Prima bozza di esempio di percorso sinodale, Roma, 27-29 settembre 2021).
Non andrebbero esclusi dal Cammino Sinodale anche i luoghi della fragilità e della cura, i luoghi della cultura e dell’arte, i luoghi del lavoro e dell’economia, i luoghi della cittadinanza e della politica. Come da questi luoghi si percepisce la comunità ecclesiale?”

Il nostro contributo mira proprio a facilitare tale coinvolgimento, calato nella realtà della nostra regione, la quale vive oggi una situazione di estremo disagio.

Accumunati a molte altre realtà in Italia e nel Mondo, la Sardegna ha molti problemi, che l’epidemia del Covid ha aggravato e aggrava ogni giorno che passa. Non vogliamo qui farne ulteriore elenco. Chi lo volesse non ha che da sfogliare i quotidiani locali o consultare le News online di informazione politica. E neppure vogliamo parlare delle ricette per risolvere o perlomeno affrontare questi problemi. Anche queste le troviamo ogni giorno esposte, più o meno bene, negli stessi media.

Qui vogliamo semplicemente lanciare un messaggio e proporre una riflessione su che cosa possono fare i cattolici insieme con tutte le persone di buona volontà disposte a fare un percorso di comune impegno. Il messaggio è il seguente: la Sardegna ha soprattutto bisogno di fiducia. Innanzitutto della fiducia dei sardi verso se stessi, che è la condizione perché gli altri abbiano fiducia nei sardi. Dobbiamo pertanto impegnarci tutti a creare quel clima di fiducia che ci consenta di affrontare i problemi e di impegnarci a risolverli mettendo a frutto le capacità personali e delle comunità di appartenenza. Tutto ciò sembra banale, ma non lo è affatto. Sicuramente è difficile. Pensate cosa significa creare fiducia nel mondo della politica. Significa praticare rapporti di scambio tra persone che nella ricerca del bene comune, anche nel confronto e nello scontro dialettico, arrivino a soluzioni ottimali. La condizione è che si pratichi l’ascolto reciproco, come prevede il cammino sinodale, che si persegua l’obbiettivo della massima partecipazione. Cosa abbastanza diversa da quanto accade oggi, laddove la politica tende a selezionare le idee e le scelte sulla base degli interessi dei gruppi prevalenti e la partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica è sempre più ristretta. Allora, se si vuole invertire la rotta, occorre allargare gli spazi di partecipazione democratica sia per quanto riguarda l’accesso alle rappresentanze istituzionali (riforma delle leggi elettorali), sia per la promozione della cittadinanza attiva, sia per la valorizzazione delle competenze che devono prevalere sulle appartenenze.

Se dunque è la “partecipazione” la chiave giusta per ridare speranze di rinascita al popolo sardo, occorrono impegni concreti per favorirla, avendo come chiaro e virtuoso riferimento l’art. 3 della nostra Costituzione, laddove al comma 2 recita: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Insomma, c’è da ascoltare, dibattere, discernere e lavorare, nella consapevolezza che occorre maggiore dinamismo e disponibilità all’incontro esattamente come previsto dai percorsi sinodali, ovviamente sorretti da spirito evangelico e da correlato ottimismo della volontà! Ci sarebbe molto da discutere a tutto tondo sull’impegno dei cattolici in Politica, che, come ci ha insegnato Paolo VI, costituisce la più alta forma dell’esercizio della Carità. Ma in questo contributo scegliamo di soffermarci in prevalenza su quella parte della Politica che attiene alle questioni sociali, a sottolinearne urgenze e priorità, anche per quanto argomentiamo di seguito.

Siamo convinti che la situazione attuale della nostra società migliorerebbe fortemente se si sviluppasse un impegno politico che consentisse di rendere più incisivo e produttivo il poderoso lavoro che sul piano dell’impegno sociale fanno i volontari nelle diverse organizzazioni cattoliche e laiche al servizio della gente, in modo particolare degli ultimi. Innanzitutto ai volontari è richiesto che diano un aiuto alla Politica, anche se la stessa non la chiede. Al riguardo condividiamo in toto un invito formulato da Walter Tocci in un recente convegno della Caritas romana (17).

In questa sede avanziamo alcune proposte autonomamente elaborate o che riprendiamo da altri – una in particolare da uno scritto di Enzo Bianchi (fondatore della Comunità di Bose) (18) – che riecheggiano le riflessioni del “Patto per la Sardegna” lanciato nel novembre 2020 da un gruppo di intellettuali cattolici sardi (19).

1. Moltiplicare gli spazi di partecipazione, ascolto, 06d59d1b-7799-404f-ad75-bfe067452578confronto, discernimento.
In piena sintonia con l’impostazione dei cammini sinodali, si tratta di dare vita nelle chiese locali, diocesane e regionale, e in tutte le diverse realtà parrocchiali e di altra natura di appositi spazi nei quali “tutti i cattolici che si sentono responsabili nella vita ecclesiale e nella società possano essere convocati e quindi partecipare: incontri realmente aperti a tutti, che sappiano convocare uomini e donne muniti solo della vita di fede, della comunione ecclesiale, della consapevole collocazione nella compagnia umana”. Si tratta di chiamare tutte e tutti a “esprimersi in merito a una lettura della vita sociale, delle urgenze che emergono, occasioni di confronto in cui si esaminano i problemi che si affacciano sempre nuovi nella vita del paese e si cerca di discernere insieme alla luce degli insegnamenti del Vangelo. Da questo ascolto reciproco, da questo confronto, possono emergere convergenze pre-politiche, pre-economiche, pre-giuridiche che confermano l’unità della fede ma lasciano la libertà della loro realizzazione plurale insieme ad altri soggetti politici nella società”. Spazi pubblici reali in cui “pastori e popolo di Dio insieme, in una vera sinodalità, ascoltino ciò che lo Spirito dice alle chiese e facciano discernimento per trarre indicazioni e vie di testimonianza, di edificazione della polis e della convivenza buona nella giustizia e nella pace”. È in questi spazi che si possono “delineare le istanze evangeliche irrinunciabili, che poi i singoli cattolici con competenza e responsabilità tradurranno in impegni e azioni diverse a livello economico, politico, giuridico”.

Da queste attività si può partire per ulteriori indispensabili interlocuzioni con il “resto del mondo” per comuni percorsi nel perseguire il bene comune. Ovviamente il coinvolgimento di appartenenti ad altre confessioni religiose e anche di non credenti sarebbe possibile è auspicabile fin da subito, decidendosi caso per caso le modalità di apertura.

2. Cattedra dei non credenti e Cortile dei Gentili: esperienze da proporre, opportunamente adattate, anche nella nostra realtà sarda.
625128a3-df29-43a3-8ba8-7b94bc705993Un’altra proposta, che s’iscrive nell’esortazione a «interpellare anche chi guarda alla Chiesa dall’esterno, per provare ad ascoltare quel che hanno da dirci e da chiedere», specificamente riferibile al Cantiere diocesano «partecipazione per la missione», è quella di ripercorrere le orme della «Cattedra dei non credenti», del grande uomo di chiesa cardinale Carlo Maria 1cba8000-e937-4392-a28f-1fd5ce9ba06aMartini (20), cogliendone l’essenzialità, anche se in forme attuative diverse dall’esperienza originale. Forse avvicinandosi a quella tuttora viva e di largo seguito del «Cortile dei Gentili», animata dal cardinale Gianfranco Ravasi (21). Ovviamente anche qui in programmi e modalità corrispondenti alle energie che persone di buona volontà vogliono mettere in campo, risorse che non mancano anche dalle nostre parti.

3. L’ascolto nell’esperienza della Caritas, pensando soprattutto ai giovani (22)
centro-ascolto-giovani-caritasQuantunque presi dalla frenesia di fare cose nuove o proporre iniziative collaudate in altri ambienti che per noi avrebbero il gusto dell’inedito, non possiamo certo dimenticare quanto di buono già si fa dalle nostre parti, magari con la voglia di migliorare. Con questo intento, ripercorriamo in particolare, anche come esemplificazione, le iniziative di “ascolto” della nostra Caritas.
In tale ambito un’iniziativa pastorale di rilievo concerne il rafforzamento del Centro di Ascolto Giovani (sia nella struttura centrale, sia nei terminali delle Caritas parrocchiali). Esso offre le seguenti forme concrete di aiuto: sostegno emotivo, ossia tutte quelle attività che permettono di prendersi cura dei ragazzi per le loro fragilità relazionali, sociali e psicologiche e sostegno strumentale, per assistere i giovani nelle operazioni di natura burocratica e per affrontare la condizione di disoccupazione.
In sinergia con il Centro di Ascolto Diocesano, si segnala l’implementazione di un servizio di supporto psicologico gratuito, fondamentale per i giovani, specie nelle situazioni di disagio emotivo ed esistenziale in momenti critici della vita. Il servizio di supporto psicologico mira a promuovere lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse personali, facilitare le capacità decisionali dei giovani per sviluppare una migliore consapevolezza del proprio agire nell’affrontare problematiche di carattere personale e/o professionale. In sinergia con gli interventi istituzionali, in gran parte sostenuti dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione Sarda, il Centro di Ascolto Giovani svolge un ruolo di informazione e di formazione, in cui gli operatori accolgono i ragazzi, anche aiutandoli negli adempimenti di natura burocratica, per intraprendere la strada della propria vocazione professionale. In tale ambito se un giovane ha un’idea imprenditoriale meritevole di supporto, il Centro di Ascolto Giovani può mettere a disposizione un’ampia rete di professionisti per assisterlo con competenza nella realizzazione del suo progetto, utilizzando le numerose opportunità fornite dai soggetti istituzionali, tra le quali quelle che si iscrivono nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) (23) e nei Fondi strutturali europei di coesione sociale territoriale.
Di tale rete fa parte anche il Progetto Policoro, realtà condivisa tra Caritas, Pastorale Sociale e del Lavoro e Pastorale Giovanile che ha come missione i giovani, il Vangelo ed il lavoro. Il servizio del Centro di Ascolto Giovani è esteso alle persone dai 15 ai 40 anni di età, italiani e stranieri. Un Centro di Ascolto “a tutto tondo”: uno spazio di libertà, in cui i giovani possano sentirsi accolti, ascoltati e compresi nelle loro importanti esigenze per costruire insieme progetti di vita piena e finalizzati alla loro autonomia.
Per tutto ciò, si rimarca la necessità di agire nella prospettiva di percorsi sinodali di ampio respiro capaci di intessere reti, alleanze ed occasioni di corresponsabilità nella consapevolezza che è fondamentale operare insieme nella direzione della giustizia sociale e del bene comune.
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Queste proposte, che ci sembrano collimino con le posizioni di tanti altri partecipanti al dibattito, in certa misura già in attuazione, appaiono ulteriormente migliorabili e percorribili nei cammini sinodali.

Infine una considerazione: la Chiesa propone, pratica (e deve praticare con maggiore impegno dei suoi figli) concretamente un metodo, quello sinodale ispirato dal Vangelo, che può costituire un decisivo aiuto per rafforzare le democrazie contemporanee che in tutto il mondo stanno attraversando fasi di crisi, in talune realtà fino al pericolo della propria sopravvivenza. Anche su questo versante, nel rispetto dei diversi ambiti, si può camminare insieme con tutti gli uomini e le donne di buona volontà e con le tante e diverse organizzazioni di impegno sociale e culturale che animano le nostre società, verso la Salvezza dell’Umanità e di tutto il Creato.

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NOTE
dossier-caritas-2021(1) L’articolo è contenuto nel Dossier Caritas 2021 online.
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caritas-50-1971-2021(2) Fu particolarmente proficua, 51 anni fa, la VII assemblea della Conferenza episcopale italiana, a Roma il 14 novembre 1970. Decise di istituire una realtà cardine per la Chiesa italiana in questo mezzo secolo: la Caritas Italiana, eretta il 2 luglio 1971 con uno statuto provvisorio: “più che distribuire soldi, deve stimolare ed educare i credenti alla solidarietà” (…) La Caritas, organismo pastorale della Conferenza episcopale per la promozione della carità; ha lo scopo di promuovere – recita l’art.1 dello statuto – «la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica»; è nata dietro sollecitazione di Paolo VI, nello spirito del rinnovamento del Concilio Vaticano II (1962-65). [50 anni di Caritas Italiana. Pier Giuseppe Accornero su La Voce e il Tempo, 30 Giugno 2021: https://vocetempo.it/50-anni-di-caritas-italiana/]

congar_concile_1964(3) Yves Marie-Joseph Congar (Sedan, 13 aprile 1904[1] – Parigi, 22 giugno 1995) è stato un cardinale e teologo francese. Insieme a Jean Daniélou e Henri de Lubac fu uno dei precursori della nuova teologia, che, soprattutto fra gli anni 1940 e 1950, considerò nello studio della dogmatica gli sviluppi della filosofia contemporanea. In particolare tali studiosi posero al centro della loro attenzione il problema dell’immutabilità e della storicità della Verità, il rapporto tra Natura e Grazia e i temi delle religioni non-cristiane e del marxismo. Furono così posti alcuni dei temi che avrebbero occupato la discussione teologica del Concilio Vaticano II e del Postconcilio.
Nel dopoguerra si impegnò nel movimento dei preti operai, il Vaticano gli proibì pertanto dal 1954 al 1956 di insegnare e di pubblicare libri. Egli fu successivamente riabilitato, tanto da essere chiamato quale consulente della commissione preparatoria del Concilio Vaticano II, al quale partecipò poi, come esperto, per l’intera sua durata dal 1962 al 1965
Fu creato cardinale diacono con il titolo di San Sebastiano al Palatino da Giovanni Paolo II nel concistoro del 26 novembre 1994. Egli venne tuttavia dispensato – per il precario stato di salute e per l’età avanzata – dall’ordinazione episcopale prevista per tutti i cardinali da Giovanni XXIII.
Morì pochi mesi dopo, il 22 giugno 1995.

(4) Fonte: http://www.clerus.org/clerus/dati/1999-01/28-2/CONCILio.rtf.html

(5) «La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall’aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l’amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».
Georg Sporschill SJ, Federica Radice Fossati Confalonieri
[1 settembre 2012 Su Corriere della Sera online: https://www.corriere.it/cronache/12_settembre_02/le-parole-ultima-intervista_cdb2993e-f50b-11e1-9f30-3ee01883d8dd.shtml .
Concetto ripreso, sia pure come interrogativo, anche da Papa Francesco.
CITTÀ DEL VATICANO, 22 dicembre 2019. La Chiesa deve aprire e aprirsi ai cambiamenti. Riconoscendo che «non siamo più in un regime di cristianità». Altrimenti, come affermò il cardinale Martini, resta «indietro di 200 anni». Papa Francesco lo dice nel tradizionale incontro con la Curia romana per gli auguri natalizi, durante il quale esprime la sua visione programmatica per l’anno nuovo. [https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2019/12/22/news/papa-bergoglio-la-chiesa-cambi-mentalita-cosi-rischia-di-rimanere-indietro-di-200-anni-1.38245254/amp/]

(6) Luigi Bettazzi, “Il vaticano II è ancora da attuare compiutamente”, La Stampa, luglio 2019: https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2012/10/11/news/bettazzi-il-vaticano-ii-e-ancora-da-attuare-compiutamente-1.36368356“Non serve un nuovo Concilio, dobbiamo ancora attuare quello passato”, Corriere Cesenate, luglio 2021: https://www.corrierecesenate.it/Dalla-Chiesa/Monsignor-Bettazzi-Non-serve-un-nuovo-Concilio-dobbiamo-ancora-attuare-quello-passato.

(7) Papa Francesco, omelia dell’11 ottobre 2022 nella festa di San Giovanni XXIII, nella Basilica di San Pietro, nella messa in occasione del 60° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II.

(8) «Giovanni XXIII. Il Vaticano II un Concilio per il mondo», di Marco Roncalli ed Ettore Malnati, collega l’assise avviatasi l’11 ottobre 1962 al percorso sinodale: prefazione di papa Francesco

(9) Tutta la documentazione sul Sinodo con riferimento alla Chiesa universale, alla Chiesa italiana e specificamente alla Chiesa sarda e alla Diocesi di Cagliari sono riportati nel sito dedicato di quest’ultima: https://www.chiesadicagliari.it/cammino-sinodale/?fbclid=IwAR1GiIeni4UaZaGYSzL4K2gURvNCxrj2OAlFHUuikq9cI5J3eQs7PsYa0f8 .

(10) Il V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, dal titolo “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, si svolse dal 9 al 13 novembre 2015. All’incontro parteciparono circa 2500 delegati, inviati dalle diocesi e dalle aggregazioni laicali italiane. Al Convegno partecipò anche Papa Francesco nella giornata di mercoledì 10 novembre 2015. Il discorso di Papa Francesco: https://m.famigliacristiana.it/articolo/firenze-2015-il-testo-integrale-del-discorso-alla-chiesa-italiana-di-papa-francesco-.htm

(11) CEI. Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. Messaggio ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e a tutti gli operatori pastorali. Riferimenti su web: https://www.chiesadicagliari.it/wp-content/uploads/2021/10/CEP_MessaggioOperatoriPastorali.pdf

(12) Cei. Cammino sinodale 2022-23. «I cantieri di Betania»
22 Settembre 2022
Si intitola “I cantieri di Betania” il testo con le prospettive per il secondo anno del Cammino sinodale che viene consegnato alle Chiese locali.
Questo documento – spiega il Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, nell’introduzione – “è frutto della sinodalità” e “nasce dalla consultazione del popolo di Dio, svoltasi nel primo anno di ascolto (la fase narrativa), strumento di riferimento per il prosieguo del Cammino che intende coinvolgere anche coloro che ne sono finora restati ai margini”. Si tratta di “una grande opportunità per aprirsi ai tanti ‘mondi’ che guardano con curiosità, attenzione e speranza al Vangelo di Gesù”. Il testo – che ha come icona biblica di riferimento l’incontro di Gesù con Marta e Maria, nella casa di Betania – presenta tre cantieri: quello della strada e del villaggio, quello dell’ospitalità e della casa e quello delle diaconie e della formazione spirituale. Questi cantieri potranno essere adattati liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nei diversi territori. A questi, ogni Chiesa locale potrà aggiungerne un quarto che valorizzi una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. La Diocesi di Cagliari ha scelto come quarto cantiere «partecipazione per la missione» .
Il documento “I Cantieri di Betania” è accompagnato da un Vademecum che lo riprende e lo sviluppa in senso operativo, ponendosi come strumento al servizio dei Vescovi, dei referenti diocesani e delle équipe che promuovono il Cammino sinodale. Insieme ad alcune indicazioni metodologiche, il Vademecum offre alcuni spunti per realizzare i cantieri e favorire l’esperienza sinodale a più livelli.
>>> I cantieri di Betania – Presentazione
>>> Vademecum per il secondo anno del cammino sinodale

Fonte: https://www.chiesadicagliari.it/2022/09/22/cammino-sinodale-2022-23-i-cantieri-di-betania/

(13) Tutti i documenti conciliari sono di assoluto riferimento per le considerazioni svolte in questo scritto, ma la più pertinente ci appare la Costituzione pastorale “SULLA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO, GAUDIUM ET SPES”. Riferimento su web: https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html

(14) Papa Francesco si muove con grande capacità di coinvolgimento dei responsabili di tutte le religioni, con frequenti iniziative. Solo per fare qualche esempio, ricordiamo in particolare l’intesa con il Patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo (uno degli ispiratori della Laudato sì’) con il Grande Iman al-Tayyib (Documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune” firmato Papa Francesco e dal Grande Imam Ahamad al-Tayyib – Abu Dhabi, 4 febbraio 2019) e l’iniziativa “Popoli fratelli, Terra futura” organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio il 7 ottobre 2021 (riferimento web: https://preghieraperlapace.santegidio.org/pageID/31393/langID/it/RELATORI–TESTI–BIO.html). In campo laico ci piace rammentare l’intesa con il Segretario delle Nazioni Unite Antònio Guterres nell’apprezzamento e attuazione dell’Agenda Onu 2030 sullo Sviluppo sostenibile. In tale quadro ci piace riscontrare la consonanza delle posizioni mondialiste di Papa Francesco con il movimento “Costituente della Terra”, animato da diversi intellettuali credenti e non credenti, tra i quali Raniero La Valle e Luigi Ferrajoli (riferimenti web: https://www.costituenteterra.it).

(15) Diocesi di Cagliari, sintesi del primo anno del
Cammino Sinodale: https://www.chiesadicagliari.it/2022/06/01/la-sintesi-del-cammino-sinodale-diocesano/

(16) Archidiocesi di Cagliari. Lettera del Vicario generale ai parroci (01/10/2021). Riferimenti su web: https://www.chiesadicagliari.it/wp-content/uploads/2021/10/Lettera-del-Vicario-Generale-del-1-ottobre-2021.pdf

(17) Da una lectio magistralis di Walter Tocci rivolta ai volontari della Caritas romana.
“(…) La chiamata civica alla politica. Credetemi, il ceto politico non si sente bene, non ce la fa da solo, ha bisogno del vostro aiuto; si, proprio di voi volontari e cittadini attivi. Lo so che siete già molto impegnati, ma proprio voi più di altri sapete come fare. La malattia dei politici è una drammatica perdita del senso di realtà, un po’ come capita alle persone disorientate che arrivano nei vostri centri di accoglienza. Con lo stesso spirito potete aiutare la politica a ritrovare il proprio ruolo sociale”. Su web: https://www.aladinpensiero.it/?p=103507.

(18) Enzo Bianchi, Un serio ritorno dei cattolici alla politica, Vita Pastorale, gennaio 2020: https://pietrevive.blogspot.com/2020/01/un-serio-ritorno-dei-cattolici-alla.html?fbclid=IwAR2CVEzFoW9wFbh_9W4CRswHKI92jqiXbjRQQ0jzkS9EerWu4nJkSk0fG6w&m=1

patto-per-la-sadegna(19) Patto per la Sardegna: è la denominazione datasi da un gruppo di cattolici sardi che nel novembre 2020 ha lanciato un appello con il quale rifacendosi a Papa Francesco (“Non ci si salva da soli”) si rimarca l’urgenza di una “buona politica; non quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi”. Considerato il successo dell’iniziativa lo stesso gruppo ha diramato una lettera-messaggio nella quale sono presentate alcune proposte per proseguire, non più solo come cattolici, ma come donne e uomini sardi di buona volontà, nel percorso di assunzione di responsabilità e partecipazione attiva alla costruzione di un nuovo futuro per la Sardegna. L’attività del Patto è riportata in diversi blog e i componenti sono costantemente collegati con chat whatsapp e pagine fb dedicate. Riferimenti su web: https://www.aladinpensiero.it/?p=117602 .

(20) Cattedra dei non credenti. “Una proposta insolita. Non solo ascoltare i non credenti o dialogare con loro, ma metterli «in cattedra» (espressione che, usata da un arcivescovo, assumeva un significato molto particolare), per farsi interrogare da loro e dalla dinamica generata dal confronto: questa l’intuizione fondamentale alla base di una proposta che Martini stesso, nella serata inaugurale del 17 novembre 1987, definì «abbastanza insolita» e «un po’ provocatoria». Non si trattava di una classica conferenza dal movimento unilaterale, con un insegnamento da parte di chi era «in cattedra» e un ascolto passivo da parte dei presenti (arcivescovo compreso). Al contrario l’elemento dialogico era cruciale, sia nello svolgimento di ogni incontro (in cui Martini introduceva e interagiva) sia, a livello più profondo, nella dinamica interiore messa in moto nei partecipanti. Si trattava, come spiegò Martini stesso all’inizio del percorso, di «un’esercitazione dello spirito, quasi seminario di una ricerca su di sé, sulle ragioni del credere o del non credere, cioè sulle ragioni di quelle cose che per tanti di noi sono decisive, riguardano l’orientamento globale della vita»”. Riferimenti su web: https://fondazionecarlomariamartini.it/project/la-cattedra-dei-non-credenti/

(21) Il «Cortile dei Gentili» è una struttura del Pontificio Consiglio della Cultura costituita per favorire l’incontro e il dialogo tra credenti e non credenti. Ecco come è descritta nel sito web dedicato: “Un luogo d’incontro e confronto sui grandi temi e le sfide che interessano la società moderna. Un duetto – e non un duello – continuo tra voci e personalità di spicco delle culture laiche e cattoliche. Un network di persone che, in uno spirito di apertura e accoglienza dell’altro, lavorano per superare la diffidenza tra due mondi apparentemente inconciliabili”. Il «Cortile dei Gentili» dal 2011 si è affermato come “spazio aperto al pluralismo delle idee, per promuovere e stimolare il dialogo costruttivo tra credenti e non credenti; con questo obiettivo, dunque, il «Cortile» affronta e approfondisce ogni anno grandi tematiche (e problematiche) di attualità – come l’etica, la legalità, la scienza, la fede, l’arte e le nuove tecnologie – attraverso eventi, incontri, dibattiti, ricerche e occasioni di condivisione”. Ad ispirare il Pontificio Consiglio della Cultura e il suo Presidente, il Cardinale Gianfranco Ravasi, a creare questo spazio di incontro e dialogo, sono state le parole di Papa Benedetto XVI, il 21 dicembre 2009: “Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di «cortile dei gentili» dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto”. L’importanza del «Cortile dei Gentili» è stata poi ribadita anche da Papa Francesco, nella sua Evangelii Gaudium: “Come credenti ci sentiamo vicini anche a quanti, non riconoscendosi parte di alcuna tradizione religiosa, cercano sinceramente la verità, la bontà e la bellezza, che per noi trovano la loro massima espressione e la loro fonte in Dio. Li sentiamo come preziosi alleati nell’impegno per la difesa della dignità umana, nella costruzione di una convivenza pacifica tra i popoli e nella custodia del creato. Uno spazio peculiare è quello dei cosiddetti nuovi Areopaghi, come il «Cortile dei Gentili”, dove credenti e non credenti possono dialogare sui temi fondamentali dell’etica, dell’arte, e della scienza, e sulla ricerca della trascendenza. Anche questa è una via di pace per il nostro mondo ferito” (EG, 257). Riferimenti su web: https://www.cortiledeigentili.com/
.

(22) Per la stesura della parte sui Centri di ascolto Caritas ci siamo avvalsi della collaborazione di Andrea Marcello, utilizzando in particolare il suo saggio “Iniziative di carattere pastorale promosse dalla Caritas diocesana di Cagliari, Centro Studi, 2021 e succ. aggiornamenti″.

(23) Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Approfondimenti: https://italiadomani.gov.it/it/home.html.

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