Democrazia vo cercando…
Democrazia illiberali e Unione Europea
24 Settembre 2022 by Giampiero Forcesi | Su C3dem.
Quanto ancora deve imparare Giorgia Meloni su quello che è la democrazia! Altrimenti non direbbe che il regime di Orbàn è del tutto democratico solo perché ha vinto le elezioni… L’autrice prova a spiegarlo, rinviando anche ad alcuni testi dell’Unione europea
Com’è noto, dopo il voto del Parlamento europeo che ha condannato l’Ungheria retta da Vicktor Orban per i suoi interventi sistematici contro i valori dell’Unione, la coalizione di centro destra si è spaccata. Lega e Fratelli d’Italia hanno infatti votato a sostegno del regime ungherese contro il documento proposto dall’organo dell’Unione mentre Forza Italia lo ha approvato in modo coerente con la posizione assunta dal Partito Popolare Europeo.
Quello che desta più interesse, nella vicenda, è la motivazione addotta dalla leader di Fratelli d’Italia sul suo sostegno al governo Ungherese. Interrogata infatti sulle ragioni del suo dissenso sul documento del Parlamento europeo, Giorgia Meloni ha asserito: «Orbán ha vinto le elezioni, più volte anche con ampio margine, con tutto il resto dell’arco costituzionale schierato contro di lui: è un sistema democratico». Per il Parlamento europeo, viceversa, la prolungata inazione dell’Unione contro il deterioramento dei valori europei prodotta dal regime di Orban, ha progressivamente dato vita ad un ibrido rappresentato da un’autocrazia elettorale
Dunque per la leader di Fratelli d’Italia la democrazia si esaurisce nel perimetro dell’esercizio del diritto di voto e non vi sono altri indicatori per decretarne la vitalità e la sussistenza. Per l’Unione invece la vitalità della democrazia si nutre e salda con il rispetto dei diritti fondamentali di cui all’art. 2 del Trattato UE e la fedeltà alle tradizioni costituzionali comuni dei Paesi europei.
Per comprendere quanto poco sia condivisibile l’identificazione assoluta ed esclusiva della forma democratica con il momento elettorale è utile partire dai precedenti della posizione assunta di recente dal Parlamento europeo. Già nel 2018, infatti, l’organo aveva adottato una relazione per delineare 12 aree di preoccupazione sulla tenuta democratica del regime ungherese e avviare la procedura di attivazione dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea. Si trattava infatti di determinare l’esistenza o meno di un chiaro rischio di grave violazione dei valori dell’UE in Ungheria.
L’inazione del Consiglio d’Europa ha prodotto in quattro anni un ulteriore deterioramento degli standard democratici del governo ungherese e molti segnali di violazione dello Stato di diritto destano forte preoccupazione: il funzionamento del sistema costituzionale ed elettorale, l’indipendenza della magistratura, la corruzione e i conflitti di interesse e la libertà di espressione, compreso il pluralismo dei media. Altri ambiti che suscitano allarme sono la libertà accademica, la libertà di religione, la libertà di associazione, il diritto alla parità di trattamento, i diritti delle persone LGBTIQ, i diritti delle minoranze, dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
La relatrice del documento Gwendoline Delbos-Corfield (Verdi/ALE, Fr) ha asserito che «le conclusioni di questa relazione sono chiare e irrevocabili: l’Ungheria non è una democrazia». La posizione del Parlamento europeo è stata dunque salda nel collocare l’autenticità della democrazia nel fondamento e nel rispetto delle tradizioni costituzionali comuni dei Paesi europei.
L’elevata percentuale di voti con cui tale posizione è stata assunta dovrebbe inoltre costituire un serio campanello d’allarme per il Consiglio e la Commissione nel determinarli ad avviare la procedura di cui all’art. 7 del Trattato ed escludere l’Ungheria dall’erogazione dei finanziamenti del Recovery Found fino a che non abbia ottemperato alle Raccomandazioni contenute nel documento del Parlamento.
Anche il nostro Paese dovrebbe restare saldo nell’alleanza con il nucleo dei Paesi fondatori della Comunità europea e coeso nel decretare una ferma condanna dei regimi che violino i valori fondamentali dello Stato di diritto e si allontanino dalle tradizioni
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Un commento
Rodolfo Vialba
25 Settembre 2022 at 09:34
Oggi, per noi italiani, è il giorno in cui si vota (…). E’ un momento importante per il nostro Paese, ci ricorda che siamo in una democrazia vera, che la partecipazione delle cittadine e dei cittadini è essenziale per custodirla e per evitare derive rischiose in un’Europa e in un mondo che sembra tornino a perdere equilibrio come cent’anni fa.
In questo mondo sempre più piccolo, nel quale la contrapposizione tra le democrazie e le autocrazie è da molti considerata la linea di frattura fondamentale dei prossimi anni, i governi democratici sono chiamati a mostrare quella saggezza che dicono di incarnare, affermando, nella realtà, il principio che la democrazia si diffonde per contagio e per attrazione, non per intimazione e presunzione.
Questa idea della “contagiosità” della democrazia, di cui ne parla anche Mauro Magatti nel suo editoriale su Avvenire di oggi, non contraddice la decisione assunta dal Parlamento europeo di condanna dell’Ungheria di Vicktor Orban per le continue violazioni dei valori e dei principi dello stato di diritto e la sistematica contrapposizione alle regole dell’Unione Europea.
Il fatto che Fratelli d’Italia della Meloni e la Lega di Salvini, abbiano votato contro il documento di condanna dell’Unione Europea e che la Meloni ritenga “democratico” il sistema di Orban, rende evidente e preoccupante la divaricazione che esiste, e che investe pesantemente la politica italiana, sul principio di “democrazia”.
Vero è che la democrazia è sicuramente un sistema politico estremamente complesso che si afferma solo in presenza di ben precise basi culturali (partecipazione, libertà di espressione, libertà di voto, separazione dei poteri, ecc.), ma è anche vero che, nonostante i molti suoi limiti resta ancora il miglior sistema di governo: “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.” (Winston Churchill),
Convenire che la democrazia “si diffonde per contagio e per attrazione, non per intimazione e presunzione”, significa certo guardare a ciò che avviene fuori dal nostro Paese, ma anzitutto ad avere grande attenzione a ciò che avviene al suo interno e rischia di metterla in discussione.
E’ questo il compito fondamentale a cui sono chiamate tutte le forze politiche e sociali che si richiamano alla democrazia indicata dalla nostra Costituzione.
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PD, ANALISI DI UNA RINCORSA. ANGELA E IL LUPO.
24 Settembre 2022 su C3dem.
Gianfranco Brunelli, “I cattolici ripartano da Dio” (intervista all’Avvenire). RUSSIA/UCRAINA: Il consigliere di Putin, Suslov: “Preparatevi al 2023. Altre armi dall’Ovest dopo i referendum e sarà guerra mondiale” (intervista al Corriere della sera). Francesco Battistini, “I soldati alle spalle, la scheda aperta, le lavatrici in premio: l’imbroglio del voto per divenire ‘russi’” (Corriere). Rosalba Castelletti, “Putin sempre più solo, il suo vicerè gli dice no, silenzio ostile dal premier” (Repubblica). “Il dossier dell’Onu sulle atrocità del conflitto” (Messaggero). Ferdinando Nelli Feroci, “Né a Kiev né a Mosca conviene più trattare” (intervista a Il Riformista). ELEZIONI: Antonio Polito, “La forza del partito o il carisma del capo” (Corriere). Francesco Verderami, “La campagna elettorale e i tanti errori da matita blu” (Corriere). Giovanni Orsina, “L’Italia apatica che non voterà” (La Stampa). Claudio Cerasa, “Il guaio di un’Italia guidata dai complottasti” (Foglio). Emanuele Felice, “Lo stile Orban delle destre minaccia la democrazia” (Domani). Andrea Bonanni, “Ursula e il lupo” (Repubblica). Marcello Sorgi, “Pd, analisi di una rincorsa” (La Stampa). Federico Geremicca, “La fine del campo largo e l’identità da ritrovare” (La Stampa). Carlo Carbone, “Capire meglio l’astensionismo per cercare di ridurlo” (Sole 24 ore). INOLTRE: Marco Bentivogli, “Che pena vedere la povertà ridotta a bacino elettorale” (intervista a Il Dubbio). Francesco Giavazzi, “Quali modifiche per il Pnrr” (Repubblica). Aurelio Miracolo, “Dov’è finita la democrazia nei partiti?” (Rivista il Mulino).
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ELEZIONI, LA CEI: “IMPEGNO DI CIASCUNO”. LE SCELTE DI PUTIN
22 Settembre 2022 su C3dem
Il messaggio della Cei per il voto, “L’impegno di ciascuno per il Paese” (Avvenire). LE SCELTE DI PUTIN: Stefano Silvestri, “Lo Zar le prova tutte. Combatte la battaglia della sua vita” (intervista a Il Riformista). Vittorio E. Parsi, “Non cedere al ricatto può fermarlo prima del baratro” (Messaggero). Nathalie Tocci, “L’ultimo azzardo di un dittatore” (La Stampa). Ugo Tramballi, “Il mondo a un passo dal conflitto nucleare” (Sole 24 ore). Monica Guerzoni, “Draghi e l’intesa con il leader: ‘Russia indebolirà, faticherà a reagire’” (Corriere della sera). David Carretta, “La calma della Ue” (Foglio). Francis Fukuyama intervistato da Federico Fubini: “E’ la rivincita delle democrazie liberali. Con Putin perde il modello autoritario” (Corriere). Danilo Taino, “Come si fa sentire l’influenza della Cina” (Corriere). Guido Santevecchi, “L’appello di Pechino: serve una tregua e il ritorno al dialogo” (Corriere). Giuliano Ferrara, “In difesa del miracolo ucraino contro l’autocrate borioso di Mosca” (Foglio). Ampi stralci del discorso di Putin del 21 settembre: “Il mondo capovolto di Putin” (Foglio). Ampi stralci del discorso di Biden del 21 settembre: “Abbiamo scelto la libertà” (Foglio). Mario Giro, “Non basta dire ‘Non lo fare’. Dobbiamo fermare la guerra” (Domani). Francesco Vignarca, “Regna la guerra e la società civile traccia strade di pace” (Manifesto). ELEZIONI: Marcello Sorgi, “Se il Cremlino manda in crisi i nostri partiti” (La Stampa). Stefano Folli, “Dipende dal Sud il destino di Pd e 5s” (Repubblica). Fabrizio Mastrofini, “Meloni cerca sponde nella Santa Sede ma citofona all’indirizzo sbagliato” (Il Riformista). “Mezzogiorno. Pro memoria per il governo che verrà” (Fondazione Merita). ——————-
PUTIN IN TRINCEA. LEGA E FDI ALZANO IL TIRO. CATTOLICI E POLITICA
21 Settembre 2022 su C3dem.
Rosalba Castelletti, “Mosca prepara l’annessione: referendum in quattro regioni” (Repubblica). Gianluca De Feo, “Lo Zar sotto scacco e lo spettro nucleare” (Repubblica). Lorenzo Cremonesi, “Russificazione e minaccia nucleare. Cosa può succedere” (Corriere della sera). La lucida analisi di Stefano Stefanini, “Il Cremlino in trincea” (La Stampa). Il discorso di Mario Draghi all’Assemblea generale dell’Onu: “Da Putin un’altra violazione del diritto internazionale. Restiamo uniti al fianco dell’Ucraina” (La Stampa). Giuseppe Sarcina, “La condanna di Onu, Usa e Ue: Referendum farsa, non lo riconosceremo” (Corriere). David Carretta, “L’iniziativa europea all’Onu” (Foglio). L’analisi di Diego Fabbri, intervistato dall’Osservatore Romano: “Equilibri destinati a cambiare“. Ivan Yakovina, “Lo Zar è più isolato e teme di perdere sul campo. Adesso prova a chiudere” (intervista al Corriere). Giovanni Pigni, “E in Russia ora i giovani cercano di fuggire” (La Stampa). Intanto Stefano Zamagni prova a ragionare di pace: “Sette passi per una pace giusta e duratura (non solo) in Ucraina” (Avvenire). AVERE “VISIONE”: Henry Kissinger, “Il mondo ha bisogno di leader con la visione del premier italiano” (Repubblica). ELEZIONI: Roberto D’Alimonte, “M5S al Sud, la variabile che potrebbe frenare la corsa del centrodestra” (Sole 24 ore). Enrico Letta, “Governa chi vince, anche se è la Meloni” (intervista a Il Giornale). Francesco Bei, “Due estremismi in competizione” (Repubblica). Gianfranco Pasquino, “Il modello Orbàn sarà la bussola del futuro governo di centrodestra” (Domani). Salvatore Bragantini, “Sull’Europa Giorgia Meloni non può dare rassicurazioni” (Domani). Luca Ricolfi, “La posta in gioco per il Pd” (Repubblica). Mattia Feltri, “Generazione di fenomeni” (Domani). Claudio Cerasa, “I consigli elettorali di Draghi” (Foglio). Ignazio Cipolletta, “L’elettore povero che vota a destra va contro i suoi interessi” (Domani). CATTOLICI E POLITICA: Angelo Picariello, “Cattolici irrilevanti? La lunga marcia inizia dopo il 25 settembre” (Avvenire). Renato Balduzzi, “Cattolicesimo democratico. Il ‘documento dei 50’ base di un nuovo impegno” (lettera a Avvenire).
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Chiunque governi pensi ai giovani
La Repubblica – 26 Settembre 2022 – Blog di Enzo Bianchi.
di Enzo Bianchi
Mentre scrivo queste righe molti italiani si recano a votare, ma quando si leggeranno questi pensieri si conosceranno già i risultati elettorali mai tanto temuti in questi ultimi decenni della storia italiana. Non sappiamo dunque che cosa le urne indicheranno: se non succederà nulla che crei una reale discontinuità con il passato oppure ci sarà uno storico mutamento con l’assunzione del governo da parte delle forze identificate come destra. In ogni caso, siamo un paese che vuole vivere delle regole della democrazia e occorrerà accogliere i risultati delle urne.
Per me e per tanti altri che come me si confrontano sui mali e sulle speranza del nostro paese, il timore è soprattutto che non ci sia nessun reale cambiamento e si continuerà a “fare politica” senza nutrirsi di visioni, di speranze, di cantieri aperti per giungere a orizzonti condivisi. Continuerebbe la delusione e la frustrazione in quei cittadini che si sentono lontani ed estranei dalla politica, sovente anche pronti a maledirla. Sarebbe invece urgente che per le nuove generazioni si aprisse la possibilità di valorizzare le proprie potenzialità, l’occasione di poter progettare ed essere protagonisti, cercando di realizzare i propri desideri nella costruzione della polis.
La generazione degli attuali ventenni, spesso indicata come generazione Z, è quella nata nel XXI secolo, è quella che ha conosciuto durante il percorso così delicato e fragile dell’adolescenza l’esperienza della pandemia ed è quella che per prima, dopo settant’anni, deve guardare con intelligenza e responsabilità ad una guerra che non sta ai confini dell’Europa ma che si è rivelata una guerra tra la Russia e l’Occidente degli USA, della Nato, l’Occidente di cui facciamo parte! Una guerra che in realtà è anche uno scontro di civiltà. Quella che Samuel P. Huntington profetizzò come probabile e vicina tra Islam e cristianità si è rivelata concreta realtà in uno confronto tra Est e Ovest, tra cristiani addirittura e per ragioni prima politiche e poi miscelate con la religione e con l’etica di vita dei due mondi.
Lo attestano le inchieste sociologiche, ma per me è esperienza diretta di ascolto e di scambio con i giovani, questa nuova generazione che conosce disagio e fatiche per gli eventi che abbiamo evocato ma anche per tutte le contraddizioni presenti nella nostra società complessa, competitiva e individualista che noi abbiamo creato.
C’è in loro molto senso di inadeguatezza, sentimento di non farcela, difficoltà a vedere prospettive per il futuro perché la generazione precedente non ha saputo trasmettere fiducia e tantomeno aiutarli ad assumere una postura di saldezza. Siamo noi adulti, che li abbiamo preceduti, a renderli passivi, a non dare loro in eredità strumenti contro il panico, i disturbi del comportamento, la fuga dalla fatica e dal dolore. Siamo noi che non siamo stati presenti nella loro crescita, eccoli o in fuga da noi non più capaci di essere presenti.
Se c’è una responsabilità urgente che dovranno assumersi i nuovi governanti è accorgersi di questa nuova generazione e operare efficacemente per essa, a cominciare dai percorsi educativi sempre meno capaci di indicare il senso e il valore da dare al lavoro, lontani dalle vita civile che sa indicare orizzonti condivisi per la polis, aiutando i giovani a sentirsi pensati, riconosciuti e convocati dalla politica. Poiché solo così si costruisce una convivenza buona, una società nella quale ci sia posto per chi vuole essere mosso dalle speranze condivise con gli altri cittadini. Lo affermo da vecchio: è urgente che la politica, prima di tutto il resto, pensi alle nuove generazioni.
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