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Newsletter n. 89 dell’8 settembre 2022

PER UN’ALTERNATIVA REALE

Cari Amici,
mentre l’Italia sta rotolando verso le elezioni del 25 settembre i maggiori protagonisti della vita internazionale stanno prendendo le loro posizioni in vista del grande confronto planetario che stanno predisponendo per i prossimi decenni. E mentre Putin enuncia a Vladivostok la banale regola dell’economia di mercato secondo la quale senza pagarne il prezzo non si può acquistare un prodotto, e perciò se l’Occidente non vuole pagare il gas russo, di quel gas deve fare a meno, l’ineffabile Ursula Von Der Leyen Presidente della Commissione Europea grida al ricatto e dice che Putin ci ha abituato alle sue sfide e quindi non bisogna neanche starlo a sentire, come se Putin non fosse il capo di un Paese che si estende dalle frontiere occidentali a Vladivostok, ma un capitano reggente della repubblica di San Marino. Intanto la Russia perfeziona le sue alleanze con la Cina e le potenze asiatiche, gli Stati Uniti stringono i legami atlantici con l’Europa e il Giappone, e la Turchia rivendica un’improbabile funzione demiurgica di arbitro tra le due orripilanti fazioni.
Dovremo impiegare le migliori energie per capire il senso di tutto ciò, per estrarne la residua eventuale razionalità, per capire la logica rovesciata di chi programma una lunga guerra mondiale con l’idea insensata secondo cui le armi nucleari rimarranno chiuse nei loro arsenali e non verranno a inquinare le carneficine diversamente prodotte in tutto il mondo per dominare sulle superstiti rovine.
Sembrano anni luce da quando la guerra fredda finì, e dobbiamo perfino rimpiangerla guardando i geni da cui oggi il mondo è governato. Ha il sapore di una nemesi doverlo fare nel momento in cui muore Michail Gorbaciov, che fu l’ultimo Capo dell’Unione Sovietica, la grande antagonista di allora. Si temeva l’apocalisse nucleare che avrebbe concluso quel conflitto, e invece venne fuori la proposta da lui formulata insieme al premier indiano Rajiv Gandhi a Nuova Delhi, di “un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento”. Era il 27 novembre 1986 e i due leader rivendicando di rappresentare oltre un miliardo di uomini, donne e bambini dei loro due Paesi, “che insieme fanno un quinto dell’umanità intera”, scrissero che “la vita umana è il valore supremo”, che “il mondo è uno e la sua sicurezza indivisibile” e che “Est ed Ovest, Nord e Sud, indipendentemente dai sistemi sociali, dalle ideologie, dalle religioni e dalle razze” dovevano “essere uniti nella fedeltà al disarmo e allo sviluppo”, garantire giustizia economica e rinunciare agli stereotipi “di chi vede un nemico in altri Paesi e popoli”.: una proposta politica di una lungimiranza senza precedenti, che però non fu degnata nemmeno di una informazione dai grandi giornali d’Occidente (fu pubblicata invece dalla rivista “Bozze 87”).
Tre anni dopo, a conferma di questa dichiarazione, Gorbaciov fece aprire il muro di Berlino, che non cadde per nessuna insurrezione popolare ma per una decisione politica che il leader sovietico, interpellato dai dirigenti tedeschi, comunicò loro per telefono, mentre Andreotti salutava l’evento con la celebre battuta secondo cui amava tanto la Germania da preferire che ce ne fossero due invece di una sola felicemente riunificata.
Inutilmente Gorbaciov tentò di negoziare con l’Occidente una transizione pacifica a un mondo ricostruito sulle basi di un’altra etica e di un’opposta cultura politica. I grandi principi di democrazia, di libertà, di rispetto di tutti i Paesi, “grandi e piccoli” in nome dei quali si era giocata la grande partita ideologica della guerra fredda furono traditi, e Gorbaciov commise l’errore di fidarsi dell’Occidente che gli aveva anche assicurato che, sciolto il Patto di Varsavia, la NATO non si sarebbe allargata ad Est “neanche di un pollice” per tener conto degli interessi di sicurezza russi. Tutte le delegazioni occidentali reduci dai negoziati con Gorbaciov registrarono nei loro resoconti questo impegno di cui però si trascurò di dare atto per iscritto in un documento formale.
Gorbaciov pagò il suo errore con la sua sconfitta personale e con la dissoluzione dell’URSS, la quale non fu l’inizio di un mondo nuovo dove trionfasse il bene. Papa Giovanni Paolo II ne fu molto deluso, mentre l’Occidente (in Italia toccò al ministro degli esteri De Michelis) gridò ai quattro venti che la guerra fredda era finita e che l’Occidente l’aveva vinta.
Per questo siamo oggi qui a contemplare le rovine di questo mondo nuovo, e non possiamo che tornare alla lotta politica per un’alternativa reale. Perciò abbiamo lanciato l’iniziativa di un Protocollo da allegare ai trattati internazionali esistenti e allo Statuto dell’ONU perché il ripudio italiano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra siano fatti propri da tutti i Paesi, cominciando dal superamento delle alleanze militari e dalla riduzione delle spese per gli armamenti.
Siamo grati a tutti gli elettori, Associazioni e gruppi che hanno sottoscritto questo appello e ai candidati che si sono impegnati, se eletti, a promuovere questa iniziativa nel futuro Parlamento (se ne vedano a questo link le relative firme); siamo grati in particolare a Luigi de Magistris e ai maggiori esponenti della lista “Unione Popolare con De Magistris”, a partire da Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista e a molti candidati dell’Alleanza Sinistra-Verdi per avere tra i primi preso questo impegno, ed esortiamo tutti gli altri a farlo, in vista di ulteriori azioni popolari da compiere.
Nella sezione “Le Frontiere del Diritto” del sito pubblichiamo un articolo di Luigi Ferrajoli sul “futuro del costituzionalismo”.
Con i più cordiali saluti,

www.costituenteterra.it
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Elezioni difficili. I cattolici esprimano il meglio della loro cultura democratica

Pressenza 08.09.22 – Redazione Italia

Una brutta campagna elettorale

L’imprevista campagna elettorale ha creato vasto sconcerto in relazione alla situazione del Paese. Una pandemia ancora strisciante che lascia tutti col fiato sospeso, una riduzione del potere d’acquisto che non si verifica negli altri paesi d’Europa ed una occupazione più di prima precaria, è quanto abbiamo di fronte. A ciò si aggiunga la questione dei migranti che, per quanto riguarda il soccorso e un’accoglienza degna di questo nome non è per nulla soddisfacente anche se non così pesante come tre anni fa.

La questione ambientale, che sembrava essere oggetto di interventi concreti e di una nuova consapevolezza dell’opinione pubblica dopo le decisioni del circuito internazionale, sta tornando all’indietro mentre tutti vedono e molti patiscono le conseguenze dirette del riscaldamento climatico (uragani, frane, alluvioni, ondata generale di calore, ecc.). Permangono poi (e si aggravano) fatti negativi di lungo periodo come quello della violenza nei confronti delle donne, quello degli infortuni sul lavoro e quello della denatalità. La guerra in Ucraina ha messo in crisi molti rapporti internazionali ben aldilà dell’area direttamente interessata privando di risorse alimentari, soprattutto in Africa, molti paesi.

Poi c’è la scarsità di risorse energetiche in tanti paesi. Il multilateralismo viene fortemente messo in difficoltà. I tanti tentativi di mediazione e di proposte di pace cadono nel nulla. E una nuova frontiera si sta irrigidendo con un nuovo fronte occidentale sotto l’egemonia degli USA. La logica di armi più potenti e diffuse sullo scenario di guerra non trova freni ed è fallita in questi giorni la Conferenza degli Stati che, in base al Trattato di non Proliferazione (TNP), deve discutere (“in buona fede”, art. 6) ogni cinque anni di riarmo. Ugualmente si è conclusa senza passi avanti la Conferenza, tenutasi a Vienna, degli Stati firmatari del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), a cui il governo italiano non ha partecipato.

Di tutto ciò c’è silenzio completo nella campagna elettorale del nostro paese. In questa situazione Noi Siamo Chiesa, insieme a altre voci del movimento pacifista, ritiene che la vera prospettiva per la quale impegnarsi a fondo sia la costituzione di un potere sovranazionale che vada oltre l’ONU, una “Costituente Terra”, che rappresenti i popoli del mondo e che intervenga con autorità e potere sui mali dell’umanità e, in particolare, riesca ad eliminare il rischio della catastrofe nucleare. Questa proposta tanto appare utopica tanto è densa di realismo. Osservando più da vicino la situazione non vediamo come l’Europa possa e riesca ad essere protagonista del tentativo di una politica di escalation di dimensioni planetarie, assorbita com’è dalla situazione in Ucraina andando aldilà della condanna dell’intervento sovietico.

Un sistema politico in difficoltà

Nel nostro paese questo insieme di gravi questioni, in buona parte nuove, mettono a nudo – ci sembra – la mancanza di solidità del sistema politico nei cui confronti cresce, in generale, la disaffezione, il disimpegno anche elettorale, la scarsa convinzione su quanto pure si cerca di fare per affrontare i problemi più urgenti (pandemia e crisi energetica). Il c.d. sovranismo privo di comprensione generale di dove va il mondo, è chiuso nella sua logica identitaria ed è la conseguenza della chiusura nel proprio ego di milioni di italiani. La debolezza del consenso e della partecipazione alla vita dei partiti, necessari per una democrazia attiva vengono a ruota. La personalizzazione della politica portata all’eccesso, lo scarso e mediocre ricambio del personale politico sono tutti elementi compresenti che destano forti preoccupazioni in chi ha uno sguardo dall’alto sulla nostra convivenza e sulle nostre istituzioni.

Non c’è solo il buio

Ma non c’è solo il buio; tanti remano contro questa deriva e alimentano la nostra speranza. Anzitutto dalla cattedra di Pietro il nostro papa Francesco che dice quello che bisogna dire sulle disuguaglianze crescenti nel mondo, sulla corsa al riarmo, sulla crisi ambientale che egli ha così ben definito nella “Laudato Si’”. Nell’udienza del 23 agosto ha usato parole “violente”: “La guerra una follia, la guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione… coloro che guadagnano con il commercio delle armi sono delinquenti che ammazzano l’umanità”. E altro di altrettanto pesante. Giudizi che la grande stampa ha boicottato.

Nel nostro paese esiste una società civile con movimenti di solidarietà consolidati (spesso interni alle strutture della Chiesa), esiste un movimento pacifista (di cui Noi Siamo Chiesa fa pienamente parte) che in modo permanente denuncia la guerra e propone le politiche della pace, esiste la vita politica nelle amministrazioni locali, a volte con caratteristiche preziose di diversità o addirittura di controtendenza rispetto alla politica nazionale, esistono associazioni ambientaliste che contribuiscono a creare un’opinione pubblica attenta e attiva; esiste un movimento antimafia che cerca di contrastare i poteri criminali che non sparano più ma che sono facilitati nei momenti di crisi (nessuno parla della mafia in campagna elettorale). Nell’eccessivo conformismo dei media il quotidiano cattolico “Avvenire” ha ora un orientamento più positivo, che lo differenzia abbastanza dalle gestioni passate.

È questo il tessuto sano e attivo del nostro Paese insieme ai tanti che ovunque, senza essere attivi, partecipano con onestà e passione (e spesso con sofferenza) perché il Paese ce la faccia, non sentono alcuna necessità di modificare la nostra Costituzione repubblicana, contrastando, in particolare, ogni tentativo di superare le regole del governo parlamentare attraverso l’introduzione di forme di presidenzialismo e di minare l’unità del paese attraverso la c.d. autonomia differenziata.

Noi Siamo Chiesa ovviamente non dà indicazioni di voto, ma conferma la sua piena appartenenza al filone dei cattolici democratici che dopo essere stati emarginati pesantemente dall’antimodernismo dell’inizio del secolo scorso e dal fascismo, hanno poi saputo contribuire alla vita della nazione partecipando alla Resistenza, facendo tesoro della lezione del Concilio, tenendo una posizione critica anche nei confronti dei vescovi, deplorando i loro interventi a gamba tesa e a senso unico nella politica e le campagne a difesa dei “principi non negoziabili” rispetto a cui Noi Siamo Chiesa ha sempre preso posizioni molto nette.

Punti di Noi Siamo Chiesa

NSC ricorda infine questioni che, senza esser ora di attualità, fanno parte del proprio DNA e rispetto alle quali ha dato da tempo il proprio contribuito per una purificazione della credibilità del Vangelo. Esse interessano da vicino il ruolo e le posizioni dei vescovi. Esse sono:

– Libertà religiosa. Non esiste una legge che accetti e tuteli tutte le “nuove religioni” presenti nel nostro paese. Un testo stava per passare nel 2005 ma fu stoppato dalla CEI.

– Concordato. Lo si ritiene immutabile per i prossimi decenni, anche se stabilisce una oggettiva condizione di previlegio per la Chiesa Cattolica. Bisognerebbe almeno modificare l’art. 4 che prevede che il vescovo non sia obbligato a denunciare il prete pedofilo alla magistratura. Ciò ha facilitato enormemente la posizione della CEI di arroccamento a difesa dei membri della propria struttura colpevoli di questo reato.

– Insegnamento della religione cattolica nelle scuole. L’ipotesi di trasformarlo in un corso di storia delle religioni, sollecitato da tanto tempo da noi e da altri, non è mai stata presa in considerazione dalla Chiesa, non facilitando in tal modo il rispetto del pluralismo religioso.

– Fine vita. Il passaggio parlamentare che dia attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale dopo il caso dj Fabo è fortemente ostacolato in modo indiretto dalla CEI.

– Legge contro l’omofobia. La posizione dei vescovi è priva di qualsiasi giustificazione razionale ed è l’espressione di una posizione viscerale presente in alcune situazioni del mondo cattolico.

– 8 per mille. Noi Siamo Chiesa ha fatto presente che sarebbe opportuna una modifica, lenta nel tempo, di questa condizione di favore della Chiesa cattolica che parta da una riflessione sulla povertà della Chiesa e nella Chiesa e che si accompagni alla responsabilizzazione del popolo cristiano sul problema delle risorse unita alla trasparenza sulla loro gestione, che attualmente è ben scarsa.

Zuppi

Molto ci aspettiamo dal nuovo Presidente della CEI Card. Matteo Zuppi per il superamento della gestione opaca, immobilista ed autoritaria delle precedenti presidenze. Al Meeting di Rimini Zuppi ha parlato, in termini vicini al magistero di papa Francesco, delle “periferie”, contro l’individualismo (che poi sbocca nel nazionalismo, una specie di “io collettivo”). Ha parlato di “carità sociale”, di “amicizia sociale” e di altro sulla stessa lunghezza d’onda. Non si faccia Zuppi coinvolgere in troppe mediazioni ed attendismi. In occasione di questa campagna elettorale NSC si aspetta una svolta nell’orientamento generale dei vescovi, lontana da messaggi in una sola direzione come avveniva in passato ma proiettati a farsi portavoce delle difficoltà nuove e diffuse nel nostro paese, della volontà di pace e di consolidamento dei diritti.

Ufficio stampa Noi Siamo Chiesa
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